Nevicata di Giovanni Pascoli è un’ode alla bellezza effimera e alla purezza della natura invernale. Pascoli, con la sua prosa delicata e suggestiva, invita il lettore a immergersi in un mondo incantato, trasportato dalla magia della neve e dalla maestria dell’arte poetica di uno dei grandi maestri della letteratura italiana.
In passato, durante l’inverno, le attività di aratura e semina nei campi erano limitate, eppure i contadini attendevano con entusiasmo le abbondanti nevicate di gennaio come un dono prezioso, proprio come recita il proverbio “la neve di gennaio riempie il granaio”. Attualmente, la neve è percepita solo come un inconveniente; è essenziale modificare la nostra prospettiva e coltivare un rispetto più profondo per i ritmi naturali delle stagioni.
La descrizione della campagna immersa nella neve evoca un senso di purificazione e trasformazione. La neve diventa quasi un elemento divino, capace di cancellare e rinnovare. Il attraversare delle figure umane tra le raffiche del vento invernale potrebbe apparire come un simbolo del percorso dell’umanità attraverso la vita, culminando inevitabilmente nell’epilogo ineludibile della morte, a cui alludono appunto i lamenti e le preghiere.
Nevicata di Giovanni Pascoli
Nevica: l’aria brulica di bianco;
la terra è bianca, neve sopra neve;
gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco,
cade del bianco con un tonfo lieve.E le ventate soffiano di schianto
e per le vie mulina la bufera;
passano bimbi; un balbettio di pianto;
passa una madre; passa una preghiera!