Il patrimonio di libri e immagini di 101 archivi e 46 biblioteche del nostro Paese sarà digitalizzato e accessibile online, così nasce la Digital Library d’Italia. Il finanziamento previsto per l’iniziativa è di 2 milioni di euro, un investimento per il futuro, spero solo che sia reale e che non sia un alto modo per mangiar soldi, anche perchè rispetto al resto del mondo siamo già in ritardo.
La classifica dei libri più venduti di questa settimana resta quasi ferma, a parte qualche ritorno, scopriamola:
1.
Ancora in prima posizione Storie della buonanotte per bambine ribelli di Francesca Cavallo e Elena Favilli.
lle bambine ribelli di tutto il mondo: sognate più in grande, puntate più in alto, lottate con più energia. E, nel dubbio, ricordate: avete ragione voi.
C’era una volta… una principessa? Macché! C’era una volta una bambina che voleva andare su Marte. Ce n’era un’altra che diventò la più forte tennista al mondo e un’altra ancora che scoprì la metamorfosi delle farfalle. Da Serena Williams a Malala Yousafzai, da Rita Levi Montalcini a Frida Kahlo, da Margherita Hack a Michelle Obama, sono 100 le donne raccontate in queste pagine e ritratte da 60 illustratrici provenienti da tutto il mondo. Scienziate, pittrici, astronaute, sollevatrici di pesi, musiciste, giudici, chef… esempi di coraggio, determinazione e generosità per chiunque voglia realizzare i propri sogni.
2.
Invariata anche la seconda posizione Le nostre anime di notte di Kent Haruf.
La storia dolce e coraggiosa di un uomo e una donna che, in età avanzata, si innamorano e riescono a condividere vita, sogni e speranze. Nella cornice familiare di Holt, Colorado, dove sono ambientati tutti i romanzi di Haruf, Addie Moore rende una visita inaspettata a un vicino di casa, Louis Waters. Suo marito è morto anni prima, come la moglie di Louis, e i due si conoscono a vicenda da decenni. La sua proposta è scandalosa ma diretta: vuoi passare le notti da me? I due vivono ormai soli, spesso senza parlare con nessuno. I figli sono lontani e gli amici molto distanti. Inizia così questa storia di amore, coraggio e orgoglio.
3.
Stabile al terzo posto Questa non è l’America di Alan Friedman.
“Questa non è l’America” non è un semplice libro sugli Stati Uniti d’America. È una fotografia in tempo reale ma anche un’analisi delle ragioni del passato e del presente della società americana attraverso le lenti della politica, dell’economia, dello stato civile, sullo sfondo delle elezioni presidenziali del 2016. Un saggio narrativo che ha l’obiettivo di indagare le cause della malattia che affligge l’America, una nazione lacerata, impaurita, rabbiosa e con grandi fasce della popolazione in situazione di emarginazione se non addirittura di alienazione e privazione dei diritti fondamentali. È vero, gli Stati Uniti sono ancora la superpotenza mondiale, ma per quanto tempo ancora? Le forze oscure del razzismo e della povertà minacciano la famosa coesione sociale degli americani, senza dimenticare la bomba a orologeria rappresentata da un debito pubblico di quasi ventimila miliardi di dollari. Si aggiunge una Wall Street che non si è riformata e un capitalismo che ha creato la più severa disuguaglianza dei redditi in Occidente: è facile capire perché milioni di americani vivono oggi in una nuova povertà estrema. D’altra parte stiamo parlando di un Paese ricchissimo di risorse, soprattutto imprenditoriali, la cui creatività nel campo dell’innovazione tecnologica (e non solo) non è seconda a nessuno. Allora che fine ha fatto il sogno americano? Cosa cambierà con un nuovo inquilino alla Casa Bianca? E quali sono le prospettive per l’America? Quali i suoi rapporti con l’Europa e con l’Italia?
4.
Sala al quarto posto Vampiri. Nuova inchiesta sulle pensioni d’oro di Mauro Giordano.
