Le parole che non ti ho detto è un romanzo di Nicholas Sparks pubblicato nel 1998, una storia romantica e struggente, pervasa della magia che avvolge i segreti sentieri del cuore.
“Non ho anima, sono un vagabondo senza casa, un uccello solitario che vola senza meta. Sono tutte queste cose e non sono nulla.”
Gettata alle onde e al destino, la bottiglia sarebbe potuta finire ovunque.
Theresa Osborne, giornalista di Boston, divorziata, madre di un ragazzino di dodici anni, raccoglie sulla spiaggia, durante una vacanza, una bottiglia contenente una lettera che inizia con “Mia adorata Catherine, mi manchi, amore, come sempre, ma oggi è più dura del solito, perché il mare ha cantato per me, e la canzone era quella della nostra vita insieme. Mi sembra di averti accanto, mentre scrivo questa lettera e sento il profumo dei fiori di campo che mi hanno sempre ricordato te.”
Per Garrett, l’uomo che la firma, il messaggio è l’unico modo che conosce per esprimere il suo eterno amore per una donna che ha perduto.
IL messaggio insinua in Theresa una sottile curiosità. Chi è questa figura maschile misteriosa e romantica che sembra attirarla verso di sé con una forza irresistibile? Profondamente turbata da emozioni che non riesce a frenare né a sondare, Theresa, grazie anche ad alcune fortunate coincidenze, si avventura in una località turistica della costa alla ricerca del protagonista di quest’amore infelice. Sospinti l’uno verso l’altra dai venti dei destino, Theresa e Garrett s’incontrano e tra loro sboccia una grande, travolgente passione, che tuttavia non è al riparo, come la barca a vela che conduce Garrett, dalle tempeste della vita.
“Il libro è stato ispirato da mio padre dopo la morte di mia madre, nel 1989.” N. Sparks
Ho letto questo libro dopo aver visto il film che non mi aveva entusiasmato tanto, ma speravo che il libro mi sorprendesse, invece anche il romanzo mi ha lasciata un po’ perplessa, non è brutto, è scorrevole e si lascia leggere, ma c’è qualcosa di indefinibile che non mi ha convinta del tutto. Partendo dal presupposto che è un romanzo d’amore e quindi è scontato che i protagonisti finiscano insieme, ma il percorso non mi ha soddisfatto, il personaggio di lui, così tormentato dal ricordo della moglie, dai sensi di colpa e dall’amore che prova per lei, ci mette un secondo ad innamorarsi della protagonista, mentre avrei voluto che avesse dato più spazio al travaglio psicologico di lui, aveva un ottimo potenziale. Il finale mi ha sorpresa ed ha fatto riacquistare punti e lacrime ad un romanzo che resta comunque tra i miei non preferiti.
Consiglio la lettura alle persone molto romantiche.
La bottiglia venne lanciata in acqua in una calda serata estiva, poche ore prima che incominciasse a piovere. Naturalmente si sarebbe rotta se fosse stata gettata in terra, ma, sigillata con cura e affidata al mare, si trasformò in un natante dei più sicuri, in grado di attraversare uragani e burrasche tropicali, e di galleggiare sulle correnti più pericolose. Era l’involucro ideale per il messaggio che custodiva al suo interno, un messaggio spedito per esaudire una promessa.
Come tutte le bottiglie lasciate al capriccio degli oceani, aveva una rotta imprevedibile. Venti e correnti giocano una parte importante negli spostamenti di qualsiasi bottiglia, burrasche e residui galleggianti possono cambiarne la direzione. Di tanto in tanto una rete da pesca le trascina per miglia nella direzione opposta a quella in cui navigano.
Il risultato è che due bottiglie lanciate contemporaneamente nell’oceano possono finire su due continenti agli antipodi. Non c’è modo di prevedere dove si arenerà una bottiglia, e questo fa parte del suo mistero.
