Spin è un thriller scritto da Patricia Cornwell, pubblicato in Italia il 2 febbraio 2021, da Mondadori. E’ il secondo volume, anzi è proprio la continuazione del precedente Quantum, dove il finale è rimasto aperto, della serie con protagonista il capitano Calli Chase, pilota della NASA, ingegnere aerospaziale e investigatrice specializzata in cybercriminalità, coinvolta in una lotta contro il tempo per sventare un terribile complotto che tiene in bilico il destino dell’umanità.
“Da quando ne ho memoria, ho sempre desiderato esplorare nuovi mondi e, più a proposito, proteggere quelli e il pianeta Terra. Che si tratti di un laboratorio orbitale, della Luna o di Marte, gli esseri umani creano guai ovunque vadano. Si fanno la guerra per il potere o le risorse, cercano di uccidere, rubare o sabotare, ed è proprio questo che è avvenuto stamattina durante il mio turno di guardia. Lo spazio cosmico è stato attaccato dalla Terra …”
All’indomani del fallimentare lancio di un razzo della NASA, il capitano Calli Chase si ritrova faccia a faccia con la sua gemella scomparsa da tempo, e con l’inquietante interrogativo di chi sia davvero. Adesso che il programma top secret avviato anni prima ha incontrato un ostacolo inaspettato, solo Calli può reindirizzarne il corso e risolvere la situazione. Aiutata da tecnologie all’avanguardia, l’investigatrice scienziata della NASA e pilota della Space Force dovrà a ogni costo scoprire l’anello mancante che lega il sabotaggio del razzo a quello che le sta accadendo. Una ricerca che qualcuno sembra intenzionato a fermare a ogni costo. Dalla NASA alla fattoria della famiglia Chase, dalla Casa Bianca alle lontane orbite spaziali, Calli deve misurarsi con un avversario astuto e spietato. Come in una pericolosa partita a scacchi planetaria, una sola mossa sbagliata rischia di scatenare conseguenze catastrofiche che si estenderanno ben oltre i confini della Terra.
“Molti ci chiamano “i poliziotti dei razzi”, il che non necessariamente è un complimento, specie se si considera che spesso ci prendono in giro perché i razzi non li costruiamo ma ci limitiamo a proteggerli, come a voler suggerire che non siamo poi così veloci a entrare in azione, un altro stereotipo di cui farei volentieri a meno. Per non parlare del fatto che siamo considerati scienziati vagamente autistici e un tantino sfigati, troppo tonti o troppo intelligenti per avere buon senso, anche se in parte è vero.Gli agenti speciali, i cyber-ninja come me, devono avere una laurea. Alcuni hanno anche un dottorato e una formazione in diverse discipline che spaziano da scienze e ingegneria a psicologia e arte. Quando me ne sono andata dall’aeronautica, mi hanno assunta come capo delle indagini informatiche del Langley Research Center, il più vecchio dei dieci siti nazionali della NASA. Ma sono anche ingegnere aerospaziale, fisica quantistica, pilota collaudatore e astronauta in fieri.”
Le recensioni sono molto poche visto che è uscito da una settimana, quelle del precedente volume non erano entusiasmanti. Non credo si possa leggere questo libro senza il primo. Vi informo che Spin è un acronimo e come per il precedente ci vorrebbe un glossario per tenere a mente tutti quelli che ci sono nel testo.
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Mercoledì 4 dicembre, mattina. Alla luce dei fari la neve vortica come un tornado bianco e gli pneumatici affondano nell’immacolata coltre farinosa.
Da quando sono uscita dal Langley Research Center della NASA ho percorso a rilento meno di quattro chilometri ed è come se fossi l’ultima persona rimasta su questo pianeta. Hampton, in Virginia, il posto dove abito, sembra in oscuramento parziale, come nel pieno di una guerra: supero uffici e case vuoti e bui, i lampioni sono sagome indistinte troppo distanti tra loro per offrire un’illuminazione efficace, e io non vedo la maggior parte dei cartelli stradali fino a quando non me li ritrovo davanti.
Sulla destra ho il Dollar General Store, a sinistra un fitto bosco e, secondo il GPS, l’Anna’s Pizza & Italian Restaurant è davanti a me. Diversamente non saprei neppure dove sono: quando va bene ho una visibilità di pochi metri. A volte non riesco neppure a capire in quale corsia mi trovo, mentre raffiche violente scaraventano in aria i bidoni della spazzatura e strappano via le luci e le decorazioni di Natale.
