«Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c’è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull’ingiustizia. »
Con lui se ne andato uno dei grandi uomini politici che hanno fatto l’Italia, l’ultimo grande tentativo di costruire una nuova politica in Italia, dopo di lui il nulla, le sue parole risuonano oggi come tristi profezie,
Il “compromesso storico”, “austerità”, la necessaria moralità della politica, sono state tre intuizioni fondamentali della sua vicenda politica.
Dimenticato dalla storia e dalla memoria, il suo nome e la sua opera vive nei cuori di chi lo ha conosciuto, amato ed ha visto in lui l’ultima vera speranza di svolta dell’Italia.
Il 7 giugno 1984 a Padova, sul palco di Piazza della Frutta, Berlinguer durante un appassionato comizio, poco dopo aver pronunciato la frase: “Compagni, lavorate tutti, casa per casa, strada per strada, azienda per azienda” venne colpito da un ictus. Evidentemente provato dal malore, continuò il discorso fino alla fine, nonostante anche la folla, dopo i cori di sostegno, urlasse “basta, Enrico!”.
Le persone che lo stavano ascoltando lo trasportarono in albergo dove, si addormentò sul letto della sua stanza, entrando subito in coma. Venne trasportato all’ospedale Giustinianeo e ricoverato in condizioni drammatiche, morì l’11 giugno, a causa di una emorragia cerebrale. Il comunicato del sovrintendente sanitario affermò che il politico sardo era venuto a mancare alle 12:45.
Il Presidente della Repubblica Sandro Pertini arrivò subito a Padova per recarsi da Berlinguer, fece in tempo ad entrare in stanza per vederlo e baciarlo sulla fronte, si impose per trasportare la salma sull’aereo presidenziale, citando la frase: “Lo porto via come un amico fraterno, come un figlio, come un compagno di lotta”.
Commovente fu il suo saluto al funerale dove si chinò con la testa sopra la bara, baciandola.
Milioni di persone parteciparono al suo funerale che, in numero di partecipanti, è stato il più imponente in tutta la storia d’Italia, secondo solo a quello di Giovanni Paolo II.
Il corteo con la bara, accompagnato dalla musica dell’Adagio di Albinoni sfilò dalla sede del PCI, in via delle Botteghe Oscure, a piazza S. Giovanni, rendendo così palese l’ammirazione che una larga parte dell’opinione pubblica italiana aveva nei suoi confronti.
Persino il segretario del MSI Giorgio Almirante si recò a rendere omaggio al feretro dell’avversario suscitando lo stupore della folla in coda per entrare nella camera ardente. A ricevere Almirante fu Giancarlo Pajetta al quale venne dato l’incarico di pronunciare l’orazione funebre di Berlinguer.
Il giorno delle elezioni europee, il 17 giugno 1984 il PCI, nonostante la scomparsa di Berlinguer, decise di lasciare il suo segretario capolista e chiese di votarlo in modo plebiscitario.
Le elezioni, forse anche per gli eventi precedenti, decretarono la vittoria del PCI che, per la prima ed unica volta nella storia, sorpassò seppur di poco la DC, affermandosi come primo partito italiano (33,3% contro 33,0%).
Precedentemente, con Berlinguer, il PCI nel 1976 ha toccato il massimo storico del 34,4%.
« Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi può essere conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell’uomo, del suo benessere, della sua felicità. La lotta per questo obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita. »
(Enrico Berlinguer)
Ma dov’è finita tutta quella gente che era in Piazza San Giovanni?
1 commento
Io c'ero, io ci sono sempre quando a San Giovanni c'è la sinistra e chi protesta contro questi arroganti fascisti pseudo-governanti, io non dimentico.