Il sistema pensionistico che garantisce i paradisiaci diritti acquisiti e promette ai giovani un futuro d’inferno è il vero punto di rottura del nostro Paese. Ma è un punto di rottura che si rinnova ogni giorno perché, mentre i trentenni non trovano un posto fisso e si vedono recapitare buste arancioni che annunciano una meta previdenziale sempre più inarrivabile, i nababbi con vitalizi e pensioni d’oro, percepite in età ancora giovane, continuano a lavorare, a occupare posti importanti, ad accumulare incarichi, a comandare il Paese. I giornalisti, per esempio, vanno ancora oggi in pensione a 57-58 anni, in barba alla Fornero, e poi continuano a lavorare come se niente fosse. Ma ci sono anche altre categorie di privilegiati che mantengono i privilegi: i burocrati europei, i magistrati (specialmente quelli della Corte Costituzionale), i banchieri e poi tutti coloro che hanno la fortuna di vivere nel paradiso delle pensioni: la Sicilia. A tutto ciò va aggiunta la lotta senza quartiere che ex parlamentari con doppie e triple pensioni e consiglieri comunali con assegni d’oro continuano a ingaggiare per impedire che vengano prese le misure per eliminare, o almeno limitare, lo scandalo che si rinnova ogni giorno. Una lotta che il più delle volte li vede sconfitti nelle piazze ma vincitori nei tribunali perché, per l’appunto, le Sanguisughe non finiscono mai.
5.
Perde ancora un gradino L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita di Alessandro D’Avenia.
“Esiste un metodo per la felicità duratura? Si può imparare il faticoso mestiere di vivere giorno per giorno in modo da farne addirittura un’arte della gioia quotidiana?” Sono domande comuni, ognuno se le sarà poste decine di volte, senza trovare risposte. Eppure la soluzione può raggiungerci, improvvisa, grazie a qualcosa che ci accade, grazie a qualcuno. In queste pagine Alessandro D’Avenia racconta il suo metodo per la felicità e l’incontro decisivo che glielo ha rivelato: quello con Giacomo Leopardi. Leopardi è spesso frettolosamente liquidato come pessimista e sfortunato. Fu invece un giovane uomo affamato di vita e di infinito, capace di restare fedele alla propria vocazione poetica e di lottare per affermarla, nonostante l’indifferenza e perfino la derisione dei contemporanei. Nella sua vita e nei suoi versi, D’Avenia trova folgorazioni e provocazioni, nostalgia ed energia vitale. E ne trae lo spunto per rispondere ai tanti e cruciali interrogativi che da molti anni si sente rivolgere da ragazzi di ogni parte d’Italia, tutti alla ricerca di se stessi e di un senso profondo del vivere. Domande che sono poi le stesse dei personaggi leopardiani: Saffo e il pastore errante, Nerina e Silvia, Cristoforo Colombo e l’Islandese… Domande che non hanno risposte semplici, ma che, come una bussola, se non le tacitiamo possono orientare la nostra esistenza.
6.
Insalita al sesto posto Magari domani resto di Lorenzo Marone.
Luce, una trentenne napoletana, vive nei Quartieri Spagnoli ed è una giovane onesta, combattiva, abituata a prendere a schiaffi la vita. Fa l’avvocato, sempre in jeans, anfibi e capelli corti alla maschiaccio. Il padre ha abbandonato lei, la madre e un fratello, che poi ha deciso a sua volta di andarsene di casa e vivere al Nord. Così Luce è rimasta bloccata nella sua realtà abitata da una madre bigotta e infelice, da un amore per un bastardo Peter Pan e da un capo viscido e ambiguo, un avvocato cascamorto con il pelo sullo stomaco. Come conforto, le passeggiate sul lungomare con Alleria, il suo cane superiore, unico vero confidente, e le chiacchiere con il suo anziano vicino don Vittorio, un musicista filosofo in sedia a rotelle. Un giorno a Luce viene assegnata una causa per l’affidamento di un minore, e qualcosa inizia a cambiare. All’improvviso, nella sua vita entrano un bambino saggio e molto speciale, un artista di strada giramondo e una rondine che non ha nessuna intenzione di migrare. La causa di affidamento nasconde molte ombre, ma forse è l’occasione per sciogliere nodi del passato e mettere un po’ d’ordine nella capatosta di Luce. Risolvendo un dubbio: andarsene, come hanno fatto il padre, il fratello e chiunque abbia seguito il vento che gli diceva di fuggire, o magari restare?
7.
Va giù in settima posizione Qualcosa di Chiara Gamberale, che si concentra sul rischio che corriamo a volere riempire ossessivamente le nostre vite, anziché fare i conti con chi siamo e che cosa vogliamo.
