Con Il ricatto l’inventore del legal thriller, John Grisham, torna, nel 2009, a narrare le vicissitudini di un giovane avvocato sull’orlo del baratro, alle prese con le storture e le aberrazioni della sua professione.
“In fondo alla palestra, proprio sotto il vecchio tabellone segnapunti, si aprì la porta
ed entrò un uomo, che si appoggiò alle tribune mobili. Si notava perché era un
bianco. In nessuna delle due squadre c’erano giocatori bianchi. L’uomo dava
nell’occhio anche perché indossava un abito nero, o blu scuro, camicia bianca e
cravatta bordeaux, il tutto sotto un trench che indicava il suo essere un agente
federale o un qualche tipo di poliziotto.”
Cresciuto nello studio legale del padre nella cittadina di York, in Pennsylvania, Kyle McAvoy è un giovane con un roseo futuro davanti. Intelligente e di bell’aspetto, è anche direttore dello “Yale Law Journal”, la rivista della scuola di legge. Ma nel suo passato c’è un segreto che lui avrebbe voluto dimenticare, e quando alcuni loschi personaggi lo avvicinano annunciandogli di avere le prove del suo coinvolgimento in uno stupro di gruppo negli anni del college, Kyle avverte la sgradevole sensazione di non essere più l’unico padrone del suo destino. Gli uomini che lo hanno contattato affermano di essere agenti dell’FBI e danno prova di conoscere molte cose che riguardano la sua vita. A poco a poco, però, il colloquio assume contorni ambigui, soprattutto quando entra in scena il sedicente detective Bennie Wright, che, minacciandolo di rendere pubblico un video compromettente, lo costringe a piegarsi alla sua volontà. Ben presto i giochi saranno a carte scoperte. I ricattatori, in realtà, agiscono per conto di un misterioso committente interessato a una causa che vede due prestigiose società darsi battaglia per il possesso dei progetti di un avveniristico bombardiere commissionato dal Pentagono. Kyle, semplicemente, dovrà fare ciò che sogna ogni giovane avvocato: accettare l’offerta di lavorare a New York nel più prestigioso studio legale del mondo, che gli ha offerto un impiego strapagato. Questo gli consentirà di passare ai suoi ricattatori preziose informazioni riguardo al contenzioso in atto. Trovandosi costretto a commettere un crimine per nasconderne un altro, Kyle si rende conto che la sua carriera e la sua libertà sono in pericolo, come anche il futuro che aveva immaginato per sè. Ribellarsi al diabolico meccanismo che rischia di stritolarlo significherà ridare un senso al suo codice etico e mettersi una volta per tutte alla ricerca della verità, anche su se stesso.
“Invece Kyle non provava che paura e apprensione. Sette anni di scuola, grande
successo come studente… e ora tutto si riduceva a una cosa soltanto: la miserabile vita
di una spia costretta a essere tale.”
Non ho ancora letto questa ultima opera di Grisham, i commenti di amici che lo hanno fatto mi lasciano un pò perplessa, dicono che, malgrado l’idea sia interessante, è molto lontano dal John Grisham che abbiamo imparato a conoscere agli esordi, con le memorabili avventure che sapevano tenere il lettore incollato al racconto sino alle ultime pagine. Un discreto e stringato romanzo che sembra più pubblicato per sfruttare periodicamente il nome dell’Autore ed illudere il lettore che non per farlo felice. Finale sottotono.
Più ne parlano male più mi incuriosisco, sarà davvero come lo descrivono?
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Le regole della New Haven Youth League prevedevano che ogni ragazzino entrasse in campo per almeno dieci minuti a partita. Erano ammesse eccezioni nel caso di giocatori che avessero saltato gli allenamenti o violato altre regole. Allora il coach poteva redigere un rapporto prepartita per informare il tavolo dei giudici che il Tal dei Tali avrebbe giocato poco, o magari per niente, a causa di qualche infrazione. Alla lega questo non piaceva granché, dopo tutto si trattava di un’attività ricreativa più che competitiva.
A quattro minuti dalla fine della partita, coach Kyle guardò verso la panchina, fece un cenno in direzione di un ragazzino cupo e imbronciato di nome Marquis e gli chiese: «Vuoi entrare?». Senza rispondere, Marquis si avvicinò al tavolo dei giudici e aspettò un’interruzione del gioco. Le sue infrazioni erano numerose: allenamenti saltati, scuola marinata, brutti voti, smarrimento dell’uniforme, turpiloquio. In effetti, dopo dieci settimane e quindici partite, Marquis aveva violato tutte le poche norme che il suo allenatore aveva tentato di imporre. Coach Kyle si era reso conto ormai da tempo che qualsiasi nuova regola sarebbe stata immediatamente trasgredita dalla sua star, ed era quella la ragione per cui aveva ridotto al massimo l’elenco e vinto la tentazione di aggiungerne altre. Non stava funzionando comunque. Cercare di gestire con mano morbida dieci ragazzini provenienti da quartieri degradati aveva fatto finire i Red Knights all’ultimo posto in classifica del campionato d’inverno, divisione fino ai dodici anni.
Marquis di anni ne aveva solo undici, ma era chiaramente il miglior giocatore sul parquet. Preferiva tirare e segnare piuttosto che passare e difendere, e nel giro di due minuti, evitando agilmente la marcatura di atleti più grossi di lui, aveva segnato sei punti. Aveva una media di quattordici punti a partita e, se gli fosse stato concesso di giocare più di un tempo, probabilmente avrebbe potuto arrivare a trenta. Secondo la sua giovane opinione, non aveva alcun bisogno di allenarsi.
1 commento
lo sto leggendo adesso, assomiglia molto al socio, altro libro di questo autore, ma non è male, vediamo come finisce…