E un mistero che affascina gli uomini da sempre, e c’è chi ha tentato di saperne di più. Nel 1929 un gruppo di scienziati tedeschi decise di seguire il viaggio di una bottiglia. Fu lanciata nell’Oceano Indiano meridionale, con un messaggio che chiedeva a chi l’avesse trovata di segnalare il luogo del ritrovamento e di rimetterla in mare. Sette anni dopo, nel 1935, la bottiglia aveva fatto il giro del mondo, percorrendo circa 16. 000 miglia, la distanza più lunga mai registrata ufficialmente.
I messaggi nelle bottiglie hanno una tradizione secolare, che vanta come protagonisti anche grandi personaggi storici. Benjamin Franklin, per esempio, usò bottiglie contenenti messaggi per studiare le correnti della costa orientale degli Stati Uniti intorno alla metà del Settecento; le informazioni che raccolse sono utili ancora oggi. Persino la Marina degli Stati Uniti usa bottiglie per raccogliere dati su maree e correnti; spesso questo metodo viene utilizzato anche per determinare la direzione delle chiazze di petrolio.
Il messaggio più famoso mai spedito risale al 1784 e ha come protagonista un giovane marinaio, Chunosuke Matsuyama, che aveva fatto naufragio su una barriera corallina senza cibo né acqua. Prima di morire, incise su un pezzo di legno un racconto di quanto gli era accaduto, poi sigillò il messaggio in una bottiglia. Nel 1935, centocinquant’ anni dopo essere stata affidata al mare, la bottiglia si arenò nel piccolo villaggio costiero del Giappone dove Matsuyama era nato.
La nostra bottiglia, lanciata in mare in quella calda serata estiva, non conteneva la notizia di un naufragio, né era destinata allo studio delle correnti. Conteneva però un messaggio che avrebbe cambiato per sempre due persone, due persone che altrimenti non si sarebbero mai incontrate; per questo motivo potremmo considerarlo un messaggio del destino. La bottiglia navigò lentamente per sei giorni in direzione nordest, spinta dai venti di un’alta pressione stabilitasi sul Golfo del Messico. Il settimo giorno il vento calò e la bottiglia virò decisamente a levante, inserendosi infine nella Corrente del Golfo, dove acquistò velocità e si diresse verso nord percorrendo circa settanta miglia al giorno.
Due settimane e mezzo dopo essere stata gettata in mare, la bottiglia era ancora trascinata dalla Corrente del Golfo. Il diciassettesimo giorno, tuttavia, un’altra tempesta, questa volta sull’Atlantico centrale, provocò venti da est che strapparono la bottiglia alla corrente e la indirizzarono verso il New England. Senza la Corrente del Golfo a sospingerla, la bottiglia rallentò di nuovo e per cinque giorni vagabondò a zigzag lungo le coste del Massachusetts, finché rimase impigliata nella rete di John Hanes. Hanes trovò la bottiglia in mezzo a un migliaio di prede guizzanti e la buttò da una parte per esaminare la pesca. Fortuna volle che la bottiglia non si rompesse; tuttavia venne subito dimenticata e rimase a prua per il resto del pomeriggio, finché la barca tornò a Cape Cod Bay. Alle otto e mezzo di sera, quando la barca fu rientrata nella baia, Hanes si imbatté di nuovo nella bottiglia mentre fumava una sigaretta. La esaminò, ma, dato che il sole era basso all’orizzonte, non vide niente di insolito all’interno e la rigettò in mare senza pensarci due volte; in tal modo, la bottiglia finì sulla spiaggia di uno dei numerosi paesini affacciati sulla baia.
Ma non subito. Galleggiò avanti e indietro ancora qualche giorno, come per valutare quale rotta scegliere, e alla fine si arenò su una spiaggia nei pressi di Ghatham.
E fu lì, dopo 26 giorni e 738 miglia, che terminò il suo viaggio.
Nel 1999 gli USA hanno prodotto il film tratto dal libro, la regia è di Luis Mandoki ed il cast comprende Robbie Coltrane, Illeana Douglas, John Savage, Paul Newman, Robin Wright Penn.