La Principessa Qualcosa di Troppo, fin dalla nascita, rivela di possedere una meravigliosa, ma pericolosa caratteristica: non ha limiti, è esagerata in tutto quello che fa. Si muove troppo, piange troppo, ride troppo e, soprattutto, vuole troppo. Ma, quando sua madre muore, la Principessa si ritrova “un buco al posto del cuore”. Smarrita, prende a vagare per il regno e incontra così il Cavalier Niente che vive da solo in cima a una collina e passa tutto il giorno a “non-fare qualcosa di importante”. Grazie a lui, anche la Principessa scopre il valore del “non-fare”. E del silenzio, dell’immaginazione, della noia: tutto quello da cui era sempre fuggita. Tanto che, dopo avere fatto amicizia con il Cavalier Niente, Qualcosa di Troppo gli si ribella e pur di non fermarsi e di non sentire l’insopportabile “nostalgia di Niente” che la perseguita vive tante, troppe avventure… Fino ad arrivare in un misterioso tempio color pistacchio e capire che “è il puro fatto di stare al mondo la vera avventura”.
8.
Sale all’ottavo posto La grande via di Franco Berrino e Luigi Fontana.
“Ci sono sempre più prove scientifiche che opportune scelte nutrizionali e di esercizio fisico associate a tecniche di respirazione e di meditazione, siano essenziali per favorire una longevità in salute e prevenire e curare le malattie croniche tipiche della nostra era.” Cibo, movimento e meditazione sono le tre vie al benessere del “metodo Berrino”: “Lo stile di vita occidentale, caratterizzato da crescente sedentarietà e da una dieta ipercalorica sempre più ricca di alimenti industrialmente raffinati e di alimenti di origine animale, e povera di verdure, legumi e cereali integrali, contribuisce a gran parte delle patologie croniche che ci affliggono…”
9.
Perde quota e va in nona posizione A cantare fu il cane di Andrea Vitali.
La quiete della notte tra il 16 e il 17 luglio 1937 viene turbata a Bellano da un grido di donna. Trattasi di Emerita Diachini in Panicarli, che urla: “Al ladro! Al ladro!” perché ha visto un’ombra sospetta muoversi tra i muri via Manzoni. E in effetti un balordo viene poi rocambolescamente acciuffato dalla guardia notturna Romeo Giudici. È Serafino Caiazzi, noto alle cronache del paese per qualche piccolo reato finito in niente, soprattutto per le sue incapacità criminali. Chiaro che il ladro è lui, chi altri? Ma al maresciallo Maccadò servono prove, mica bastano le voci di contrada e la fama scalcinata del presunto reo. Ergo, scattano le indagini. Che vedono protagonista il cane di Emerita, un bastardino ringhioso che si attacca ai polpacci di qualunque estraneo…
10.
In decima posizione ritorna L’arminuta di Donatella Di Pietrantonio.
Ci sono romanzi che toccano corde così profonde, originarie, che sembrano chiamarci per nome. È quello che accade con L’Arminuta fin dalla prima pagina, quando la protagonista, con una valigia in mano e una sacca di scarpe nell’altra, suona a una porta sconosciuta. Ad aprirle, sua sorella Adriana, gli occhi stropicciati, le trecce sfatte: non si sono mai viste prima. Inizia così questa storia dirompente e ammaliatrice: con una ragazzina che da un giorno all’altro perde tutto – una casa confortevole, le amiche più care, l’affetto incondizionato dei genitori. O meglio, di quelli che credeva i suoi genitori. Per “l’Arminuta” (“la Ritornata”), come la chiamano i compagni, comincia una nuova e diversissima vita. La casa è piccola, buia, ci sono fratelli dappertutto e poco cibo sul tavolo. Ma c’è Adriana, che condivide il letto con lei. E c’è Vincenzo, che la guarda come fosse già una donna. E in quello sguardo irrequieto, smaliziato, lei può forse perdersi per cominciare a ritrovarsi. Donatella Di Pietrantonio affronta il tema della maternità, della responsabilità e della cura, da una prospettiva originale e con una rara intensità espressiva. La sua scrittura ha un timbro unico, una grana spigolosa ma piena di luce, capace di governare una storia incandescente in cui l’accettazione di un doppio abbandono è possibile solo tornando alla fonte, al corpo, a se stessi. E’ inoltre capace di trasportarci lì, in quell’Abruzzo poco conosciuto, una terra ruvida e aspra che improvvisamente si accende col riflesso del mare.