Quest’anno per la seconda volta ho segnato tutti i libri che ho letto in questi 365 giorni. Siamo giunti alla fine di questo 2019 e posso stilare un bilancio sulle mie letture iniziate e terminate durante l’anno, variano molto sia nel genere che nella forma, tra cartaceo e ebook. Non sono una lettrice vorace, anzi sono molto lenta, per me non è un problema, ci sono libri che richiedono più attenzione, altri che passano senza lasciare traccia, alcuni dopo averli finiti continuano a restare con te e si prendono più tempo per essere metabolizzati, può capitare anche di leggere più libri contemporaneamente e poi c’è quel periodo in cui non hai proprio voglia di leggere, non sai perchè arriva e ti prendi una breve pausa, evidentemente necessaria. Amo leggere e se ogni italiano riuscisse a leggere almeno 1-2 libri al mese già sarebbe un buon traguardo. Spero che questa lista possa dare qualche spunto di lettura.
Finalmente ho terminato It di Stephen King.
Purtroppo non amo leggere libri inquietanti la sera prima di dormire, perchè sogno ogni cosa, quindi tra il volume decisamente ingombrante e la lettura relegata alle sole ore diurne, non mi hanno consentito di proseguire spedita (già di mio non lo sono).
A Derry , una piccola cittadina del Maine, l’autunno si è annunciato con una pioggia torrenziale che sembra non finire mai. Per un bambino come George Denbrough, ben coperto dal suo impermeabile giallo, il più grande divertimento è seguire la barchetta di carta che gli ha costruito il fratello maggiore Bill. Ma le strade sono sdrucciolevoli e George rischia di perdere il suo giocattolo, che infatti si infila in un canale di scolo lungo il marciapiede e sparisce nelle viscere della terra. Cercare di recuperarlo è l’ultimo gesto di George: una creatura spaventosa travestita da clown gli strappa un braccio uccidendolo. A combattere It, il mostro misterioso che prende la forma delle nostre peggiori paure, rimangono Bill e il gruppo di amici con i quali ha fondato il Club dei Perdenti, sette ragazzini capaci di immaginare un mondo senza mostri. Ma It è un nemico implacabile e per sconfiggerlo i ragazzi devono affrontare prove durissime e rischiare la loro stessa vita. E se l’estate successiva, che li ritrova giovani adulti, sembra quella della sconfitta di It, i Perdenti sanno di dover fare una promessa: qualunque cosa succeda, torneranno a Derry per combattere ancora. It, considerato una pietra miliare della letteratura americana, è un romanzo di bambini che diventano adulti e di adulti che devono tornare bambini, affrontando le loro paure nell’unico modo possibile: uniti da un’incrollabile amicizia.
Terminato anche il mega librone Via col vento di Margaret Mitchell, la sua fama precede ogni sinossi si voglia scrivere. La scrittura scorrevole e piacevole ha permesso di leggere più di 1000 pagine con facilità. Libro stupendo che supera notevolmente il famoso film, con una Rossella che ho amato, contro l’antipatia per quella cinematografica.
Rossella O’Hara è la viziata e capricciosa ereditiera della grande piantagione di Tara, in Georgia. Ma l’illusione di una vita facile e agiata si infrangerà in brevissimo tempo, quando i venti della guerra civile cominceranno a spirare sul sud degli Stati Uniti, spazzando via in pochi anni la società schiavista. Il più grande e famoso romanzo popolare americano narra così, in un colossale e vivissimo affresco storico, le vicende di una donna impreparata ai sacrifici: la tragedia della guerra, la decimazione della sua famiglia, la necessità di dover farsi carico della piantagione di famiglia e di doversi adattare a una nuova società. E soprattutto la sua lunga, travagliata ricerca dell’amore e la storia impossibile con l’affascinante e spregiudicato Rhett Butler, avventuriero che lei comprenderà di amare solo troppo tardi…
Trovate la mia recensione qui.
Il primo libro che ho iniziato nel 2019 è stato Siddhartha è un breve romanzo dello scrittore tedesco Hermann Hesse. Uno di quei testi che è doveroso leggere, anche se gli effetti della sua lettura dipendono dal periodo della vita in cui si affronta questa lettura.
