I love shopping in bianco è terzo romanzo della saga “I love shopping”, opera della scrittrice inglese Sophie Kinsella, pubblicato nel 2002, con protagonista Rebecca Bloomwood.
“Gentile signorina Bloomwood,
la ringrazio per la sua lettera del 9 dicembre U.S. riguardante il nuovo conto cointestato con il signor Luke J. Brandon. Convengo con Lei che i rapporti tra banca e cliente dovrebbero essere improntati alla massima cordialità e collaborazione, e, per rispondere alla sua domanda, il mio colore preferito è il rosso.
Per Becky Bloomwood, già protagonista di “I Love Shopping” e “I Love Shopping a New York“, le cose sembrano andare finalmente per il verso giusto. Dopo il movimentato esordio come giornalista di “Far fortuna risparmiando” e varie indimenticabili peripezie economico-sentimentali, Becky vive ormai da un anno felice e spensierata in un favoloso appartamento a Manhattan con il fidanzato Luke, e ha trovato il lavoro dei suoi sogni, la ‘personal shopper’: spende allegramente i soldi degli altri per fare acquisti e per giunta lautamente pagata. Insomma, il paradiso in terra per chi come lei ama alla follia lo shopping. Ma quando Luke un bel giorno le chiede di sposarlo, la vita di colpo prende una piega inaspettata. La mamma di Becky vuole a tutti i costi che lei si sposi nel giardino della loro casa, alla periferia di Londra, circondata dall’affetto della famiglia e dei vecchi amici, e come si fa a contraddirla? Al tempo stesso, la terribile madre di Luke ha in mente ben altri piani nella sfavillante New York, e la tentazione è irresistibile. E allora, Oxshott o N.Y.? Becky si rende conto che è giunto il momento di prendere una decisione, ma non vorrebbe deludere nessuno, tantomeno se stessa… e così non sa che pesci pigliare. Fedele alla sua beata incoscienza e presa da un entusiasmo incontenibile, perché intanto non divertirsi un pò a provare abiti da sposa, assaggiare torte e preparare liste di nozze? Ma il tempo vola, dalle due parti dell’Oceano fervono i preparativi e di colpo Becky si rende conto di essere nuovamente nei guai. Perché la sposa è una, lei. E i matrimoni sono due. In due continenti diversi. Lo stesso giorno. In “I Iove shopping in bianco”, Becky ci trascina con sé nelle avventure più incredibili, confermandosi come uno dei personaggi più irresistibili della narrativa brillante contemporanea.
Temo purtroppo di non poter soddisfare la sua richiesta di formulare diversamente le voci del prossimo estratto conto. Il particolare addebito cui Lei fa riferimento comparirà come “Prada, New York” e non può essere modificato in “Bolletta del Gas”.
Distinti saluti. Walt Pitman, Second Union Bank”
A chi piace questo genere le recensioni sono molto positive, ma io resto sempre della stessa opinione del primo romanzo: Ho letto tutta la saga per puro masochismo, dicendomi “La protagonista è una cretina, la gente così andrebbe curata, non può andarle sempre tutto bene. Non è possibile!”. Fortunatamente non è uno di quei libri da cui si può estrarre una morale, ma se si potesse sarebbe: sii oca, irresponsabile e spendacciona, combinane di tutti i colori, tanto per una strana convergenza astrale tutto si sistemerà e il mondo intero ti amerà.
1
Okay. Niente panico. Ce la posso fare. È assolutamente alla mia portata. È solo questione di spostarsi un po’ verso sinistra, sollevare appena, e poi spingere con forza. Insomma, non sarà poi così difficile far entrare un mobile bar in un taxi, no?
Afferro il mio acquisto con decisione, faccio un bel respiro profondo e spingo, ancora una volta senza successo. È una limpida giornata invernale al Village, una di quelle giornate in cui l’aria sa di dentifricio e ogni respiro ti fa restare senza fiato. La gente se ne va in giro imbacuccata, ma io sto sudando. Sono paonazza e le ciocche di capelli sfuggite dal colbacco nuovo mi cadono sulla fronte e sugli occhi. Avverto su di me gli sguardi divertiti delle persone sedute dietro la vetrata del caffè Jo-Jo, sull’altro lato della strada.
Ma non ho intenzione di arrendermi. So che ce la farò.
Devo farcela. Non ho nessuna intenzione di pagare l’astronomica cifra del trasporto, visto che abito dietro l’angolo.
