Il gioco di Ripper è il nuovo libro di Isabel Allende che per la prima volta si cimenta nella stesura di un thriller, pubblicato a dicembre 2013.
Mia madre è ancora viva, ma sarà uccisa Venerdì Santo a mezzanotte” lo avvertì Amanda Martín e l’ispettore capo la prese sul serio, visto che aveva dato prova di saperne più di lui e di tutti gli agenti della Sezione Omicidi. La donna era prigioniera da qualche parte nei diciottomila chilometri quadrati della Baia di San Francisco, avevano poche ore per trovarla ancora in vita e lui non sapeva da dove cominciare. Per non umiliare la vittima con una denominazione più esplicita, il primo omicidio fu catalogato dal gruppo di giocatori come “il crimine della mazza da baseball fuori posto”. Era composto da cinque adolescenti e da un signore di una certa età che si riunivano via computer per partecipare a Ripper, un gioco di ruolo.
Per Amanda e i suoi amici Ripper era solo un gioco. Ma quando San Francisco è scossa da una serie di misteriosi omicidi, Amanda sembra l’unica in grado di risolvere l’enigma.
Le donne della famiglia Jackson, Indiana e Amanda, madre e figlia, sono molto legate pur essendo diverse come il giorno e la notte.
Indiana, guaritrice in una clinica olistica, è una donna libera e fiera della propria vita. Sposata e poi separatasi molto giovane dal padre di Amanda, è riluttante a lasciarsi coinvolgere sentimentalmente, che sia con Alan, ricco erede di una delle famiglie dell’alta borghesia di San Francisco, o con Ryan, enigmatico e affascinante ex navy seal, ferito durante la sua ultima missione.
Mentre la madre vede soprattutto il lato buono delle persone, Amanda, come suo padre, ispettore capo della Sezione Omicidi della polizia di San Francisco, è affascinata dal lato oscuro della natura umana.
Brillante e introversa, appassionata lettrice, dotata di un eccezionale talento per le indagini criminali, si diletta a giocare a Ripper, un gioco online ispirato a Jack the Ripper, Jack lo Squartatore, in cui bisogna risolvere casi misteriosi.
Quando la città è scossa da una serie di efferati omicidi, Amanda si butta a capofitto nelle indagini, scoprendo, prima della polizia, che i delitti potrebbero avere un legame fra loro. Ma il caso diventa fin troppo personale quando sparisce Indiana. La scomparsa della madre è collegata al serial killer? Ora la giovane detective si ritrova ad affrontare il mistero più complesso che le sia mai capitato, e deve risolverlo prima che sia troppo tardi.
Isabel Allende da prova di essere un’abile scrittrice capace di sperimentare anche altri generi letterari.
Il gioco di Ripper” è un thriller dove legami familiari, intuito e misteri creano un intreccio ricco di sorprese e nel quale i lettori più giovani si appassioneranno sicuramente, mentre quelli più datati ripenseranno con nostalgia l’atmosfera magica contenuta nel La casa degli spiriti, in Eva Luna o ne Il Piano infinito.
“Il romanzo è dedicato a “A William C. Gordon, mio socio in amore e nel crimine”, come spiega nei ringraziamenti:
“questo libro è nato l’8 gennaio 2012 perché la mia agente, Carmen Balcells, suggerì a Willie Gordon, mio marito, e a me di scrivere un giallo a quattro mani. Ci provammo, ma dopo ventiquattr’ore fu evidente che il progetto si sarebbe concluso in un divorzio e pertanto lui continuò a dedicarsi alle sue cose – il suo sesto romanzo poliziesco – e io mi rinchiusi a scrivere da sola, come sempre. Tuttavia, questo libro, senza Willie non esisterebbe; mi ha aiutato per quanto riguarda la struttura e la suspense e mi ha sostenuto quando ero sul punto di cedere”.
La mattina del 13 ottobre 2011, alle otto e un quarto, gli alunni della quarta elementare della scuola pubblica Golden Hills di San Francisco entrarono in palestra correndo al ritmo del fischietto dell’allenatore che li spronava dalla porta. La palestra, ampia, moderna e ben attrezzata, costruita grazie alla generosità di un ex alunno che aveva accumulato una fortuna prima che scoppiasse la bolla immobiliare, veniva utilizzata anche per le cerimonie di consegna dei diplomi e gli spettacoli di musica e teatro. Per il riscaldamento, la fila dei bambini doveva fare due giri completi del campo di pallacanestro, ma si fermò al centro, davanti all’inatteso rinvenimento di un corpo che giaceva piegato in due su una cavallina, con i pantaloni arrotolati alle caviglie, il posteriore all’aria e l’impugnatura di una mazza da baseball infilata nel retto. I bambini rimasero intorno al corpo, strabiliati, finché uno di nove anni, più intrepido degli altri, si chinò per passare l’indice su una macchia scura del pavimento e stabilire che, se non era cioccolato, doveva trattarsi di sangue secco, e nel frattempo un altro bambino raccoglieva la cartuccia di un proiettile, se la metteva in tasca per barattarla durante la ricreazione con un fumetto pornografico, e una bambina filmava il cadavere con il suo cellulare. L’allenatore, che continuava a suonare il fischietto a ogni espirazione, si avvicinò saltellando al gruppo compatto degli alunni e alla vista di quello spettacolo, che non aveva affatto l’aria di essere uno scherzo, fu colto da una crisi di nervi. Gli schiamazzi attirarono altri maestri che, a grida e spintoni, fecero uscire dalla palestra gli alunni, trascinarono fuori l’allenatore, estrassero la mazza da baseball dal cadavere e lo stesero a terra, verificando a quel punto che aveva un foro insanguinato in mezzo alla fronte. Lo coprirono con un paio di felpe e poi chiusero la porta in attesa della polizia, che arrivò in soli diciannove minuti; ormai la scena del delitto era stata talmente contaminata che risultava impossibile stabilire con precisione cosa diavolo fosse successo.