Il romanzo narra dell’avventura spirituale del giovane Siddharta. Chi è Siddhartha? E’ figlio di un bramino in cerca di qualcosa che soddisfi la sua voglia di sapere. Così lascia la casa del padre e intraprendere un viaggio insieme a Govinda, suo amico di vita, per raggiungere i Samana, asceti che fanno della meditazione e delle privazioni il loro stile di vita. Dopo anni con i Samana, Siddhartha non è soddisfato, non crede che le dottrine possano dare la verità assoluta che unisce il tutto, così lui e Govinda decidono di andare a trovare il Buddha Gotama. Qui anche dopo una confronto con il Buddha, Siddhartha, non riesce a trovare le risposte che cerca e decide di continuare il suo viaggio da solo alla ricerca della saggezza e dell’illuminazione, mentre Govinda decide di aggregarsi alla setta del Buddha.
Trovate la mia recensione qui.
Il secondo libro che ho letto è Le assaggiatrici di Rosella Postorino, una ricostruzione romanzata di una storia vera e poco nota, la storia di Margot Woelk. Ne consiglio la lettura, perchè fa riflettere parecchio e indaga su molti aspetti dell’essere umano.
La protagonista è Rosa Sauer, una donna di 26 anni, sposata con Gregor, lavora come segretaria e vive a Berlino. Quando scoppia la guerra e il marito viene richiamato al fronte, la casa natale della donna è bombardata e la madre muore, così è costretta a fuggire e a rifugiarsi dai suoceri a Gross-Partsch, un villaggio a pochi chilometri dalla “tana del lupo”, il rifugio segreto dove Hitler ha stabilito il suo quartier generale, mimetizzato nella foresta.
È l’autunno del 1943, Rosa è appena arrivata da Berlino a Gross-Partsch, e le SS bussano alla sua porta e le ordinano di seguirli. Non c’è possibilità di rifiutare. E’ così, suo malgrado, si ritrova insieme ad altre ragazze a far parte di un corpo davvero speciale, quello delle assaggiatrici di Hitler.
La prima volta che entra nella stanza in cui consumerà i prossimi pasti, Rosa Sauer è affamata. “Da anni avevamo fame e paura” dice. Quando le SS ordinano: “Mangiate”, davanti al piatto traboccante è la fame ad avere la meglio; subito dopo, però, prevale la paura: le assaggiatrici devono restare un’ora sotto osservazione, affinché le guardie si accertino che il cibo da servire al Führer non sia avvelenato.
Tra queste donne ci sono le “esaltate” che vengono insignite di premi per via del numero di figli di pura razza ariana che sono riuscite ad allevare, pronte a sacrificarsi per il führer, ma c’è anche chi, come Rosa, preferirebbe non salire ogni mattina su quel pulmino che le porta ogni giorno alla caserma, alla mensa. Però i duecento marchi al mese di stipendio fanno comodo a tutte, c’è fame e poi, cosa succederebbe se una donna si rifiutasse di adempiere al suo volere?
Trovate la mia recensione qui.
Il primo giallo dell’anno è stato La morte nel villaggio di Agatha Christie, nel quale facciamo conoscenza per la prima volta con Miss Marple, uno tra i personaggi più famosi del genere giallo.
A St Mary Mead, un tranquillo villaggio nella campagna inglese, la vita scorre monotona. O almeno così pensano tutti. Tranne Miss Marple, persuasa che il male possa nascondersi ovunque. E infatti, proprio nella canonica davanti alla sua villetta vittoriana, viene commesso un feroce delitto. La vittima, il prepotente colonnello Protheroe, era un personaggio molto in vista, anche se detestato da tutti. Le indagini della polizia locale non portano a nulla, ma la mansueta Miss Marple, grazie alla sua abilità nel raccogliere i pettegolezzi e alla capacità di sondare gli animi, riuscirà a scoprire un insospettabile colpevole.
Trovate la mia recensione qui.
Ho finito il mese di gennaio con qualcosa di sentimentale, Un segreto nel cuore di Nicholas Sparks. Un romanzo tenero e commovente, arricchito da un mistero da risolvere.
Lui ha un passato da ricostruire. Lei un passato da dimenticare. Entrambi hanno un segreto nel cuore.
Il protagonista, Miles, è uno sceriffo, che amava Missy sin dal liceo, ma un pirata della strada gliel’ha strappata per sempre, tormentato dalla morte della moglie per un incidente stradale di cui ancora non ha trovato il colpevole e che si fa forza per accudire suo figlio Jonah, che si sveglia piangendo di notte, mentre di giorno è tranquillo, troppo tranquillo.
Sarah credeva che il suo matrimonio fosse perfetto e invece, alla prima crisi, lo aveva visto crollare come un castello di sabbia, ma è rimasta la speranza di un nuovo amore, è la sua nuova maestra ed è proprio Sarah, che sa riconoscere i silenziosi campanelli d’allarme dei piccoli.
