Le Sette Sorelle. La ragazza delle perle è il quarto capitolo di una serie di sette romanzi scritti da Lucinda Riley, pubblicato in Italia nel 2018, da Giunti e tradotto da Leonardo Taiuti. CeCe, la vagabonda solitaria, deve trovare il posto a cui appartiene: iniziando in Scozia cento anni fa.
Sette stelle, sette sorelle, sette libri per sette storie, la quarta storia è quella di CeCe, che ci accompagna dalle le spiagge della Thailandia alle città delle perle e al Red Centre dell’Australia, aggiungendo un altro tassello per ricostruire l’enigma di questa saga.
“Come fanno a essere simili in tutto il mondo?… Che tra terra e cielo ci fosse un legame più grande di quanto avessi mai considerato? Forse c’era qualcosa di mistico nel fatto che noi sorelle ci chiamassimo tutte come quelle che brillavano lassù, nel cielo. E con la settima che mancava…”
Trama del libro “ La ragazza delle perle”
Londra. CeCe è a un punto di rottura: dopo la morte del padre, il miliardario Pa Salt, così chiamato dalle sei figlie che ha adottato da tutto il mondo, ha provato a riversare tutte le sue energie nell’arte, ma si sente più sola che mai. Abbandonata da Star, la sorella preferita che ha ormai trovato la sua vera famiglia e un nuovo amore, e senza ispirazione, decide di fuggire da Londra alla ricerca del suo passato.
“Come un animale ferito, avevo intenzione di andare a nascondermi per curare il mio dolore.”
Gli unici indizi sono una foto in bianco e nero e il nome di una pioniera australiana vissuta un secolo prima. Durante il viaggio per Sydney, CeCe decide di fermarsi nell’unico posto dove si sente davvero se stessa: le meravigliose spiagge di Krabi, in Thailandia. Lì, tra i viaggiatori con lo zaino, incontra Ace, un giovane singolare e solitario quanto lei, con un segreto da nascondere…
“per un vero artista, la fama e il successo sono un miraggio. La vera gioia sta nel processo creativo. L’artista è sempre schiavo di quel processo, che poi ti controlla come un amante. Ma a differenza dell’amante, il processo creativo non ti lascia mai” disse con solennità. “Rimane dentro di te per sempre.”
Australia, 1906. La giovane Kitty McBride, figlia di un pastore di Edinburgo, arriva in Australia come dama di compagnia della benestante signora McCrombie. Ad Adelaide, il suo destino si intreccia con quello della famiglia Mercer, che possiede un impero nel commercio delle perle, compresi gli identici, ma molto diversi, fratelli gemelli: Drummond, impetuoso e passionale e Andrew, sensibile e gentile, due gocce d’acqua dal carattere opposto che si innamoreranno della stessa donna…
Quando finalmente CeCe raggiunge il caldo torrido e le polverose pianure del Red Centre of Australia, inizia la ricerca del suo passato. Mentre qualcosa di profondo dentro di lei risponde all’energia della zona e all’antica cultura del popolo aborigeno, la sua creatività si risveglia ancora una volta. Con l’aiuto di coloro che incontra durante il suo viaggio, CeCe inizia a credere che questo vasto e selvaggio continente possa offrirle qualcosa che non avrebbe mai creduto possibile: un senso di appartenenza e una casa. . .
“Altrove non ero nessuno, e invece oggi, con Chrissie e sua nonna, il mio passato era stato messo in luce diventando un punto di forza. In altre parole, al mio fianco avevo persone che mi capivano perché erano come me. Erano la mia… kantrimen. La mia famiglia.”
Recensione
La struttura della narrazione segue il format degli altri libri, una storia nel presente raccontata in prima persona dalla sorella protagonista, una storia del passato narrata in terza persona che svela le origini della sorella ed infine una breve introduzione alla sorella protagonista del prossimo libro.
Il libro ha un inizio diverso rispetto ai primi tre volumi, non viene ripercorso integralmente il momento della morte di Pa’ Salt e il ritorno ad Atlantis, come nei precedenti, stava diventando veramente ripetitivo, la narrazione parte con CeCe che ripensa alla morte del padre mentre è già in viaggio. Cece non era un personaggio che mi intrigava particolarmente, invece si è rilevato complesso ed interessante.
La scrittura sempre semplice e scorrevole e l’accuratezza della ricerca storica mi fa apprezzare di più le storie nel passato. Rispetto ai volumi precedenti è mancato qualche indizio in più legato alla misteriosa morte di Pa’ e sulla trama generale che lega le sorelle.
