Le parole per dirlo è una raccolta di racconti voluta e progettata da Nick Hornby, pubblicata 2000.
Dodici storie narrate da dodici personaggi e sgorgate dall’immaginazione di dodici autori: Dave Eggers, Zadie Smith, Irvine Welsh, Helen Fielding, Roddy Doyle, Melissa Bank e altri, incluso lo stesso Nick Homby, a cui si deve quest’idea. Il tono dei racconti è assai diverso, dissacrante, spiritoso, eccessivo, tagliente, specchio fedele dei personaggi che raccontano in prima persona…
Una cuoca specializzata nelle «ultime cene» del braccio della morte; un quattordicenne alla sua prima e sconcertante esperienza sessuale; il buttafuori skinhead che viene assunto come guardia in un museo e s’innamora di un quadro allo stesso tempo mistico e pornografico: sono queste alcune delle storie che compongono Le parole per dirlo, una raccolta progettata e voluta da Nick Hornby i cui proventi, come spiega Hornby stesso nell’introduzione, sono devoluti a un istituto specializzato nell’educazione dei bambini autistici. Per questo fine, l’autore di Alta fedeltà e Un ragazzo ha saputo radunare intorno a sé scrittori tra i più celebrati del momento come Roddy Doyle, Dave Eggers, Melissa Bank, Irvine Welsh e Zadie Smith, riuscendo a offrire al lettore, oltre che un ampio panorama dell’attuale narrativa in lingua inglese, anche una sorta di concerto d’orchestra in cui ogni racconto diviene strumento tagliente e dissacrante di una polifonia divertita, ma pur sempre amara, sulle contraddizioni della contemporaneità.
Dodici autori, quindi, dodici narratori dalle personalità molto diverse ma tutti nel segno di una forte qualità letteraria che danno fiato ad altrettante voci sulla precarietà dell’esistenza: quella del piastrellista quarantenne che, dopo aver trovato un topo morto nella sua cucina, sprofonda in un’irreversibile crisi di mezza età o quella del mimo talmente compreso nella sua arte da non capire quanto tutta la sua vita si stia rivelando un fallimento; quella di un’invecchiata «Grace Kelly dell’Hampshire», incapace di un rapporto autentico con la figlia, insieme a quella del bambino che soltanto nella stanza della nonna morente sa ritrovare il senso di un mondo che non si sente in grado di comprendere.
ROBERT HARRIS, II discorso del Primo Ministro
MELISSA BANK, The Wonder Spot
GILES SMITH, Ultimi desideri
PATRICK MARBER, Peter Shelley
COLIN FIRTH, II Ministero del Nulla
ZADIE SMITH, Sono l’unico
NICK HORNBY, Gesù dei Capezzoli
DAVE EGGERS, Da quando mi gettarono nel fiume a prima di annegare
HELEN FIELDING, Fortuna sfacciata
RODDY DOYLE, Lo schiavo
IRVINE WELSH, Senso di colpa cattolico (sai anche tu che ti piace)
JOHN O’FARRELL, Camminare nel vento
“Sono andato dietro alla tenda, e in fondo alla parete più lontana, c’era questo enorme quadro di Gesù. Direi che era circa tre metri di altezza per un metro e mezzo di larghezza, qualcosa del genere. Era simile ai quadri che si sono già visti – occhi chiusi, la solita corona di spine sulla testa…
Davanti al quadro c’è una sedia, e mi ci sono diretto per sedermi. E man mano che mi avvicinavo, sono riuscito a vedere che il quadro era fatto di centinaia – migliaia, forse milioni – di quadratini, come le tessere di mosaico che avevo rubato dalle rovine romane. E quando sono stato vicinissimo, ho visto che questi milioni di quadratini erano in realtà delle piccole immagini, e ogni singola immagine conteneva almeno un seno di donna. Sapete quelle figure fatte di puntini? Be’, ecco com’era fatto questo quadro di Gesù, tranne che tutti i punti sono capezzoli. Ed è questo il nome del quadro: Gesù dei capezzoli. C’erano seni grandi e seni piccoli, e capezzoli grandi e capezzoli piccoli, e seni neri e seni bianchi. E in alcuni immagini c’erano anche quattro seni, e ho visto che tutte le immagini erano foto di riviste pornografich, che lui aveva ritagliato e incollato. Deve averci messo degli anni. Così ho capito a cosa si riferiva il cartello.” da Gesù dei Capezzoli, di Nick Hornby