Sono come il fiume che scorre è un libro scritto da Paulo Coelho, pubblicato nel 2006, una raccolta di aneddoti, idee e schizzi autobiografici, e costituisce un’unica e affascinante auto-riflessione che lo scrittore brasiliano più famoso del mondo compie sul suo ricchissimo corpus letterario.
“È più semplice fare l’ingegnere – disse mia mamma – piuttosto che lo scrittore.”
Traendo spunto da scritti di periodi differenti, Coelho ricostruisce in questo volume il suo percorso, offrendoci un prezioso distillato della sua sottile filosofia: quella di una persona che osserva l’esistenza con la stessa serenità di chi posa lo sguardo sul corso di un fiume. Ciò che ne emerge con forza è, semplicemente, una possibile storia degli esseri umani, raffigurati con la rapidità e l’intensità di uno scatto, instantaneo al pari della vita stessa.
Letteratura, storia, la difficile arte dell’amore per gli esseri umani e per i libri che ne ritraggono l’epopea di ogni giorno: temi eterni che fluiscono attraverso le parole di uno scrittore diverso da ogni altro scrittore esistente e ancorato alla sua missione; comunicare a chi sa disporsi all’ascolto la verità e la bellezza dell’universo.
Prefazione
Quando avevo quindici anni, dissi a mia madre:
“Ho scoperto la mia vocazione. Voglio fare lo scrittore.”
“Figlio mio,” replicò lei, con aria triste, “tuo padre è un ingegnere: un uomo logico, ragionevole, con una visione del mondo ben precisa. Tu sai chi è uno scrittore?”
“Una persona che scrive libri.”
“Anche tuo zio Haroldo, che è medico, scrive dei libri — e alcuni li ha pure pubblicati. Frequenti la facoltà di ingegneria, ti laurei, e potrai scrivere libri nel tempo libero.”
“No, mamma. Io voglio fare solo lo scrittore, non essere un ingegnere che scrive anche libri.”
“Ma… hai mai conosciuto qualche scrittore? Ne hai mai incontrato uno di persona?”
“Mai. Ne ho visti solo in fotografia.”
“E allora come puoi desiderare di fare lo scrittore, senza sapere bene qual è il suo impegno e chi è davvero quella persona?”
Per poter rispondere a mia madre, decisi di fare una ricerca. Ecco quanto scoprii riguardo al fatto di essere uno scrittore all’inizio degli anni Sessanta:
1. Uno scrittore porta sempre gli occhiali e non si pettina mai. Per una metà del suo tempo, è arrabbiato contro tutto; per l’altra, è depresso. Trascorre la vita al bar, discutendo con altri scrittori che portano gli occhiali e sono spettinati. Parla in maniera difficile. Ha sempre idee fantastiche per il prossimo romanzo e detesta quello che ha appena pubblicato.
2. Poiché è convinto di essere nato in un’epoca in cui regna la mediocrità, uno scrittore ha il dovere e il debito morale di non essere compreso dai contemporanei -altrimenti non arriverà mai a venir considerato un genio. Egli rivede e modifica più volte ogni frase che scrive. Il vocabolario di una persona comune è costituito da 3.000 parole, ma un vero scrittore non le usa mai, perché il dizionario ne raccoglie altre 189.000 – no, di certo, non è un individuo ordinario.
3. Soltanto altri scrittori possono comprendere il significato di ciò che scrive. Comunque, egli li detesta, giacché anch’essi concorrono per i posti che la storia della letteratura assegna nel corso dei secoli. Tutti gli scrittori si disputano il trofeo per il libro più complicato: il miglior testo sarà quello più difficile da capire.
4. Uno scrittore si cimenta con argomenti i cui nomi incutono timore: “semiotica”, “epistemologia”, “neoconcretismo”. Quando vuoi fare colpo sugli interlocutori, pronuncia frasi del tipo: “Einstein è un asino”, oppure: “Tolstoj è il pagliaccio della borghesia.” Tutti si scandalizzano, ma cominciano a ripetere che la teoria della relatività è sbagliata e che Tolstoj difendeva gli aristocratici russi.
5. Per sedurre una donna, uno scrittore dice: “Io sono uno scrittore”, e scrive una poesia su un tovagliolo. Funziona sempre.
6. Grazie alla sua vasta cultura, uno scrittore riesce sempre a svolgere la professione di critico letterario. È in questo frangente che dimostra la sua generosità, recensendo i libri degli amici. Una metà della critica è costituita da citazioni di autori stranieri; l’altra è rappresentata dall’analisi di quelle frasi, disseminate di espressioni quali “il taglio epistemologico”, “la visione integrata di un asse corrispondente”… Chi legge la critica, commenta: “Che tipo colto!” Ma non compra il libro perché, quando si presenterà il taglio epistemologico, non saprà come proseguire nella lettura.
7. Se viene invitato a parlare di ciò che sta leggendo, uno scrittore cita sempre un libro sconosciuto, del quale nessuno ha mai udito nemmeno il titolo.
8. Un solo libro suscita l’ammirazione unanime dello scrittore e dei suoi colleghi: l’Ulisse di James Joyce. Di esso, egli non parla mai male. Ma se qualcuno gli domanda di che cosa tratta, non riesce a spiegarlo – e questo origina qualche dubbio sul fatto che lo abbia davvero letto. È assurdo che Y Ulisse non venga mai ristampato, giacché viene considerato un capolavoro da tutti gli scrittori: forse questo è dovuto alla stupidità degli editori, che si lasciano sfuggire l’occasione di fare lauti guadagni con un libro letto e amato da un’infinità di persone.
Munito di queste informazioni, tornai da mia madre e le spiegai chi fosse esattamente uno scrittore. Fu piuttosto sorpresa.
“È più semplice fare l’ingegnere,” decretò. “Oltre tutto, tu non porti gli occhiali.”
Io, però, ero già spettinato, avevo un pacchetto di Gauloises in tasca e un testo teatrale sottobraccio — Limiti della resistenza che, con mia grande gioia, un critico aveva definito “lo spettacolo più folle che abbia mai visto” -, studiavo Hegel ed ero determinato a leggere Y Ulisse, a qualsiasi costo. Fino al giorno in cui incontrai un cantante rock, il quale mi chiese di scrivere i testi per le sue composizioni musicali, sottraendomi alla ricerca dell’immortalità e riportandomi sul cammino delle persone comuni.
È così che ho attraversato molti luoghi, cambiando più paesi che scarpe, come diceva Bertolt Brecht. Nelle pagine di questo libro, racconto momenti che ho vissuto, storie che ho udito, riflessioni che hanno affollato la mia mente mentre percorrevo una determinata tappa nel fiume della vita.
I testi di Sono come il fiume che scorre sono comparsi su vari giornali in molte parti del mondo e vengono qui raccolti su esplicita richiesta dei lettori.L’Autore