Instant Love è il primo libro scritto da Luca Bianchini e pubblicato dalla Mondadori nel 2003, genere narrativa contemporanea.
“Chissà. Cominciò a chiedersi se tradire col pensiero è già tradire. Se sognare qualcuno che non divide con te il cuscino – e la coperta, e la vita di tutti i giorni – è già sufficiente per farti sentire in colpa. Ma decise che i sogni sono sempre legittimi, l’ultima vera verità in un mondo pieno di convenzioni.”
E’ una storia d’amore costruita attorno alla mutevolezza dei sentimenti e ad una serie di rapporti che cambiano, si dissolvono e si ricompongono.
Il tutto inizia durante un viaggio in treno, dall’incontro tra Rocco, uno dei protagonisti e Viola e Daniele.
A Daniele non manca nulla. Ha carattere, successo, amici e – soprattutto -l’amore di Viola, lieve e solitaria, che adora la cucina e le scarpe coi tacchi.
Questa vita perfetta viene sconvolta dall’arrivo di Rocco, un ragazzo quasi qualunque, che i due incontrano in treno.
Senza esserne pienamente cosciente, Rocco s’intromette nel rapporto collaudatissimo di Daniele e Viola,e lo mette in discussione. Non ne nascerà un triangolo, ma un’acrobazia d’amore. Una soluzione estrema, e per certi versi paradossale, in cui i confini sono sfumati, le identità confuse, l’orientamento perduto. L’unico modo di andare avanti è sperimentare, sperando di arrivare prima o poi a una migliore, anche se faticosa, presa di coscienza della realtà.
Un libro che tratta tanti temi come amore, omosessualità, amicizia, intrecciati con naturalezza ed incastonati in una storia fluida, leggera e divertente, ma non aspettatevi un capolavoro.
Era uno di quei giorni che se hai pensato di suicidarti, decidi di rimandare. Uno di quelli in cui la vita sembra un’esperienza ancora possibile.
Sole. Cielo a tutto schermo. Umidità zero. Nessuna nuvola in vista. Un filo di vento. I pensieri non riuscivano ad ancorarsi alla realtà. Si rifugiavano nel passato o rincorrevano il futuro, perché un cielo così sa conciliare i ricordi e i sogni meglio di una canzone. Più di un Caravaggio o un film di Lars von Trier.
Era però anche l’ultima domenica di agosto, quella. E l’Italia tutta, o quasi, si muoveva per rimettersi al lavoro. I telegiornali lo ripetono da anni, trasmettendo sempre lo stesso servizio in cui cambia solo la voce dello speaker.
La stazione di Pisa era vistosamente in imbarazzo. In cambio del paradiso climatico esterno, poteva offrire soltanto una bolgia infernale dei gironi più bassi.
I treni sembravano esplodere da un momento all’altro. Tutti volevano salire. La torre storta non interessava più a nessuno. O almeno, a nessuno dei passeggeri al rientro da quelle vacanze.
Malgrado la sua flemma, o forse grazie alla sua flemma, Rocco riuscì a imbarcarsi prima di molti altri. Direzione Nord. Mai come in quel momento avrebbe desiderato un raffreddore. Gli scompartimenti maròn davano il benvenuto ai passeggeri con un mix di odori terribile: peperonate, ascelle pezzate, panini al tonno e banane morte di caldo. D’improvviso, l’apparizione. Un posto libero.
– È occupato?
– Prego.
Un ragazzo e una ragazza – una coppia, visto il modo in cui stavano seduti, o due amanti – risposero all’unisono, sospinti da anni di buona educazione. Fecero sparire riviste, lattine, un vecchio walkman, scatole vuote di biscotti al cioccolato, tracce di burro, briciole. Rocco ringraziò, esausto. Ce l’aveva fatta. Si guardò intorno compiaciuto, ma incontrò solo lo sguardo della sua vicina cinquantenne, occhiali fumé e tanta cipria, un po’ seccata per aver dovuto interrompere la conversazione con le due para-cognate che le sedevano di fronte.
– Dicevamo? Sì, la più piccola fa la ragioneria. È sempre stata brava con la calcolatrice, fin da bambina. Uguale al padre.
– Come la mia, come la mia. Solo che noi l’abbiamo iscritta al liceo. Scientifico. È la più brava della classe: tutti otto e nove, otto e nove.
– Ma li danno ancora i voti con i numeri?
– Certo, signora. Vede, è un liceo privato… E l’altro suo figlio cosa fa?
– Vive con mia nuora a Monaco, in Germania. Hanno aperto un ristorante che fa la pizza al tegamino, che ai tedeschi gli piace.
– Ha già dei nipotini?
– No, per ora non sono arrivati.