Amici miei, miei amori è un libro di Marc Levy, pubblicato in Italia nel 2007, traduzione di Francesco Bruno. Nel villaggio francese nel cuore di Londra si svolge una storia di amicizia, d’amore e destini che si incrociano.
“Ovunque uno vada, ovunque uno viva, può sempre piovere, certe sere.”
Mathias e Antoine sono amici da una vita e quando Mathias si trasferisce, per gestire una piccola libreria, a South Kensington da Parigi su insistenza di Antoine, decidono di andare ad abitare insieme ai rispettivi figli nel meraviglioso quartiere di Bute Street, un angolo di Francia nel cuore di Londra. Antoine, architetto, vive con il figlio Luis da quando si è separato, anche Mathias è un trentenne separato con una figlia, Emily.
Si impongono solo due “regole d’oro” alla convivenza: non chiameranno mai una babysitter e non porteranno mai a casa una ragazza. Sembra una soluzione perfetta per due padri trentenni e separati dalle rispettive compagne, fanno a turno per curare i bambini, si dividono i lavori domestici, si fanno compagnia nelle serate domenicali. Tutto funziona a meraviglia, ma ben presto una convivenza così stretta rende i rapporti difficili.
Soprattutto quando Audrey, un giorno, entra nella libreria di Mathias…
Marc Levy, con la semplicità e la leggerezza di sempre, costruisce una perfetta commedia romantica che ha al centro una storia di amicizia fra due protagonisti uomini e single, perché l’amicizia e un elemento fondamentale dell’esistenza, almeno quanto l’amore.
Una commedia all’inglese, scritta da un francese che ormai vive da tempo a Londra. Una variopinta galleria di personaggi, solitudine, amicizia, amore e paternità sono gli elementi chiave di questo ultimo divertente e brillante romanzo di Levy. Una storia che scandaglia il terreno dell’amicizia, quella vera, quella in cui si crede profondamente, di cui non si hanno dubbi, ma che può anche rischiare di vacillare se in mezzo ci si mette l’amore.
E’ stata una lettura molto piacevole, a tratti anche divertente, l’unica pecca è che Mathias, uno dei protagonisti, non riuscirà mai a capire perchè il vecchio proprietario della libreria da lui rilevata continua a chiamarlo Popinot … un indizio? Nella “Commedia Umana” di Honore De Balzac… Buona lettura!!!
Parigi
«Ti ricordi di Caroline Leblond?»
«Seconda A, sempre seduta in fondo all’aula. Il tuo primo bacio. Un bel po’ di tempo fa…»
«Era incredibilmente bella, Caroline Leblond.»
«Com’è che ti viene in mente proprio adesso?»
«Là, accanto alla giostra, direi che quella donna le somiglia.» Antoine guardava attentamente la giovane mamma che leggeva, seduta su una sedia. Voltando le pagine, dava rapide occhiate al suo piccino che rideva, aggrappato all’asta del cavalluccio di legno.
«Deve avere più di trentacinque anni, quella donna, là, vicino alla giostra.»
«Anche noi abbiamo più di trentacinque anni», disse Mathias. «Credi che sia lei? Hai ragione, ha qualcosa di Caroline Leblond.»
«Dio, com’ero innamorato di lei!»
«Anche tu le passavi i compiti di matematica per farti baciare?»
«Stai dicendo qualcosa di ributtante.»
«Perché ributtante? Baciava tutti i ragazzi che avevano più della media del sette.»
«Se ti ho appena detto che ero innamorato pazzo di lei!»
«Ebbe’, adesso puoi pensare di voltar pagina.» Seduti su una panchina a fianco della giostra, Antoine e Mathias seguivano adesso con gli occhi un uomo in abito blu che posava un fagotto rosa ai piedi di una sedia e accompagnava la figlioletta alla giostra.
«È un sei mesi», disse Antoine. Mathias scrutò il fagotto. Dalla chiusura lampo socchiusa uscivano un pacco di biscotti, una bottiglia d’aranciata e il braccio di un orso di peluche.
«Non più di tre! Scommetti?» Mathias tese la mano e Antoine gli colpì il palmo con la propria.
«Andata!» La bambina sul cavallo dalla criniera dorata pareva sul punto di perdere l’equilibrio, suo padre fece un balzo, ma il giostralo l’aveva già rimessa bene in sella.
«Hai perso…» riprese Mathias. Si avvicinò all’uomo dal vestito blu e gli si sedette accanto.
«All’inizio è difficile, eh?» domandò Mathias, condiscendente.
«Eh, sì!» rispose l’uomo sospirando.
«Vedrà che col tempo diventa ancora più complicato.» Mathias guardò furtivamente il biberon senza cappuccio che usciva dalla borsa.
«É da tanto che siete separati?»
«Tre mesi…» Mathias gli dette una pacca sulla spalla e tornò trionfante da Antoine. Fece cenno all’amico di seguirlo.
«Mi devi venti euro!» I due uomini si allontanarono in un viale del giardino del Lussemburgo.
«Torni a Londra domani?» domandò Mathias.
«Stasera.»
«Allora non ceniamo insieme?»
«A meno che tu non prenda il treno con me.»
«Io lavoro, domani!»
«Vieni a lavorare là.»
«Non ricominciare. Cosa potrei mai fare a Londra?»
«Essere felice!»