«Guardi che non entra.» Il tassista sporge la testa dal finestrino e mi rivolge un’occhiata scettica.
«Invece sì. Ho già fatto passare due gambe…» Do un’altra spinta violenta. Se solo riuscissi a farci stare anche le altre due! Ma è come convincere un cane a entrare dal veterinario.
«E poi non sono assicurato» aggiunge il tassista.
«Non importa. Sono solo due isolati di distanza. Lo tengo fermo io. Andrà tutto bene.» Il tassista inarca le sopracciglia e si pulisce i denti con uno stecchino sudicio.
«Pensa davvero di starci anche lei?»
«Mi stringerò. In qualche modo farò!» Esasperata, do un’altra spinta al mobile e lo incastro contro il sedile anteriore.
«Ehi! Se mi danneggia il taxi me lo paga.»
«Scusi» dico, senza fiato. «Aspetti che ci riprovo. Credo di averlo infilato con un’angolazione sbagliata.»
Con la massima delicatezza lo sollevo per la parte anteriore e lo tiro fuori dal taxi, arretrando sul marciapiede.
«Che diavolo è quella roba?»
«È un mobile bar degli anni Trenta! Guardi, la parte superiore si abbassa…» Sgancio il pannello anteriore e, con un moto di orgoglio, gli mostro l’interno art déco, tutto rivestito di specchi. «Qui ci vanno i bicchieri… e qui ci sono due shaker per i cocktail, fatti su misura…»
Lo accarezzo con la mano. Nell’attimo in cui l’ho visto nella vetrina di Arthur’s Antiques ho capito che dovevo averlo. So bene che Luke e io abbiamo fatto il patto di non comprare altri mobili per l’appartamento, ma questo è diverso. Un vero mobile bar, proprio come nei film di Fred Astaire e Ginger Rogers! Darà una nuova impronta alle nostre serate. Ogni sera, Luke e io prepareremo un Martini e balleremo al suono di vecchi dischi, godendoci il tramonto. Sarà così romantico! Dovremo cercare uno di quei vecchi grammofoni con la tromba e cominciare a collezionare settantotto giri. E io dovrò comprarmi qualche abito vintage.
E forse la gente prenderà l’abitudine di fare un salto da noi la sera per un aperitivo. Diventeremo famosi per le nostre spumeggianti serate. Il “New York Times” farà un articolo su di noi! Sì! L’ora dell’aperitivo reinterpretata con nuova eleganza nel West Village. La raffinata coppia inglese Rebecca Bloomwood e Luke Brandon…
La portiera del taxi si spalanca con un rumore sordo. Sorpresa, vedo scendere il tassista.
«Oh, grazie» gli dico, riconoscente. «Una mano è proprio quello che mi ci voleva. Se avesse una corda, potremmo legarlo sul tetto…»
«Ma che mano e mano! Io me ne vado.» L’uomo richiude con violenza la portiera del passeggero e risale a bordo.
«Ma non può andarsene così! È contro la legge! Lo ha detto anche il sindaco!»
«Il sindaco non ha parlato di mobili bar» ribatte lui, mettendo in moto.
«Ma come faccio a portarlo a casa?» esclamo, indignata. «Aspetti! Torni indietro!» Ma il taxi si sta già allontanando a tutta velocità lungo la strada, lasciandomi sul marciapiede col mio mobile bar.
E adesso cosa faccio?
Bene. Riflettiamo. Forse potrei riuscire a trasportarlo fino a casa. Non è poi così lontano.
Allungo le braccia più che posso, e riesco ad afferrarlo su entrambi i lati. Lo sollevo lentamente da terra, faccio un passo in avanti e immediatamente lo mollo. Dio, come pesa! Credo di essermi stirata un muscolo.
D’accordo, così non ce la faccio. Ma potrei comunque farlo arrivare fino a casa. È sufficiente spostare in avanti le gambe di destra, poi quelle di sinistra… poi di nuovo…
Ecco, funziona. È un po’ lento come metodo, ma se prendo il ritmo…
Lato sinistro… lato destro…
Il segreto sta nel non preoccuparsi di quanto si procede, ma di farlo in modo regolare. Arriverò a casa senza neppure accorgermene.
Una coppia di adolescenti in giaccone imbottito mi supera ridendo, ma io sono troppo presa per reagire.
Lato sinistro… lato destro…
2 commenti
l'ho iniziato a leggere ieri …
mi sta piacendo tantissimo!!!
^______________^
Secondo me è più bello dei precedenti 😀