Ben presto tra lei e Miles nasce qualcosa che va oltre il comune affetto per il bimbo: è l’incontro di due anime tormentate, eppure sensibili allo sbocciare di un sentimento. Ma Miles sa che finché non avrà chiuso con il passato non potrà concedersi alla tenerezza. E anche la ragazza capisce di dover risolvere qualcosa che le impedisce di abbandonarsi al sogno di una nuova vita con chi è riuscito a riaccendere le sue emozioni…
Trovate la mia recensione qui.
Febbraio è volato con il primo volume della saga Le sette sorelle. La storia di Maia di Riley Lucinda, una storia che mi ha catturata sin dalle prime pagine, la lettura è scorrevole, la trama è affascinante, si viaggia insieme alla protagonista mettendo in valigia magia, mistero, passato e presente. Un finale soddisfacente e il passaggio di testimone dell’io narrante è un’ottima idea.
Bellissima eppure timida e solitaria, Maia è l’unica delle sue sorelle ad abitare ancora con il padre ad Atlantis, lo splendido castello sul lago di Ginevra. Ma proprio mentre si trova a Londra da un’amica, giunge improvvisa la telefonata della governante. Pa’ Salt è morto. Quel padre generoso e carismatico, che le ha adottate da bambine raccogliendole da ogni angolo del mondo e dando a ciascuna il nome di una stella, era un uomo di cui nessuno, nemmeno il suo avvocato e amico di sempre, conosceva il passato. Rientrate precipitosamente nella villa, le sorelle scoprono il singolare testamento: una sfera armillare, i cui anelli recano incise alcune coordinate misteriose. Maia sarà la prima a volerle decifrare e a trovare il coraggio di partire alla ricerca delle sue origini. Un viaggio che la porterà nel cuore pulsante di Rio de Janeiro, dove un vecchio plico di lettere le farà rivivere l’emozionante storia della sua antenata Izabela, di cui ha ereditato l’incantevole bellezza. Con l’aiuto dell’affascinante scrittore Floriano, Maia riporterà alla luce il segreto di un amore sbocciato nella Parigi bohémienne degli anni ’20, inestricabilmente legato alla costruzione della statua del Cristo che torreggia maestosa su Rio. Una vicenda destinata a stravolgere la vita di Maia.
Trovate la mia recensione qui.
Il miracolo della presenza mentale. Un manuale di meditazione di Thich Nhat Hanh.
Forse l’opera più nota e apprezzata del monaco e poeta vietnamita. Con un linguaggio facilmente accessibile al lettore occidentale, l’autore propone una serie di esercizi che introducono gradualmente alla pratica dell’attenzione meditativa e insegnano a fare delle attività più comuni della vita quotidiana, come lavare i piatti o ascoltare musica, altrettante occasioni di crescita spirituale. I temi e gli oggetti di contemplazione sono quelli ‘classici’ del Satipatthana Sutta, il testo base sulla presenza mentale della tradizione theravada (primo fra tutti il respiro) e cari al Buddhismo mahayana (l’interdipendenza di tutti gli esseri, la compassione): lo spirito e le modalità con cui vengono presentati sono particolarmente vicini alla sensibilità e alle esigenze del praticante laico.
Dopo aver visto la serie tv tratta da questo libro non ho proprio resistito alla lettura di La verità sul caso Harry Quebert di Joël Dicker. Il giallo salutato come l’evento editoriale degli ultimi anni, geniale e appassionante, ma a mio parere anche un pò lento.
30 agosto 1975. Nola Kellergan, una ragazzina di 15 anni, scompare. Nulla ad Aurora, New Hampshire, sarà più lo stesso. Trent’anni dopo le indagini vengono riaperte e inizia la ricerca della verità sul caso Harry Quebert. Marcus Goldman, giovane scrittore di successo, è nel pieno di un blocco creativo. Così decide di rivolgersi al suo mentore, Harry Quebert, uno degli autori più stimati del paese, nella speranza di superare la crisi e consegnare in tempo il suo nuovo libro. Ma quello che aspetta Marcus non è certo una vacanza: nella villa di Harry infatti la polizia rinviene dopo trent’anni il corpo della giovane Nola Kellergan, scomparsa nel 1975. Tra i due si era consumata una relazione burrascosa, anche per via della differenza d’età, quindi lo scrittore diventa presto l’indiziato principale, l’opinione pubblica gli si avventa contro e accusato di omicidio rischia la pena di morte. A Marcus il compito di investigare: tra i libri del suo maestro, nel passato degli stimati abitanti di Aurora, con il solo obiettivo di salvare Harry, la propria carriera e forse anche se stesso.
