Tra i generi letterari più amati dagli italiani non manca quello comico/ironico: molti attori lanciati da programmi televisivi dedicati a quello che, una volta, si chiamava cabaret, dopo il successo dei loro personaggi scrivono libri che hanno spesso un discreto successo.
La storia di questo tipo di letteratura non ha in realtà nulla da invidiare a nessun altra: la parola commedia deriva infatti dal greco antico e proprio in Grecia sono state ritrovate le prime opere con trama comica, databili intorno al VI secolo a. C.. Spettacoli con scherzi e danze facevano da cornice ai riti dionisiaci e si hanno notizie di una vera gara teatrale tra autori comici, una specie di Zelig ante litteram, che si sarebbe svolta nel 486 a. C., ad Atene. Aristofane è il capostipite di questa vera forma di arte: fu lui a creare la satira politica, come testimoniano le sue opere, giunte a noi ancora intatte.
Anche l’antica Roma non era certo immune al desiderio di divertirsi: inizialmente furono attori non professionisti ad animare, per usare un termine moderno, feste dedicate alla mietitura od alla vendemmia. In questo senso si distinguevano i fescennini versus, con interpreti – in realtà contadini – col volto coperto da maschere di corteccia, che usavano un linguaggio infarcito di parole scurrili. Questa tradizione era probabilmente derivata dagli Etruschi e non stupisce quindi che, nel Medioevo, furono i toscani, dopo i siciliani, a riappropriarsi di questo tipo di letteratura. Siena in particolare si distinse tra le altre città, grazie a Cecco Angiolieri, Meo de’ Tolomei e Folgore da San Gimignano, considerati tra i più insigni rappresentanti del genere, spesso poco amato dai potenti che, oggi come allora, non gradivano sentirsi presi in giro.
Chi decide quindi di dedicarsi all’arte di divertire il proprio prossimo, dovrebbe tenere conto degli illustri predecessori: del resto, soprattutto di questi tempi, far ridere è veramente difficile e chi riesce a strapparci un sorriso si merita un plauso.
Tra i protagonisti della classifica di questa settimana, che ci regala una sola nuova entrata ed un ritorno.
1.
Continua senz’altro a ridere Massimo Gramellini, che con il suo Fai bei sogni, dalla trama toccante e fortemente autobiografico, mantiene la prima posizione.
Era un bambino, Massimo Gramellini, quando sua madre morì. Il dolore di questa perdita improvvisa, il senso di abbandono che ne scaturì, lo rese timoroso e spaventato anche solo all’idea di amare. La figura della mamma venne così da lui esaltata e resa perfetta, a scapito del padre, che sembra poco sensibile e quasi incapace di comprendere il suo dolore. Ma è solo apparenza: dopo quaranta anni, il ritrovamento di una lettera scardinerà certezze e false idee, donando una dimensione più umana anche a chi non c’è più e facendogli rivalutare chi, con la sua durezza, voleva solo proteggerlo.
2.
Si diverte anche Andrea Camilleri che, in una sola settimana, sale fino al secondo posto con i racconti, ambientati nell’immaginaria Vigàta, de La regina di Pomerania e altre storie.
Otto racconti differenti – ambientati in un arco temporale che va dal 1893 al 1950 – che si svolgono nell’immaginario paesino di Vigàta, destinato a far da palcoscenico ad una carrellata di personaggi divertenti, ironici ed a tratti perfino commoventi, con storie che riescono anche a far riflettere. Un libro godibilissimo da tutti ed impedibile per i numerosi estimatori dell’autore.
3.
E’ forse un po’ più tirato il sorriso di Carlo Verdone: la sua autobiografia La casa sopra i portici, perde infatti una posizione, ma si aggiudica comunque il terzo gradino del podio.
Otto racconti differenti – ambientati in un arco temporale che va dal 1893 al 1950 – che si svolgono nell’immaginario paesino di Vigàta, destinato a far da palcoscenico ad una carrellata di personaggi divertenti, ironici ed a tratti perfino commoventi, con storie che riescono anche a far riflettere. Un libro godibilissimo da tutti ed impedibile per i numerosi estimatori dell’autore.
