Il Cammino di Santiago è un romanzo scritto da Paulo Coelho e pubblicato nel 1987. Dopo aver compiuto il pellegrinaggio a Santiago de Compostela nel 1986, l’autore decide di scrivere il racconto del suo viaggio.
Il successo di questo libro è considerato uno delle cause che ha contribuito a ridare popolarità a questo pellegrinaggio, essendo uscito nel periodo in cui il numero di persone che lo ha compiuto iniziava a crescere vertiginosamente.
Il libro, per la sua rilettura del Camino in chiave spiritistica ed esoterica, è considerato più vicino a certa religiosità New Age piuttosto che a quella cristiana.
«Quando si va verso un obiettivo, è molto importante prestare attenzione al Cammino. È il Cammino che ci insegna sempre la maniera migliore di arrivare, e ci arricchisce mentre lo percorriamo»
Trama di “Il cammino di Santiago”
Nel suo primo romanzo Coelho accompagna il lettore nel viaggio di Paulo, il narratore, lungo il sentiero che conduce a Santiago de Compostela. Un percorso che Paulo deve affrontare per diventare il Maestro Ram e conquistare la spada che lo trasformerà in Guerriero della Luce. Con lui c’è la sua guida spirituale, il misterioso ed enigmatico Petrus. Settecento chilometri in tre mesi, durante i quali Paulo imparerà a riconoscere i suoi demoni personali e a sconfiggerli. Un viaggio interiore ed esteriore, per spiegare che nella vita, come in viaggio, non è tanto importante la meta, quanto il cammino stesso.
Per ritrovare la spada che gli permetterà di concludere la sua iniziazione al Cammino della Tradizione e diventare un vero Maestro dell’Ordine Ram (Rigore, Amore, Misericordia), il protagonista, Paulo, deve percorrere la rotta degli antichi pellegrini che attraverso i Pirenei conduce fino al sepolcro di San Giacomo, in Galizia. Non sarà solo, al suo fianco Petrus, la guida spirituale indicatagli all’inizio del viaggio, lo aiuterà ad affrontare una serie di prove ed esercizi e gli indicherà la via per superare gli insidiosi pericoli, le minacciose tentazioni e le inevitabili incertezze dovute alla sua debole fede.
Rivestendo la millenaria tradizione del Cammino di Santiago di suggestioni a metà tra magia, religione e spiritualità, Coelho dà vita a una storia che sarebbe dovuta essere allo stesso tempo un’affascinante parabola sulla necessità di cercare la propria strada nella vita e un accorato invito ad affrontare un percorso interiore, tra timori e aspirazioni, alla scoperta della verità.
«La Via Lattea indica la strada fino a Compostela. Non esiste religione che sia in grado di riunire tutte le stelle, perché se ciò accadesse, l’Universo diverrebbe un immenso spazio vuoto e perderebbe la sua ragione d’essere. Ogni stella, come ogni uomo, ha un proprio spazio e alcune caratteristiche particolari. Ci sono stelle verdi, gialle, azzurre, bianche; ci sono comete, meteore e meteoriti, nebulose e anelli. Quelle che da quaggiù sembrano manciate di puntini perfettamente identici, in realtà sono milioni di cose diverse, sparse in uno spazio che travalica la comprensione umana.»
Recensione
E’ un libro che avrebbe dovuto aiutare a capire se stessi e la vita, imparare a cogliere i segnali che essa ci da per continuare a camminare per la propria strada anche quando gli ostacoli ci impediscono di vedere il nostro percorso.
“L’uomo è l’unico essere vivente consapevole di morire. Per questo – e soltanto per questo – ho un profondo rispetto per la razza umana, e credo che il suo futuro sarà molto migliore del presente. Pur sapendo che ha i giorni contati e che tutto finirà quando meno se lo aspetta, l’uomo fa della vita una lotta degna di un essere eterno. Ciò che la gente definisce ‘vanità – lasciare aziende e figli, far sì che il proprio nome non venga dimenticato -, io lo considero la massima espressione della dignità umana.”
Le recensioni, per la maggior parte, sono tutte positive, ma la mia non è fra quelle.