Trovate la mia recensione qui.
Ho chiuso il mese di marzo con Il collezionista di ossa, un thriller scritto da Jeffery Deaver, la prima indagine del criminologo Lincoln Rhyme e l’agente Amelia Sachs.
Rhyme, criminologo forense divenuto tetraplegico in seguito a un incidente legato a un’indagine, viene incaricato di scovare il serial killer che rapisce persone appena arrivate a New York e si accanisce su di loro “riducendole all’osso”. Affiancato da Amelia, la poliziotta che sostituisce le sue braccia e le sue gambe inerti, Rhyme lavora per deduzioni logiche e capisce che l’assassino è convinto di essere il Collezionista di ossa, uno psicopatico degli inizi del secolo, la nuova incarnazione del “Collezionista” considera le ossa la parte più nobile del corpo, quella che non deperisce, quella immortale!
Un serial killer feroce, spietato e molto furbo e si diverte a lasciare sulla scena del crimine indizi criptici che, se decifrati in tempo, possono portare alla vittima successiva. Nella caccia all’uomo in lotta contro il tempo per salvare le vittime designate, Rhyme capisce che il killer in realtà vuole colpire proprio lui…
Trovate la mia recensione qui.
Ho iniziato il mese di aprile con La mia Africa è un libro autobiografico della danese Karen Blixen, ci racconta gli anni trascorsi in Africa, nella sua fattoria, dentro una piantagione di caffè, alle pendici dell’altipiano del Ngong, in Kenya. Arrivò in Africa nel 1913 e la lasciò per sempre tornando in Danimarca nel 1931. Il libro fu pubblicato per la prima volta nel 1937 ed è una dichiarazione d’amore per questa terra, per la sua gente, i Kikuyu, i Masai, i Somali. Nonostante la delusione iniziale nel rendermi conto che non era ciò che mi aspettavo, ho affrontato la lettura comunque con entusiamo, la lettura è stata molto lenta.
Trovate la mia recensione qui.
Alterno le mie letture con un libro sulla crescita personale, sulla meditazione e psicologia. Il momento è adesso. Il potere della mindfulness per una vita senza problemi di Elisha Goldstein.
Stress, preoccupazioni, pensieri negativi, ansia: molto spesso ci sembra di perdere il controllo della situazione. E ne soffriamo. Ma esiste un modo per trovare l’equilibrio emotivo, imparare a gestire i problemi e migliorare la qualità della vita: il segreto è essere presenti a noi stessi, in ogni momento. Grazie alle tecniche di meditazione basate sulla mindfulness possiamo placare l’inquietudine, concentrarci meglio, essere più empatici, affrontare le difficoltà senza nervosismo, essere consapevoli di ciò che più conta. E tornare padroni della nostra esistenza. Il metodo, i cui benefici sono dimostrati scientificamente, ormai è utilizzato anche in ambito terapeutico, con risultati sorprendenti e immediati. La nostra mente spesso ci inganna, trasportandoci nel passato o nel futuro, o in qualsiasi altra dimensione diversa dall’adesso: Elisha Goldstein – con chiarezza e servendosi di esempi ed esercizi – ci spiega come conquistare gli spazi di consapevolezza, preziosi e fuggevoli momenti tra lo stimolo e la nostra reazione. Potremo così liberarci dei vecchi schemi di comportamento, delle risposte condizionate e dei pensieri negativi che ci limitano. Pratico e immediato, questo libro ci insegna a concentrarci sull’istante presente, per cambiare il resto della nostra vita e sentirci meno stressati, più forti, presenti, felici ed efficienti. Per sempre.
Conoscevo già queste tecniche di meditazione che applico e che mi hanno cambiato la vita, questo libro rimarca i concetti base, come la consapevolezza e il “qui e ora”.
Inizio maggio con il secondo classico dell’anno, La lettera scarlatta è un classico della letteratura statunitense scritto da Nathaniel Hawthorne, fu pubblicato nel 1850, tutt’oggi rimane uno dei libri più venduti in America, oltre ad essere uno dei più importanti della letteratura americana del diciannovesimo secolo. I temi centrali dell’opera sono la colpa e il peccato, il concetto di moralità e l’idea di riscatto sociale inseriti in un contesto puritano dell’epoca. La giovane Ester Prynne, condannata per adulterio nella puritana Boston, sarà costretta a portare per sempre sul seno una fiammeggiante, scarlatta, lettera «A», come adulterio, da lei stessa ricamata. Ester non ha mai voluto rivelare il nome del suo “complice” che infine lacerato tra ansia di schiettezza e orgoglio, e perseguitato dal marito della giovane cederà, confessando la sua colpa.
