L’alchimista è un libro di Paulo Coelho la cui prima edizione risale al 1988. Per questa opera l’autore ha vinto il Premio Grinzane Cavour nel 1996. I delicati acquerelli di Moebius si accompagnano al clima spirituale e magico di questo romanzo.
« Ascolta il tuo cuore. Esso conosce tutte le cose »
Impara ad ascoltare il tuo cuore: è l’insegnamento che scaturisce da questa favola spirituale e magica.
E’ la storia di una iniziazione. Ne è protagonista Santiago, un giovane pastorello andaluso il quale, alla ricerca di un tesoro sognato, intraprende quel viaggio avventuroso, insieme reale e simbolico che, al di là dello Stretto di Gibilterra e attraverso tutto il deserto nordafricano, lo porterà fino all’Egitto delle Piramidi. E sarà proprio durante il viaggio che il giovane, grazie all’incontro con il vecchio Alchimista, salirà tutti i gradini della scala sapienziale: nella sua progressione sulla sabbia del deserto e, insieme, nella conoscenza di sé, scoprirà l’Anima del Mondo, l’Amore e il Linguaggio Universale, imparerà a parlare al sole e al vento e infine compirà la sua Leggenda Personale. Il miraggio, qui, non è più solo la mitica Pietra Filosofale dell’Alchimia, ma il raggiungimento di una concordanza totale con il mondo, grazie alla comprensione di quei “segni”, di quei segreti che solo è possibile captare riscoprendo un Linguaggio Universale fatto di coraggio, di fiducia e di saggezza che da tempo gli uomini hanno dimenticato.
“Il ragazzo si chiamava Santiago. Stava cominciando a imbrunire quando giunse con il suo gregge davanti a una vecchia chiesa abbandonata. Il tetto era crollato da tempo e un enorme sicomoro era cresciuto nel luogo dove una volta sorgeva la sacrestia. Decise di trascorrere la notte in quel luogo. Fece entrare tutte le pecore dalla porta in rovina e poi dispose alcune tavole di legno perché non potessero fuggire durante la notte. Non c’erano lupi in quella zona, ma una volta un animale era scappato e c’era voluta un’intera giornata perché lo ritrovasse.”
Un libro semplice ma intenso, una fiaba piena di magia e saggezza, una visione del mondo diversa, gli spunti di riflessioni sono tantissimi. Questo libro quando è stato scritto era una goccia nel mare riguardo certi concetti, ma oggi ci sono tantissime altre opere che possono eguagliarlo, tra pregi e difetti forse non è il capolavoro che ci si aspetta, ma vale la pena leggerlo.
PROLOGO
L’Alchimista prese un libro, portato da qualcuno della carovana. Il volume era privo di copertina, ma lui riuscì a identificarne l’autore: Oscar Wilde. Mentre sfogliava le pagine, trovò una storia su Narciso.
L’Alchimista conosceva la leggenda di Narciso, un bel giovane che tutti i giorni andava a contemplare la propria bellezza in un lago. Era talmente affascinato da se stesso che un giorno scivolò e morì annegato. Nel punto in cui cadde nacque un fiore, che fu chiamato narciso.
Ma non era così che Oscar Wilde concludeva la storia.
Egli narrava invece che, quando Narciso morì, accorsero le Oreadi – le ninfe del bosco – e videro il lago trasformato da una pozza di acqua dolce in una brocca di lacrime salate.
“Perché piangi?” domandarono le Oreadi.
“Piango per Narciso,” disse il lago.
“Non ci stupisce che tu pianga per Narciso,” soggiunsero. “Infatti, mentre noi tutte lo abbiamo sempre rincorso per il bosco, tu eri l’unico ad avere la possibilità di contemplare da vicino la sua bellezza.”
“Ma Narciso era bello?” domandò il lago.
“Chi altri meglio di te potrebbe saperlo?” risposero, sorprese, le Oreadi. “In fin dei conti, era sulle tue sponde che Narciso si sporgeva tutti i giorni.”
Il lago rimase per un po’ in silenzio. Infine disse:
“Io piango per Narciso, ma non mi ero mai accorto che fosse bello.
Piango per Narciso perché, tutte le volte che lui si sdraiava sulle mie sponde, io potevo vedere riflessa nel fondo dei suoi occhi la mia bellezza.”
“Che bella storia,” disse l’Alchimista.