Il professionista è un romanzo di John Grisham, pubblicato nel 2007. Ambientato in Italia, Grisham torna alla sorprendente vena de “L’allenatore” regalandoci uno romanzo sullo sport, l’amicizia e le occasioni con cui la vita, a volte, torna a sorprenderci.
“I giocatori italiani avevano rapidamente adottato i compagni americani. Sly diceva che succedeva tutti gli anni. Gli italiani si sentivano onorati di avere veri professionisti in squadra e volevano assicurarsi che Parma risultasse adeguatamente ospitale. Gastronomia e vino erano le chiavi della città.”
Rick Dockery, ex promessa del football americano, è un quarterback che non ha mai saputo trovare la spinta necessaria per diventare un grande giocatore. La sua carriera sembra ormai avviata verso una dignitosa mediocrità. Una sera, però, entrato in campo sul netto vantaggio della propria squadra, Rick riesce a rovinare la partita, e la propria vita, con quella che sarà descritta da tutti i media come la peggior performance nella storia del football professionistico. Quando, dopo un incidente in campo, Rick si sveglia in un letto d’ospedale, la sua squadra lo ha già licenziato. Ma giocare a football è l’unico mestiere che Rick conosce, e per questo prega il proprio agente di trovargli, nonostante la sua ormai pessima fama, un ingaggio qualsiasi che lo aiuti a superare la crisi. Dopo una disperata ricerca, un posto sembra rendersi finalmente disponibile. E’ in Italia, nella squadra dei Panthers Parma. Rick non sapeva nemmeno che in Italia il football fosse praticato e non ha nemmeno la più vaga idea di dove Parma si trovi. Tuttavia parte, deciso a superare questo momento di sciagura e tornare in America non appena gli sarà possibile. Ciò che Rick però non sa è che, nonostante i mille, comici equivoci che un americano che conosce solo la propria lingua può generare nella provincia italiana, a Parma troverà molte cose che la vita negli Stati Uniti non aveva saputo offrirgli: buon cibo e tempi rilassati, ma soprattutto degli amici, un amore e la riscoperta gioia di giocare.
“In ogni partita c’è sempre un momento in cui il quarterback si ritrova con un ricevitore smarcato, una frazione di secondo per lanciare la palla, e con un mastodontico uomo della linea di difesa che supera la tasca senza che nessuno lo blocchi. A quel punto il quarterback deve scegliere. Può stringere i denti, sacrificare il proprio corpo, mettere la squadra prima di tutto, lanciare il maledetto pallone, fare il grande gioco e lasciarsi schiacciare. Oppure può proteggere la palla, correre via e pregare di riuscire a sopravvivere fino al prossimo gioco.”
Stesso discorso per “l’allenatore”, prima di leggerlo imparate almeno i rudimenti del “Football Americano”, altrimenti è come vedere per la prima volta una partita di calcio a vent’anni senza che se ne sia mai sentito parlare.
Per il resto, pur essendo pieno di luoghi comuni sull’Italia e gli Italiani, il racconto è scorrevole, ma lontano mille miglia dai colpi di scena dei legal Thriller migliori di John Grisham.
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Era un letto d’ospedale, questo almeno sembrava certo, anche se la certezza andava e veniva. Era stretto e duro e lungo i lati, a impedire la fuga, c’erano luccicanti sponde metalliche, dritte come sentinelle. Le lenzuola erano semplici e molto bianche. Sterilizzate. La stanza era buia, ma la luce del sole cercava di infiltrarsi dai bordi delle tende che oscuravano la finestra.
Chiuse di nuovo gli occhi; perfino quell’azione era dolorosa. Poi li riaprì e per un lungo, silenzioso minuto riuscì a tenere le palpebre separate e a mettere a fuoco il suo piccolo mondo nebbioso. Era supino, immobilizzato dalle lenzuola ben rincalzate. A sinistra notò un tubicino che scendeva fino alla mano, per poi scomparire da qualche parte dietro di lui. Sentì una voce distante, fuori nel corridoio. Poi fece l’errore di cercare di muoversi, solo un piccolo aggiustamento della testa, ma non funzionò. Lampi roventi di dolore si scaricarono nel cranio e nel collo. Gemette a voce alta.