La convocazione è un romanzo del 2002 di genere legal thriller di John Grisham. Una trama incalzante, ricca di suspense, in cui si intrecciano antichi rancori, fredde menzogne e segreti di famiglia che catturano il lettore nel gioco affascinante della verità presunta.
“Il sogno del giudice Reuben Atlee era stato che i suoi figli si laureassero in legge e tornassero a Clanton. Lui sarebbe andato in pensione e con loro avrebbe aperto uno studio in piazza. Lì avrebbero seguito un’onorevole carriera e lui avrebbe insegnato loro come essere avvocati: avvocati gentiluomini, avvocati di campagna.”
Ray Atlee, professore di legge all’Università della Virginia, ha quarantatré anni e da poco è stato abbandonato dalla moglie. La sua vita scorre in una monotonia appena scalfita dalle lezioni di volo e dal sogno irrealizzato di possedere un aereo. Suo fratello Forrest, invece, è la classica pecora nera della famiglia, da sempre alle prese con problemi di alcol e droga.
Grande è il disappunto di Ray quando riceve una fredda convocazione dal padre, il vecchio giudice Reuben V. Atlee, uomo rigido e integerrimo che, malato terminale di cancro, vive recluso nella malandata dimora di Maple Run, nel Mississippi. Nella lettera il Giudice richiede la presenza dei figli per discutere l’amministrazione dei beni di famiglia.
Al suo arrivo Ray trova il padre cadavere con una confezione di morfina accanto e, in un nascondiglio, alcune scatole piene di soldi. Da dove vengono? Perché non se ne fa cenno nel testamento? E chi altri conosce l’esistenza di quel denaro?
Il mistero legato all’origine del patrimonio e la decisione di non perdere l’inaspettata ricchezza coinvolgeranno il protagonista in un incubo dai contorni indefinibili.
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Giunse per posta, servizio ordinario alla vecchia maniera, perché il Giudice aveva quasi ottant’anni e diffidava dei nuovi sistemi. Niente e-mail o fax. Non usava una segreteria telefonica e non aveva mai amato il telefono. Batteva le sue lettere con i due indici, un tasto alla volta, curvo sulla sua vecchia Underwood appoggiata sopra una scrivania a serranda sotto il ritratto di Nathan Bedford Forrest. Suo nonno aveva combattuto con Forrest a Shiloh e in tutto il profondo Sud e per il Giudice non c’era figura storica più venerata. Per trentadue anni aveva elegantemente evitato di tenere udienze il 13 luglio, giorno del compleanno di Forrest.
Giunse insieme a un’altra lettera, una rivista e due fatture, e fu messa come di consueto nella cassetta riservata al professor Ray Atlee, presso la scuola di legge. Lui la riconobbe immediatamente, perché quelle buste scandivano la sua vita da sempre. Era di suo padre, l’uomo che anche lui chiamava “il Giudice”.
Il professor Atlee osservò la lettera, incerto se aprirla subito o aspettare. Buone o cattive nuove, con suo padre non si poteva mai dire, sebbene il vecchio stesse morendo e le buone notizie fossero rare. La busta era sottile e sembrava contenere un solo foglio; niente di insolito in questo. Il Giudice era stringato nello scrivere, nonostante la passata fama di verbosità nelle sue esternazioni dal banco della corte.
Di sicuro era una lettera formale. Il Giudice non era tipo da convenevoli, aborriva i pettegolezzi e le chiacchiere a tempo perso.