Trovate la mia recensione qui.
A maggio decido di andarci pesante con Addicted è un giallo scritto da Paolo Roversi. Una storia che indaga nei meandri più reconditi della psiche umana e nei suoi lati oscuri e inconfessabili: le dipendenze. Questo libro mi ha tenuto compagnia per due pomeriggi, la lettura è breve, appena 189 pagine, lo stile è semplice e scorrevole ed invoglia il lettore a proseguire la lettura con curiosità.
Rebecca Stark è una brillante psichiatra londinese che ha messo a punto un innovativo sistema per guarire la gente dalle proprie ossessioni. Il metodo Stark è così efficace che un magnate russo, Grigory Ivanov, decide di affidarle la conduzione della Sunrise, la prima di una serie di cliniche all’avanguardia, disseminate in tutto il pianeta, che aiuteranno le persone ad affrancarsi dalle loro peggiori addiction.
Viene così lanciata una campagna pubblicitaria a livello mondiale. Il primo centro apre in Italia, in Puglia, all’interno di un’antica masseria ristrutturata, circondata da campi e ulivi. Un posto perfetto per accogliere i pazienti che, come parte integrante della cura, dovranno lavorare, cucinare e dedicarsi alle pulizie. Vivranno, insomma, come una piccola comunità isolata.
Fra le centinaia di richieste che arrivano vengono selezionati sette candidati da diversi Paesi: Lena Weber, ossessionata dalla perfezione fisica; Jian Chow, web designer e hacker voyeur; Rosa Bernasconi, una ragazza tecno dipendente; Claudio Carrara, giocatore d’azzardo compulsivo; Julie Arnaud, manager ninfomane; Tim Parker, trader cocainomane; e, infine, Jessica De Groot, autolesionista.
All’inizio della terapia tutto sembra girare nel migliore dei modi ma, ben presto, alcuni pazienti scompaiono misteriosamente. Complice una pioggia torrenziale che tiene segregati gli ospiti, impedendogli la fuga e ogni contatto con l’esterno, comincia da quel momento un macabro gioco al massacro.
Trovate la mia recensione qui.
Senso di colpa. Virus letale. Come liberarsene. Guida alla libertà interiore Maria Cristina Strocchi, un testo che vuole aiutare le persone a capire l’origine e i sintomi dei sensi di colpa e a riconoscere gli spiacevoli effetti.
Vi è mai capitato di percepire un malessere inspiegabile? Il senso di colpa è un velo che ci intrappola e che può realmente turbare il nostro benessere, impedendoci di realizzarci e essere felici. Il senso di colpa se non viene compreso può causare malattie psicosomatiche quali bulimia, attacchi di panico, depressione, paure e fobie apparentemente ingestibili.
Mi hanno prestato questo libro e con curiosità ho intrapreso la lettura, l’argomento mi interessa parecchio, i concetti sono spiegati in maniera semplice, forse un po’ troppo, la scrittura è mediocre.
Dopo aver visto il film ho voluto leggere il libro, solitamente faccio il contrario, questa volta è andata così. Si tratta del libro Chiamami col tuo nome di Andre Aciman, che ha toccato alcune vene bigotte che non avrei mai voluto vedere in me stessa, ma nello stesso tempo mi è rimasto dentro per settimane, non so cosa di preciso, forse quell’armosfera fatta di cultura, che è tanto difficile ritrovare oggi, specialmente nel mondo adolescenziale; mi ha lasciato sostanza, concretezza che spesso oggi si perde nella ricerca del piacere virtuale, nel farsi notare a tutti i costi puttosto che nell’essere; mi ha riaperto le mille riflessioni sull’amore, e nostalgia per gli amori mai vissuti per codardia.
Vent’anni fa, un’estate in Riviera, una di quelle estati che segnano la vita per sempre. Elio ha diciassette anni, e per lui sono appena iniziate le vacanze nella splendida villa di famiglia nel Ponente ligure. Figlio di un professore universitario, musicista sensibile, decisamente colto per la sua età, il ragazzo aspetta come ogni anno “l’ospite dell’estate, l’ennesima scocciatura”: uno studente in arrivo da New York per lavorare alla sua tesi di post dottorato. Ma Oliver, il giovane americano, conquista tutti con la sua bellezza e i modi disinvolti. Anche Elio ne è irretito. I due condividono, oltre alle origini ebraiche, molte passioni: discutono di film, libri, fanno passeggiate e corse in bici. E tra loro nasce un desiderio inesorabile quanto inatteso, vissuto fino in fondo, dalla sofferenza all’estasi. “Chiamami col tuo nome” è la storia di un paradiso scoperto e già perduto, una meditazione proustiana sul tempo e sul desiderio, una domanda che resta aperta finché Elio e Oliver si ritroveranno un giorno a confessare a se stessi che “questa cosa che quasi non fu mai ancora ci tenta”.