Solo in questo tratto di North Armistead Avenue, un Babbo Natale è volato via da un tetto atterrando in mezzo alla strada con tanto di slitta mentre le figure a grandezza naturale di un presepe vengono trascinate qua e là sul cemento nel posteggio di una chiesa. Un Grinch gonfiabile ha spezzato l’ancoraggio e ha preso il volo, e proprio in questo momento una bandiera americana ancora attaccata al palo passa rotolando davanti al mio Silverado.
Spazzatura, foglie, rami, ghirlande e ogni genere di oggetti volano nell’aria e mi sembra di essere diretta verso Oz con visibilità quasi zero. Sarebbe stato più saggio rimanere al lavoro, e proprio io dovrei sapere meglio di tanti quanto sia importante il buon senso. Potrei recitare a memoria tutto ciò che può farti rimanere ferita o uccisa mentre guidi in una bufera di neve: privazione del sonno, preoccupazioni e un trauma psicologico anche di lieve entità.
Ma per nulla al mondo sarei rimasta a dormire nella piccola caserma della NASA o alla base dell’aeronautica dopo una notte in bianco in cui è esploso un razzo e abbiamo quasi perso un astronauta durante una passeggiata spaziale. Come se non bastasse, sono stata affrontata da un gruppo del Servizio segreto che mi ha scambiata per la mia gemella, solo per citare alcune delle urgenze più impellenti, e ne arriveranno altre di sicuro.
Ipotizzando che Neva Rong sia la mente dietro tutto questo, probabilmente non abbiamo ancora visto niente perché il programma della miliardaria del settore tecnologico per il dominio universale proseguirà a ogni costo. Giusto per dire che non mi aspetto un periodo natalizio tranquillo – magari non ci sarà più un periodo pacifico in generale – e che adesso ho un disperato bisogno di allontanarmi dal lavoro, anche solo per un po’.
Non vedo l’ora di liberarmi di scarponi, abbigliamento tattico e pistola e fare una doccia nel mio bagno. Voglio piazzarmi sulla solita sedia al bancone della cucina e guardare mamma mentre prepara le sue prelibatezze. È ora di fare una delle nostre chiacchierate in privato, senza che nessuno interferisca o ci ascolti, compreso papà. Le farò vuotare il sacco (come diciamo in famiglia).
Prima però devo esaminare la casa con uno dei miei analizzatori di spettro, passando di stanza in stanza, camminando in cerchio con in mano diverse antenne mobili, come un Ghostbuster. Mi accerterò che non ci siano trasmissioni illegali, dispositivi di sorveglianza, nulla che possa indicare la presenza invisibile di cyber-spie.
Quando io e mamma saremo sole nella nostra isola silenziosa, mi farò dire tutto su mia sorella, che è sparita. Otterrò le risposte sul possibile coinvolgimento di Carme nel pesante attacco informatico di questa mattina alla NASA, e saprò se è colpevole di altri crimini, ostruzione alla giustizia e omicidio compresi. Devo sapere da che parte sta e se sia venuta nella nostra fattoria di recente, qualche volta con la macchina di papà. Solo allora potrò stabilire se sia o meno una mela marcia.
Ammesso che la mia metà non sia stata uccisa o catturata…
«Concentrati. Concentrati. Concentrati!» urlo, spaventata perché la macchina sbanda sul ghiaccio nero e si mette di traverso, illuminando con i fari la neve che scende copiosa.
Mi impongo di stare attenta. Non ho mai visto questo angolo di mondo desolato come adesso, mentre guido verso casa durante uno shutdown governativo e un nor’easter, una bufera di neve proveniente da nordest. Con pochissime eccezioni di cui io faccio parte, tutti i dipendenti federali sono in congedo non retribuito. Il che va ad aggiungersi al governatore Dixon che dichiara lo stato di emergenza, evacuando le zone costiere e le altre aree a bassa altitudine, ordinando alla gente di starsene a casa.
Io però non sono la gente, dato che controllo le operazioni in corso e i disastri che avvengono nello spazio cosmico e a terra. Tengo d’occhio varie applicazioni del governo sul telefono – che è in un supporto sul cruscotto – attenta a non lasciarmi sfuggire quello che riesco a vedere. Ho la radio accesa, con P!nk che canta a squarciagola nell’abitacolo del mio pick-up governativo quando, all’improvviso, la musica tace.
Dagli altoparlanti esce lo squillo di una chiamata in arrivo, un numero con prefisso 703, la CIA, divisione crimini informatici, e l’adrenalina mi manda in allarme rosso.
«Capitano Chase» rispondo in vivavoce.