La prossima volta è un libro di Marc Levy, pubblicato nel 2004, traduzione di Benedetta Pagni Frette. Un quadro misterioso, una corsa contro il tempo, una travolgente storia d’amore.
Al bancone di marmo ordinarono due cappuccini e portarono la colazione sulla mensola che fiancheggiava la vetrina. Là Jonathan vide Clara per la prima volta. Con indosso un impermeabile beige, era seduta su uno sgabello e sfogliava l’Herald Tribune bevendo un caffè macchiato. Completamente assorta nella lettura bevve distrattamente un sorso del liquido fumante, fece una smorfia scottandosi la lingua, e, senza distogliere lo sguardo dall’articolo che stava leggendo, appoggiò la tazza alla cieca e voltò rapidamente pagina. Anche con i baffi bianchi che la schiuma le aveva lasciato sul labbro superiore, Clara aveva un fascino sensuale. Jonathan sorrise, prese un tovagliolo di carta, si avvicinò e glielo porse. Clara lo afferrò senza nemmeno alzare lo sguardo. Si asciugò e gli rese il tovagliolo meccanicamente. Jonathan se lo mise in tasca e non smise di guardarla nemmeno per un istante. La donna terminò la lettura che sembrava irritarla, spinse lontano da sé il giornale e, scuotendo la testa, si voltò guardando Jonathan perplessa.
“Ci conosciamo?”
Jonathan e Anna sono a poche settimane dal loro matrimonio, evento mondano di grande rilievo a Boston, quando Peter, mercante d’arte e migliore amico di Jonathan, annuncia una notizia che cambierà la loro vita. Ha appena saputo che una piccola galleria di Londra è venuta in possesso di cinque tele di Vladimir Radskin, pittore del diciannovesimo secolo del quale Jonathan è il massimo esperto. Se davvero le tele sono cinque, tra esse potrebbe esserci l’ultimo quadro dell’artista, dipinto leggendario in quanto smarrito in circostanze misteriose poco prima di essere messo all’asta nel 1868.
Partito alla ricerca di un quadro misterioso, Jonathan incontra Clara, proprietaria della galleria londinese, vengono entrambi colpiti da un forte senso di déjà-vu e da strane visioni, sono convinti di essersi già conosciuti. Ma dove? E quando?
L’ansia di autenticare lo splendido quadro “La ragazza in abito rosso” li costringe a concentrarsi sulla ricerca delle prove, poiché il quadro non è firmato. Insieme scopriranno molte cose sull’artista ma soprattutto su se stessi. Tre vite molto differenti, tre destini intrecciati fra di loro in una corsa contro il tempo per cercare di salvare un amore che trascende il tempo…
“La prossima volta è esattamente quel che dovrebbe essere un romanzo: una lettura ideale per un weekend piovoso. E cos’é che rende questa storia così intrigante? Il mistero… un racconto pieno di magia ambientato nel mondo dell’arte che conduce il lettore dagli Stati Uniti all’Europa e viceversa, e che mantiene la suspense fino all’ultima pagina.” (Le Temps)
“Una scrittura elegante e scorrevole… La prossima volta è la storia di Romeo e Giulietta all’epoca di Internet. Bello, tragico e profondo.” (Paris Match)
E’ una lettura per chi crede nell’Amore per la vita e oltre la vita. All’inizio forse un po’ lento, ma pagina dopo pagina diventa intrigante e coinvolgente, non decisamente un capolavoro, ma una lettura piacevole e romantica.
Caro Jonathan, ti chiami sempre così? Solo oggi ho realizzato quante cose non sapessi e cerco in ogni modo di combattere il vuoto che mi circonda da quando sei partito. Spesso, quando la solitudine rendeva scure le mie giornate, guardavo il cielo e poi la terra con la strana impressione che tu fossi lì da qualche parte. Durante tutti questi lunghi anni è stato così, solo che non potevamo né vederci né sentirci.
Sembrava che potessimo passare l’uno di fianco all’altro senza nemmeno riconoscerci.
Da quando sei andato via non ho mai smesso di leggere, sono andato in mille luoghi per cercarti, per trovare un modo per comprendere, una certezza. Epiù le pagine della vita giravano, più capivo che la conoscenza si stava allontanando, come in quegli incubi in cui ogni passo in avanti ti fa tornare indietro.
Ho percorso le infinite gallerie di enormi biblioteche, le strade di questa città che una volta era la nostra, dove abbiamo condiviso praticamente ogni ricordo dalla nostra infanzia in poi. Ieri ho camminato lungo le banchine, sul selciato del mercato all’aperto che amavi tanto. Mi sono fermato qua e là, mi sembrava che tu mi accompagnassi, e poi sono andato in quel caffè vicino al porto come ogni venerdì. Te lo rammenti ? Spesso ci ritrovavamo li sul far della sera. Ci divertivamo nel lasciarci trascinare dalle parole che scaturivano dalla bocca come dalle passioni che vivevamo insieme. E, senza tenere conto del tempo, parlavamo di quei quadri che animavano le nostre vite e ci trasportavano in altri tempi.
Quanto amavamo la pittura! Rileggo spesso i libri che hai scritto, ritrovo il tuo modo di pensare e i tuoi gusti.
Jonathan, non so dove tu sia. Non so se tutto quello che abbiamo vissuto abbia un senso, se esista la verità, ma se tu un giorno troverai questa lettera, allora saprai che ho mantenuto la promessa che ti feci un giorno.
So che quando sarai davanti alla tela appoggerai le mani sui fianchi e socchiuderai gli occhi come fai ogni volta che sei sorpreso, e sorriderai. Se lei sarà al tuo fianco, come spero, la prenderai tra le braccia, in due guarderete questa meraviglia che abbiamo avuto il privilegio di condividere e allora forse, forse ricorderai. E se sarà così, tocca a me chiederti qualcosa, me lo devi. No, dimentica ciò che ho scrìtto, in amicizia non si è debitori. In ogni caso, eccoti la mia richiesta.
Dille, dille che da qualche parte su questa terra, lontano da voi, dal vostro tempo, ho percorso le stesse strade, riso con te alla stessa tavola e, poiché le pietre restano intatte, dille che ognuna di quelle sulle quali abbiamo posato le mani e lo sguardo contengono per sempre una parte della nostra storia. Dille che ero tuo amico, Jonathan, che eri come un fratello, forse di più perché ci eravamo scelti l’un l’altro, dille che nulla ha mai potuto separarci, nemmeno la vostra improvvisa partenza.
Non è trascorso un giorno senza che io pensassi a voi, con la speranza che foste felici.
Jonathan, ormai sono anziano e si avvicina l’ora in cui me ne andrò, ma grazie a voi sono un vecchio con il cuore pieno di una scintilla di luce che lo rende leggero. Ho amato! Non tutti gli uomini possono morire arricchiti da una condizione così inestimabile!
Ancora qualche riga e piegherai questa lettera, la riporrai nella tasca della giacca, incrocerai le mani dietro la schiena e sorriderai come me mentre scrìvo queste ultime parole. Anch’io sorrido, Jonathan, e non ho mai smesso di farlo.
Vi auguro una vita felice il tuo amico Peter
2 commenti
Ho appena finito di leggerlo…. è fantastico…. intriga e ti tocca l'anima
ho provato anch'io la stessa cosa, mi è piaciuto più di "se solo fosse vero"