Innocente. Una storia vera è un romanzo scritto dal celebre autore di legal thriller John Grisham. Il caso di Ron Williamson ha ossessionato John Grisham per anni, da quando il maestro del legal thriller ha letto incidentalmente la sua vicenda su un giornale locale, decidendo di raccontare per la prima volta un fatto realmente accaduto. Il risultato è una storia umana avvincente e scioccante, pervasa di una forte tensione morale, che arriva a mettere in discussione l’intero sistema legale americano.
“Sono innocente finché non verrò dichiarato colpevole o colpevole finché non verrò dichiarato innocente?”
L’8 dicembre 1982, nella cittadina di Ada, in Oklahoma, la giovane Debbie Carter viene ritrovata da un’amica sul pavimento della propria casa. È nuda, coperta di sangue, e qualcuno ha scritto parole incomprensibili sul suo corpo. Ada è una tranquilla località del Midwest, dove tutti si conoscono e si ritrovano in chiesa. Nessuno avrebbe mai creduto possibile un omicidio tanto sanguinoso, e la stessa polizia è impreparata all’evento. Per quasi cinque anni il caso rimane irrisolto, fino a quando gli inquirenti non decidono di incriminare Ron Williamson, già noto alle forze dell’ordine per i suoi comportamenti bizzarri, al limite della follia. In “Innocente” John Grisham ricostruisce con la precisione del legale e l’empatia del grande romanziere la vicenda personale e giudiziaria di Williamson. Promettente giocatore di baseball, Ron lascia Ada nel 1971 per trasferirsi a Oakland, in California, come prima scelta della squadra professionistica locale. Sei anni dopo, i suoi sogni si infrangono per colpa di un infortunio al braccio. Rifugiatosi nell’alcol e nelle droghe, tornerà da sconfitto in Oklahoma, incapace di mantenere un lavoro o un qualsiasi rapporto stabile e mostrando progressivi segni di squilibrio. Quando la polizia si convince che è lui l’assassino di Debbie Carter, Williamson non ha modo di difendersi. Non ha denaro per pagarsi un avvocato decente, i suoi concittadini lo guardano con sospetto e la malattia mentale lo rende inabile ad affrontare un processo. Nonostante gridi la propria innocenza,Williamson verrà travolto da una spirale giudiziaria che lo porterà nel braccio della morte, e a un passo dall’esecuzione.
“«È una specie di gara, di partita. Le due squadre possono sia attaccare sia difendersi e non si può prendersela con gli avversari perché ci attaccano o si difendono: fa parte del gioco».
La risposta di Ron fu: «Sì, ma in questo gioco io sono il pallone che tutti pigliano a calci».”
Non è il “solito” romanzo di Grisham piuttosto è il rapporto dettagliato di una vicenda realmente accaduta basata su atti processuali, errori assurdi, indagini approssimative ed una mostruosa macchina giudiziaria che ha portato un’innocente ad un soffio dalla morte. E’ certamente un libro che fa riflettere, che fa paura e che ti fa capire che potrebbe capitare a tutti.
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Le dolci colline del Sud-est dell’Oklahoma, da Norman fino al confine con l’Arkansas, un tempo erano ricche di petrolio. La campagna è punteggiata di vecchi impianti di trivellazione. I pochi ancora in funzione tirano su a fatica quantità così esigue di greggio che passandoci vicino è inevitabile chiedersi se ne valga la pena; molti sono dismessi, strutture di metallo corroso fra il verde a ricordare tempi più prosperi.
Intorno a Ada, una cittadina di sedicimila abitanti con un college e un tribunale di contea, gli impianti sono fermi ormai da tempo, perché i pozzi sono esauriti. Ormai a Ada l’economia ruota intorno alle fabbriche di mangimi e alle coltivazioni di pecan.
Il centro della città è vivo. Non ci sono palazzi abbandonati o botteghe chiuse da assi di legno: i commercianti sopravvivono, benché la maggior parte dei negozi si sia trasferita in periferia, e all’ora di pranzo bar e ristoranti sono pieni.
Il palazzo di giustizia è piccolo, vecchio e sempre pieno di gente. Vicino, ci sono uffici amministrativi, diversi studi legali e il carcere, un bunker privo di finestre, occupato prevalentemente da spacciatori e tossicomani.
In fondo alla via principale della città, Main Street, c’è il campus della East Central University, che ha quattromila iscritti, molti dei quali vanno e vengono dalle città vicine. L’università rende la cittadina più vitale, attira molti giovani e dà un tocco di multiculturalismo al Sud-est dell’Oklahoma.
Il quotidiano locale si chiama “Ada Evening News”, copre tutta la regione e cerca di competere con “The Oklahoman”, la principale testata. In genere la prima pagina tratta notizie nazionali e internazionali, e all’interno ci sono fatti di cronaca statale e locale, politica, sport e necrologi.
Gli abitanti di Ada e della contea di Pontotoc sono un gradevole mix fra meridionali di provincia e occidentali indipendenti. Il loro accento non è molto diverso da quello del Texas orientale o dell’Arkansas, con le vocali allungate. È la terra dei Chickasaw. Nell’Oklahoma ci sono più nativi americani che in qualsiasi altro Stato del Nordamerica e quasi tutti i bianchi hanno un po’ di sangue pellerossa. Un tempo se ne vergognavano, adesso ne vanno fieri.
4 commenti
imparato molto
quello che stavo cercando, grazie
imparato molto
Nei giorni scorsi avevo letto questa recensione e stamattina ho preso questo libro…
Laura http://chebirba.blogspot.com