Il partner è un romanzo di John Grisham, pubblicato nel 1997, una storia che racconta di una truffa, di complotto, un grande studio legale, un socio infedele, una doppia vita.
“Tutti sognano di svanire, Karl. A un certo punto nella loro vita, tutti meditano sulla possibilità di abbandonarsi ogni cosa alle spalle. La vita è sempre più bella su una spiaggia o in cima a un monte. Senza problemi. È un desiderio innato. Noi siamo i discendenti di immigrati che hanno lasciato dietro di sé situazioni invivibili e sono venuti qui in cerca di un’esistenza migliore. E hanno continuato a spostarsi verso ovest, a fare i bagagli e ripartire, sempre a caccia della pentola d’oro in fondo all’arcobaleno. Ora non ci sono più nuovi posti dove andare.”
Patrick Lanigan, un giovane avvocato, socio di un prestigioso studio legale americano, muore in un incidente d’auto. Dopo pochi giorni dalla sua scomparsa, si perdono le tracce di novanta milioni di dollari che avrebbero dovuto essere depositati su un conto del suo studio legale e farà nascere in molti il sospetto che forse il giovane Lanigan non sia realmente morto. FBI e detective privati, uomini di legge e nemici lo cercano, ma lo vogliono davvero morto, perchè con lui si era portato una massa di prove e documenti che potrebbero smascherare un importante caso di corruzione ai vertici dello stato.
La cattura di Danilo Silva in Brasile, da parte di un gruppo di persone che lavora per conto di un investigatore privato, sarà l’evento in seguito al quale i fatti realmente accaduti e connessi con la morte di Lanigan inizieranno a prendere forma.
Un ruolo fondamentale nel piano lo giocherà anche una giovane donna, Eva Miranda, lei stessa avvocato, che aiuterà e sosterrà Lanigan, operando celata dietro una falsa identità e tessendo le fila di un’altra storia dall’epilogo per niente scontato…
Lo trovarono a Ponta Porã, una piacevole cittadina brasiliana, a due passi dal Paraguay, in un territorio ancora conosciuto come la Frontiera.
Lo trovarono in un’ombreggiata casa di mattoni in Rua Tiradentes, un ampio viale con una fila d’alberi al centro e ragazzini scalzi che giocano a calcio sull’asfalto rovente.
Lo trovarono solo, per quanto si poté stabilire, anche se negli otto giorni in cui lo avevano sorvegliato di nascosto avevano visto una donna delle pulizie andare e venire nelle ore più disparate.
Lo trovarono che conduceva una vita comoda, ma certo non agiata. L’abitazione era modesta, sarebbe potuta appartenere a qualsiasi commerciante locale. L’automobile era un Maggiolino Volkswagen del 1983, fabbricata a São Paulo insieme a milioni di altre. Era rossa e pulita, lucida da scintillare. La prima fotografia gliel’avevano scattata mentre la incerava dietro il cancello della sua proprietà.
Lo trovarono molto dimagrito, ben sotto i centodieci chili dell’ultima volta in cui era stato visto. Carnagione e capelli erano più scuri, il mento era più squadrato e il naso più appuntito. Impercettibili modifiche al volto. Avevano pagato profumatamente per corrompere il chirurgo di Rio che lo aveva operato due anni e mezzo prima.
Lo trovarono dopo quattro anni di noiose ma puntigliose ricerche, quattro anni di vicoli ciechi, buchi nell’acqua e false segnalazioni, quattro anni di soldi buoni buttati al vento, soldi che sarebbe stato meglio spendere per
qualcosa di più proficuo, sembrava.
Ma lo trovarono. E attesero.