Trovate la mia recensione qui.
Inizio l’estate con Una volta è abbastanza di Giulia Ciarapica, primo di una saga familiare ambientata nelle Marche, sua terra d’origine. Una lettura che ho affrontato con molta curiosità visto l’affetto che mi lega all’autrice.
L’Italia è appena uscita dalla guerra. A Casette d’Ete, un borgo sperduto dell’entroterra marchigiano, la vita è scandita da albe silenziose e da tramonti che nessuno vede perché a quell’ora sono tutti nei laboratori ad attaccare suole, togliere chiodi, passare il mastice. A cucire scarpe. Annetta e Giuliana sono sorelle: tanto è eccentrica e spavalda la maggiore – capelli alla maschietta e rossetti vistosi, una che fiuta sempre l’occasione giusta – quanto è acerba e inesperta la minore, timorosa di uscire allo scoperto e allo stesso tempo inquieta come un cucciolo che scalpita nella tana, in attesa di scoprire il mondo. Nonostante siano così diverse, l’amore che le unisce è viscerale. A metterlo a dura prova però è Valentino: non supera il metro e sessantacinque, ha profondi occhi scuri e non si lascia mai intimidire. Attirato dall’esplosività di Annetta, finisce per innamorarsi e sposare Giuliana. Insieme si lanciano nell’industria calzaturiera, dirigendo una fabbrica destinata ad avere sempre più successo. Dopo anni, nonostante la guerra silenziosa tra Annetta e Giuliana continui, le due sorelle non sono mai riuscite a mettere a tacere la forza del loro legame, che urla e aggredisce lo stomaco.In queste pagine che scorrono veloci come solo nei migliori romanzi, Giulia Ciarapica ci apre le porte di una comunità della provincia profonda: tra quelle colline si combatte per il riscatto e tutti lottano per un futuro diverso. Non sanno dove li porterà, ma hanno bisogno di credere e di andare.
Trovate la mia recensione qui.
Successivamente la scelta cade sul divertimento classico con Arsène Lupin contro Herlock Sholmès scritto da Maurice Leblanc. Due casi enigmatici, sèguito ideale dell’ultimo episodio di Arsène Lupin, ladro gentiluomo, mettono a confronto il celebre detective inglese e l’imprendibile principe dei ladri.
Nel primo episodio si indaga sul furto di un piccolo scrittoio di mogano, in cui era custodito un biglietto vincente della lotteria, e poi sull’uccisione del ricco barone d’Hautrec e sulla scomparsa del diamante azzurro, gioiello della Corona di Francia. In entrambe le vicende sembra coinvolta una dama bionda che però riesce sempre a dissolversi. Nel secondo episodio si cerca di venire a capo del furto di una «lampada ebraica», apparentemente di scarso valore, sottratta ai signori d’Imblevalle.
Nonostante l’omicidio non faccia parte del repertorio criminale di Arsène Lupin, tutti i sospetti per questi casi sembrano ricadere proprio su di lui. Con la meticolosità che gli è propria Herlock Sholmes indaga ma Lupin utilizzerà tutti i suoi trucchi per burlare con la consueta eleganza il celebre detective.
Le sere d’estate sono cieli stellati sono state accompagnate dalla lettura di Autobiografia di uno yogi di Paramhansa Yogananda. Ci sono libri che hanno il potere di trasformare l’esistenza, libri capaci di spalancare le finestre dell’anima, libri come questo, il capolavoro del grande maestro indiano annoverato tra i cento libri di spiritualità più importanti del XX secolo, che trasmette ai suoi lettori le potenti vibrazioni di un Maestro illuminato che ha trasformato e ispirato milioni di persone con la propria vita. E’ un’avventura spirituale appassionante, fra storie autentiche di miracoli, grandi yogi e santi, alla scoperta dei segreti dell’antica scienza del ”Kriya Yoga” e delle verità più profonde della nostra anima. Yogananda lavorò alla sua opera per venticinque anni, affinché ogni parola riflettesse fedelmente il suo spirito e la sua coscienza. Questa edizione è un ritorno alla purezza e alle vibrazioni della versione originale, di cui Yogananda curò personalmente la pubblicazione. Rigorosamente fedele e priva dei cambiamenti editoriali presenti nelle pubblicazioni successive alla morte del grande Maestro, l’edizione del 1946.