4.
Scende ed è quarto Il prigioniero del cielo, dello scrittore spagnolo Carlos Ruiz Zafòn: la nuova avventura di Daniel Sempere, che questa volta fa quasi da spalla al suo amico Fermin, vero protagonista del libro, piace e convince tutti i numerosi appassionati di questo scrittore.
Barcellona, 1957: è un inverno duro, quello che gli spagnoli devono affrontare. Purtroppo il momento della ripresa economica sembra lontano e i problemi che ne derivano sembrano aver rovinato anche l’atmosfera del Natale, che pure si avvicina. Nella libreria di Daniel Sempere entra un uomo, che acquista una pregevole edizione de Il Conte di Montecristo solo per scriverci una minacciosa dedica e poi riconsegnargli il volume, affinché lo faccia avere a Fermin, suo amico da tempo. Quale mistero si cela dietro questo strano gesto?
5.
La nuova entrata di questa settimana si piazza subito al quinto posto: è Tre volte l’alba, di Alessandro Baricco. Chi ha letto Mr. Gwyn avrà una sensazione di déjà vu, davanti a questo titolo: è infatti lo stesso di un romanzo del quale si accenna nella trama del libro, che sarebbe stato scritto da uno scrittore angloindiano. Non esistevano, in realtà, né il volume né l’autore, ed allora Alessandro Baricco ha pensato che potesse essere un’ottima idea scriverlo sul serio, rendendolo però assolutamente autonomo dall’opera precedente. Qui, un uomo ed una donna si incontrano in tre momenti differenti della loro vita, ma la domanda è sempre la stessa: separarsi o tornare insieme? Ed è proprio la luce dell’alba, ad illuminare le loro decisioni.
6.
Sesta posizione per Francesco Guccini ed il suo Dizionario delle cose perdute: l’autore ricorda, non senza un velo di malinconia, oggetti, abitudini e modi di dire che tutti quelli della sua generazione ricorderanno, ma che ormai sono scomparse.
7.
Mantiene il settimo posto La voce invisibile del vento, di Clara Sanchez: una giovane madre, a causa di un’improvvisa e apparentemente inspiegabile perdita di memoria, non riesce a ritrovare la sua casa ed a tornare dal suo bambino. L’uomo che sembra volerla aiutare, sarà buono come le appare?
8. e 9.
Che le abitudini alimentari degli italiani siano cambiate, è ormai innegabile: tutti sembrano più attenti al proprio aspetto fisico e questo è senz’altro un bene, almeno finché non sfocia nel patologico. Ecco quindi che il nutrizionista Pierre Dukan rientra in classifica, in ottava posizione, con il libro La dieta Dukan illustrata, che, oltre a far conoscere il regime alimentare da lui studiato e che promette risultati rapidi e duraturi, è corredato da grafici, foto e ricette inedite. Se le illustrazioni non vi interessano, basta passare al nono posto per trovare La dieta Dukan, dello stesso autore, che pare aver fatto perdere decine di chili a tanti personaggi del mondo dello spettacolo di tutto il mondo, nonostante forti perplessità sollevate da molti medici che la ritengono iperproteica e quindi colpevole di danneggiare l’apparato escretore ed il sistema scheletrico.
10.
Perde due posizioni e chiude questa edizione della classifica La città perduta dei templari, della scrittrice C. M. Palov, C’è chi cerca di far rinascere il Terzo Reich, e per questo sta cercando il medaglione di Montesegùr ed il Sacro Graal. Il mondo intero è in pericolo: se Finn e Caedmon non ci salveranno, aver avuto tanta cura della nostra linea leggendo i libri commentati sopra, sarà stato inutile.
Ci salutano, ma potrebbero tornare a trovarci, Galeotto fu il collier di Marco Malvaldi e Neanche con un morso all’orecchio, di Flavio Insinna.
Fonte: www.sienafree.it
Ringrazio il sito e l’autore di questa rubrica, Annamaria Vanni, leggerla è un piacere.