Premetto che ho una passione per il magico, per il mistero, per i percorsi spirituali e per questo genere di letture ed è proprio il motivo per la quale ho acquistato questo libro, per la sua fama nel genere.
E’ stata una vera delusione, ho fatto molta fatica a finirlo, non perché difficile, ma solo perché è terribile leggere qualcosa che non piace, ho resistito però, sono arrivata alla fine e chiudendo il libro ho esclamato “credo che sia tra i libri più brutti che ho letto”.
Il racconto di un viaggio che dovrebbe essere reale, ma che già dall’inizio ti chiedi quanto ci sia di vero. Un insieme di contenuti mistico religiosi, riti magici, un cristianesimo da bancarella, una spiritualità spicciola, il tutto condito da cerimonie segrete dei Templari, esercizi New Age, possessioni demoniache e visioni mistiche.
Un protagonista irritante, allo sbaraglio e senza un briciolo di consapevolezza di sé, al quale devono essere spiegate anche le cose più elementari e non sempre ci arriva lo stesso.
Però la scrittura e lo stile potevano salvarlo dal contenuto, no, anzi ritengo sia la vera pecca di questo libro, una scrittura talmente scialba e sterile con dialoghi a dir poco imbarazzanti.
Insomma un’accozzaglia di luoghi comuni ed effetti da film fantasy per affrontare temi come le nostre paure, superare i propri limiti, il divino che è in noi e l’importanza di non smettere di sognare.
Il libro inizia descrivendo che Cammino di Santiago è il cammino delle persone comuni e alla fine la rivelazione e proprio che “Lo straordinario risiede nel cammino delle persone comuni”, credo che questo libro sia proprio l’antitesi a ciò che vorrebbe insegnare, la storia ed i suoi protagonisti non ha niente di comune.
Le opinioni buone o cattive su un libro sono sempre molto personali e dipendono da tanti fattori, quindi consiglio sempre di leggere anche i libri che a me non sono piaciuti.
Incipit di “Il cammino di Santiago”
“Che dinanzi al Sacro Volto di RAM, tu possa toccare con mano la Parola della Vita, e ricevere tanta forza da divenire il suo testimone fino ai confini della terra!”
Il Maestro sollevò la mia nuova spada verso l’alto, mantenendola nel fodero. Le fiamme del fuoco crepitarono: un presagio favorevole che indicava che il rituale doveva proseguire. Allora io mi chinai e, con le mani nude, cominciai a scavare nel terreno davanti a me.
Era la notte del 2 gennaio 1986, e ci trovavamo sulla vetta di una delle montagne della Serra do Mar, vicino alla catena nota come Agulhas Negras. Oltre a me e al mio Maestro, c’erano mia moglie, un mio discepolo, una guida locale e un rappresentante della grande Confraternita che riuniva gli ordini esoterici di tutto il mondo, e che era conosciuta con il nome di “Tradizione”. Tutti, compresa la guida, la quale era stata avvisata di quanto sarebbe accaduto, partecipavamo alla cerimonia con cui venivo ordinato Maestro dell’Ordine di RAM.
Finii di scavare un lungo fosso poco profondo nel terreno. Con grande solennità toccai la terra, pronunciando le parole rituali. Poi mia moglie si avvicinò e mi consegnò la spada che avevo usato per più di dieci anni e che mi aveva soccorso in centinaia di Operazioni Magiche durante quel lungo periodo. Posai la spada nel fosso che avevo scavato. Poi la ricoprii di terra e spianai il suolo. Mentre lo facevo, mi ricordai delle prove che avevo superato, delle cose che avevo conosciuto e dei fenomeni che ero riuscito a provocare semplicemente perché possedevo quella spada tanto antica e tanto benigna verso di me. Adesso sarebbe stata divorata dalla terra: il ferro della lama e il legno dell’impugnatura sarebbero di nuovo serviti da nutrimento al luogo da cui avevo tratto tanto Potere.