L’autunno inizia con un classico intramontabile Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas (padre). Sapete che spesso le edizioni di questo libro non sono integrali? Fortunatamente avevo una vecchia edizione che, confrontata con le altre ho scoperto essere integrale, mi ha regalato una piacevole lettura, anche se impegnativa visto le oltre 1000 pagine.
Nel febbraio del 1815, a Marsiglia, il marinaio Edmond Dantès viene falsamente accusato di bonapartismo e arrestato nel giorno delle nozze, alle soglie di una brillante carriera navale. Durante i quattordici anni di prigionia nel castello d’If, uno scoglio in mezzo al mare, affina un odio feroce per gli autori della sua rovina e, quando l’amicizia con un altro prigioniero gli procura l’evasione nonché un favoloso tesoro, ne farà lo strumento di una vendetta grandiosa e spietata.
Come un eroe senza tempo con le tante identità che il conte assume per preparare la trappola ai suoi nemici, i suoi viaggi, gli avvelenamenti, gli intrighi, le scomparse, i ritorni, riassume nella sua vendetta bene e male, si confronta con i limiti stessi della condizione umana, superandola: la vittoria è giusta ma amara, la vera liberazione è sempre oltre.
Finisco il mese di novembre con una novità editoriale e le recensioni mi hanno molto incuriosita. L’anno in cui imparai a leggere di Marco Marsullo. Una lettura che non ha deluso le mie aspettative, anzi lo consiglio e leggerò sicuramente altri libri di questo autore.
Niccolò ha venticinque anni ed è innamorato perso di Simona. Cosí quando lei, bella e inquieta, parte mollandogli suo figlio Lorenzo, lui decide di prendersene cura, sebbene quel moccioso di quattro anni non lo abbia mai accettato e di notte lo sbattesse puntualmente fuori dal letto. Niccolò non ha mai fatto il padre, e non sa come gestire capricci, routine, amichetti che giocano a fingersi d’improvviso morti e primi batticuori. In piú, a complicare le cose, ci si mette anche il padre naturale. Riccioli scompigliati e chitarra in spalla, è arrivato dall’Argentina per incontrare il piccolo, e si è installato in casa senza alcuna intenzione di andarsene. Innamorati della stessa donna, lui e Niccolò si detestano, e il bambino non riconosce un ruolo a nessuno dei due. Eppure, giorno dopo giorno, tra litigi e partite a pallone, pigiama party e impreviste abitudini, questi tre «ragazzi» abbandonati imparano ad appoggiarsi l’uno all’altro, per sorreggersi insieme contro il mondo.
Inizio dicembre con Natale sul mare e altri scritti di Joseph Conrad, pubblicato da Elliot, un volume che, oltre al racconto di natale, raccoglie alcuni degli articoli e appunti di Joseph Conrad scritti negli ultimi anni della sua vita, nei quali si rintraccia quella malinconia che lo accompagnò, messo di fronte ai grandi cambiamenti in atto nell’arte della navigazione e all’inevitabile declino di un mondo a lui caro. Sembra un libro da regalare per natale, ma io non lo consiglio per questo scopo, dell’atmosfera natalizia c’è poco o niente. Mentre lo consiglio a chi ha la passione della navigazione, a chi vuole scoprire un Conrad inedito e ironico e vuole aprire la mente a varie riflessioni sulla natura e sull’importanza della conoscenza.
Trovate la mia recensione qui.
Ho continuato con le letture natalizie con Il caso del dolce di Natale è una raccolta di sei racconti gialli scritti da Agatha Christie, pubblicato nel 1960. Cinque indagini hanno come protagonista l’inossidabile Hercule Poirot, mentre uno con l’apparentemente innocua Miss Marple.
“Questo libro è come un pranzo di Natale preparato da un vero chef. E lo chef sono io!”
Così Agatha Christie presenta la sua raccolta in sei gustosissime portate: dall’antipasto al dessert, sei indagini con Poirot e Miss Marple, alle prese di volta in volta con rubini scomparsi, omicidi simulati o reali, inquietanti sogni premonitori, un cadavere ritrovato in una cassapanca, una coppia di sposi particolarmente litigiosa, un anziano signore dalla candida barba e dalle abitudini alimentari troppo prevedibili. E un cesto di erbe selvatiche che svela le trame di un assassino…
La signora del giallo non ha tradito le mie aspettative e mi ha regalato un piacevole momento di relax con delitto.
