Non so è il secondo libro scritto da Lorenzo Licalzi, pubblicato da Fazi enl 2003, un libro ironico, dalla prosa brillante e coinvolgente, che racconta nevrosi e risorse di un’intera generazione, con momenti di autentico godimento nei suoi momenti più comici e demistificatori.
“Se ci mettessimo tutti d’accordo e ai sondaggi rispondessimo sempre non so avremmo fatto la più grande rivoluzione culturale del secolo. Basterebbe questo per creare scompensi inimmaginabili alla cosiddetta società capitalistica avanzata. Io non so fino a che punto la società capitalistica avanzata sia un buon modo di vivere, ma chi pensa che non lo sia, da ora in avanti, se gli chiedono se è contento, o qualsiasi altra cosa, faccia come me, risponda non so.”
Narra le avventure di due giovani innamorati, Giulia e Mario, alle prese con un quotidiano che incalza, confonde e non lascia il tempo di decidere. Lei, di famiglia altoborghese, intelligente, affettuosa e sempre pronta a soprassedere alle continue indecisioni del compagno. Lui, eterno fanciullo che sogna di lavorare per tutta la vita alla radio, scansando accuratamente ogni opportunità di “impiego fisso”, e di poter conservare la propria libertà dal rapporto di coppia uscendo la sera con gli amici. Lei alle prese con l’università prima, il matrimonio e il lavoro dopo; lui che continua a rimandare ogni decisione, ripetendo a se stesso e al mondo “non so”. A scompaginare un’esistenza tutto sommato tranquilla arriva inatteso un figlio, Leonardo, che rivoluzionerà in modo irreversibile il loro modo di stare insieme e affrontare la vita. Raccontato con stile ironico e piglio velocissimo, il libro narra le vicissitudini di una giovane coppia che esprime le difficoltà di molti nel passare da una eterna, spensierata adolescenza alla vita adulta con il suo carico di scelte e responsabilità.
“Noi non eravamo di quelli che si abbracciavano in mezzo alla gente, non lo facevamo mai, ma eravamo di quelli che si abbracciavano spesso, che magari certe volte si addormentavano abbracciati, perchè il nostro modo d’abbracciarci era sincronico, completo, gioioso. Il nostro era un abbraccio perfetto. Si può non essere in grande sintonia e fare l’amore o baciarsi senza disagio, perfino con impeto e passione, ma abbracciarsi no, abbracciarsi davvero non ci si riesce, perchè è l’abbraccio il metro più esatto dell’intesa, l’abbraccio non perdona.”
Romanzo generazionale, ironico e divertente. Grandi viaggi in Vespa e buona musica anni Settanta. E un amore, quello tra Giulia e Mario, che dura dai tempi dell’università che dovrà resistere all’arrivo improvviso di un figlio e alla perenne indecisione di un padre buffo, spaurito, indimenticabile personaggio in cui riconosciamo la nostalgia e l’allegria degli anni che separano dall’ingresso nell’ età adulta.
Questo libro mi è piaciuto un po’ meno del precedente di Lincalzi, ma è sempre un bel libro, scritto in modo semplice , scorrevole, molto piacevole con un umorismo intelligente.