Il Maestro si avvicinò e mi depose davanti la mia nuova arma, nel punto in cui avevo sotterrato l’antica. Tutti spalancarono le braccia, e il Maestro, utilizzando il proprio Potere, fece sì che intorno a noi si creasse una strana luce: era visibile, ma non rischiarava, e tingeva le sagome umane di un colore diverso dal giallo proiettato dal fuoco. Poi, sguainando la propria spada, mi sfiorò le spalle e la fronte. pronunciando le parole:
“Per il Potere e per l’Amore di RAM, io ti nomino Maestro e Cavaliere dell’Ordine, oggi e per il resto dei giorni di questa tua vita. ‘R’ di Rigore, ‘A’ di Amore, ‘M’ di Misericordia. ‘R’ di Regnum, ‘A’ di Agnus, ‘M’ di Mundi. Che la tua spada non rimanga mai troppo a lungo nel fodero, perché arrugginirebbe. Quando essa uscirà dal fodero, che non vi ritorni senza aver fatto prima del Bene, aperto un Cammino, o bevuto il sangue di un Nemico.”
Poi, con la punta della sua arma, mi ferì lievemente la fronte. Da quel momento, non era più obbligatorio che mantenessi il silenzio. Non era necessario che nascondessi quello di cui ero capace, né che occultassi i prodigi che avevo imparato a realizzare nel cammino della Tradizione. Da quel momento, io ero un Mago.
Tesi la mano per prendere la mia nuova spada, un’arma di acciaio che non si distrugge e di legno che la terra non può consumare, con l’impugnatura nera e rossa, e il fodero nero. Ma nel momento in cui le mie mani toccarono il fodero e io mi accingevo ad avvicinarla a me, il Maestro fece un passo avanti e, con violenza, mi batté le dita: gridai di dolore e abbandonai la spada.
Lo guardai senza capire. La strana luce era svanita, e il volto del Maestro aveva adesso un aspetto fantasmagorico, disegnato dalle fiamme del fuoco.
Mi guardò freddamente, chiamò mia moglie e le consegnò la nuova spada. Poi si volse verso di me e disse, solennemente:
“Allontana la mano che ti illude! Perché il cammino della Tradizione non è il cammino di pochi eletti, ma quello di tutti gli uomini! E il Potere che tu pensi di avere non vale niente, perché non è un Potere da dividere con gli altri esseri umani! Avresti dovuto rifiutare la spada. Se lo avessi fatto, ti sarebbe stata consegnata, perché il tuo cuore era puro. Ma, come temevo, nel momento sublime sei scivolato, cadendo. A causa della tua avidità dovrai riprendere il cammino in cerca della spada. A causa della tua superbia, dovrai cercarla fra gli uomini semplici. E a causa della tua fascinazione verso i prodigi, dovrai lottare a lungo per ottenere quello che tanto generosamente stava per esserti consegnato.”
Fu come se il mondo si fosse aperto sotto i miei piedi. Rimasi lì in ginocchio, attonito, senza voler pensare a niente.
Poiché avevo già restituito la mia antica spada alla terra, non avrei potuto riprenderla. Quella nuova non mi era stata consegnata: così mi ritrovavo nella condizione di uno che avesse cominciato in quell’istante, senza potere e senza difesa. Nel giorno della suprema Investitura Celeste, la violenza del mio Maestro, che mi batteva sulle dita, mi rimandava nel mondo dell’Odio e della Terra.
La guida spense il fuoco; mia moglie si avvicinò a me e mi aiutò ad alzarmi. Aveva la mia nuova spada fra le mani ma, secondo le regole della Tradizione, non avrei mai potuto toccarla senza il permesso del mio Maestro. Scendemmo in silenzio attraverso il bosco, seguendo la lanterna della guida, finché giungemmo alla stradina sterrata dove erano posteggiate le automobili.
Nessuno mi salutò. Mia moglie depose la spada nel bagagliaio dell’auto e avviò il motore. Per lungo tempo, rimanemmo in silenzio, mentre lei guidava lentamente, evitando le buche e i dossi della strada.
“Non ti preoccupare,” disse lei, tentando di risollevarmi il morale. “Sono sicura che la otterrai di nuovo.”
Le domandai che cosa avesse detto il Maestro.
1 commento
E'il raccoto interessane di un cammino religioso (e non solo) compiuto da una persona comune. E' fantastico il rapporto che si instaura tra Paulo e la sua guida; non é la solita mielosa storia di una grande amicizia, ma é colmo di sfumature che bisogna saper cogliere.