Trovate la mia recensione qui.
Ho finito le letture natalizie con Let it snow. Innamorarsi sotto la neve è un libro pubblicato da Rizzoli, scritto da John Green, Maureen Johnson e Lauren Myracle, affermati autori per adolescenti, che regalano tre racconti che s’intrecciano tra loro durante le magiche vacanze natalizie.
È la Vigilia di Natale a Gracetown. Scende la neve, i regali sono già sotto l’albero e le luci brillano per le strade. Sembra tutto pronto per la festa, ma una tormenta arriva a sparigliare le carte. Così si può rimanere bloccati su un treno in mezzo al nulla e vagare per la città fino a incontrare un intrigante sconosciuto. Oppure prendere la macchina per raggiungere una festa che promette di essere memorabile, per scoprire che l’amore è più vicino di quanto pensassimo. O ancora ritrovare qualcuno che si credeva perduto, ma solo dopo una giornata piena di imprevisti…
Non è proprio il mio genere, ma riconosco che per un adolescente questi brevi racconti possano essere piacevoli. Trovate la mia recensione qui.
Letture in corso:
Il 20 dicembre sono andata in libreria per comprare dei regali e non ho resitito ne ho conprato uno pure per me e l’ho iniziato subito, si tratta di Il dio del fiume di Wilbur Smith, primo di una serie di avventura ambientato in Egitto ai tempi dei faraoni.
Solenne e grandiosa come il fiume Nilo, la civiltà egizia è una gemma splendente, incastonata per volere degli dei in una terra ostile, dominata da aridi deserti. Secoli di pace laboriosa, in armonia con il respiro del fiume, hanno reso l’Egitto nobile e magnifico: ora però lo splendore della gemma si sta accendendo di cupi bagliori e un nuovo fiume prende a scorrere nel Paese. È un fiume di sangue e di morte, le cui sorgenti sono sia nel falso Faraone, il Pretendente Rosso, che minaccia l’unità del regno e la maestà del vero sovrano, Mamose VIII, sia in un’orda di popoli selvaggi che, con l’ausilio di misteriose creature veloci come il vento, saccheggia ed è ormai prossima a impadronirsi della superba Tebe. Cinto d’assedio da nemici spietati e minato all’interno da oscuri intrighi, l’Egitto dovrà affidare il suo destino a quanti si sentono figli del dio del fiume, del grande Nilo: Tanus, il guerriero dai capelli di rame e dal braccio potente; Lostris, affascinante e saggia ma costretta ad accettare lo scettro di un regno cui volentieri rinuncerebbe per amore di Tanus; Taita, umile schiavo dotato di curiosità e di ingegno multiforme. Sarà proprio il dio del fiume a segnare la strada per il viaggio verso la pace, un viaggio in cui tutti, uomini e donne, servi e nobili, saranno chiamati a provare con lacrime e sangue la loro devozione per l’Egitto.
Per Natale ho ricevuto un libro che ho iniziato la notte stessa, si tratta di Un’idea di destino. Diari di una vita straordinaria di Tiziano Terzani, amo il suo modo di scrivere e pensare.
“Cosa fa della vita che abbiamo un’avventura felice?” si chiede Tiziano Terzani in questa opera, che racconta con la consueta potenza riflessiva l’esistenza di un uomo che non ha mai smesso di dialogare con il mondo e con la coscienza di ciascuno di noi. In un continuo e appassionato procedere dalla Storia alla storia personale, viene finalmente alla luce in questi diari il Terzani uomo, padre, marito. Scopriamo così che l’espulsione dalla Cina per “crimini controrivoluzionari”, l’esperienza deludente della società giapponese, i viaggi in Thailandia, URSS, Indocina, Asia centrale, India, Pakistan non furono soltanto all’origine delle grandi opere che tutti ricordiamo. Furono anche anni fatti di dubbi, di nostalgie, di una perseverante ricerca della gioia, anni in cui dovette talvolta domare “la belva oscura” della depressione. E proprio attraverso questo continuo interrogarsi, Terzani maturava una nuova consapevolezza di sé, affidata a pagine più intime, meditazioni, lettere alla moglie e ai figli, appunti, tutti accuratamente raccolti e ordinati dall’autore stesso, fino al suo ultimo commovente scritto: il discorso letto in occasione del matrimonio della figlia Saskia, intriso di nostalgia per la bambina che non c’è più e di amore per la vita, quella vita che inesorabilmente cambia e ci trasforma.