“L’amore è il sentimento più altruistico ed egoistico di tutti, Celaeno; altruismo ed egoismo sono facce della stessa medaglia e non si possono separare. Il bisogno di amore combatte sempre con il desiderio che la persona amata sia felice. Perciò, purtroppo, l’amore non si può razionalizzare e nessun essere umano sfugge alla sua morsa, credimi.”
Il mito di Celaeno
Celeno è un personaggio della mitologia greca ed è una delle Pleiadi, figlie di Atlante e di Pleione. Fu amata da Poseidone e fu resa madre di Lico, Nitteo[, Euripilo e forse di Tritone. Secondo alcune leggende era anche la madre di Deucalione e Chimera, avuti da Prometeo e di Caucone.
Il mito di Celaeno è il meno conosciuto fra quelli che riguardano le Sette Sorelle.
Curiosità su “La ragazza delle perle”
In Australia dalla fine dell’Ottocento fino ai più recenti anni Settanta del secolo scorso c’era la consuetudine ormai fatta legge degli allontanamenti forzati dei figli mezzosangue australiani aborigeni e degli isolani di Torres Strait, i quali venivano sottratti ai loro genitori e allevati in orfanotrofi e altre istituzioni dove si supponeva potessero essere ‘reinseriti’ nella società europea-australiana. Così intere generazioni di bambini furono costrette non solo a rinunciare all’amore dei loro genitori, ma persero anche le proprie radici, la cultura e la lingua aborigena.
Nel 2008, il Governo australiano ha emesso una nota ufficiale in cui si scusa con gli aborigeni australiani coinvolti.
Quando CeCe scopre le sue radici, viene a conoscenza non solo delle Generazioni Rubate dei figli degli aborigeni, ma anche dei migranti britannici che da bambini furono mandati in Australia.
La Caverna della Principessa
Sulla spiaggia di Phra Nang si trova a pochi passi da Railay la famosa Caverna della Principessa nella parte meridionale della spiaggia è piena di centinaia di falli di ogni specie e grandezza, alcuni alti quanto me, intagliati nel legno e dipinti di colori brillanti.
Secondo la leggenda, lo spirito di Phra Nang vive in questa caverna; era una principessa indiana che si innamorò di un pescatore locale, che però morì tragicamente in un naufragio. Per secoli i pescatori hanno continuato a fare offerte di lingams alla principessa, cioè falli intagliati – simboli di energia divina – che si crede possano assicurare prosperità e fertilità a chi li possiede e alle loro famiglie.
La maledizione della perla rosata
La Perla Rosa fu trovata da un cercatore perle a largo del West Australia, ma rubata da un altro subacqueo che aveva intuito il valore dell’oggetto. Finì nelle mani di due losche figure cinesi, che però subito dopo averla venduta furono impiccate per un omicidio avvenuto in circostanze misteriose.
La perla è stata poi acquistata da un uomo che poco dopo è morto di un infarto, mentre il successivo proprietario ha commesso suicidio dopo che la perla gli è stata rubata. La maledizione della perla rosata continua con l’omicidio di Mark Liebglid, un rivenditore di perle ben noto, che aveva in tasca una stupenda perla di colore rosa e, guarda caso, alcuni mesi prima aveva vissuto alcuni giorni a casa dell’uomo che si era suicidato per aver perso il suo gioiello.
Dopo la perla finì nella mani di un uomo filippino che, divorato dai debiti, la vendette ad un altro uomo di nome Gomez. Il filippino usò i soldi per tornare a casa nelle Filippine, ma morì di una malattia sconosciuta pochi giorni dopo aver messo piede sul suo terreno nativo. Gomez pochi mesi dopo fu trovato impiccato in casa sua e si disse che si era suicidato per disperazione dopo una delusione d’amore.
Abraham de Vahl Davis acquistò la Roseate Pearl per 20.000 sterline da un gioielliere di Port Hedland che l’aveva addirittura ricevuta in regalo da Gomes. Davis, dopo aver fatto una certa fortuna in città, decise di tornare dalla sua famiglia a Broome e si imbarcò sulla nave SS Koombana. Ci fu un tremendo uragano e la nave non fu mai più rivista, di lei furono trovati in mare solo alcuni pezzi. Tutte le 157 persone a bordo morirono, fu il peggior disastro marino civile nella storia australiana.
Si suppone che la perla sia stata persa nelle profondità del mare assieme ad Abraham de Vahl Davis e che la sua maledizione si sia interrotta fino a quando qualcuno non la ritroverà sui fondali marini.
Chi era Albert Namatjira
Albert Namatjira è l’artista aborigeno più famoso d’Australia. È nato nel 1902 a Hermannsburg, una missione luterana fondata nel 1877 da pastori della Germania del nord, ma diventò presto un villaggio interculturale in grado di integrare la cultura europea con quella arrernte. Il pastore Albrecht rilevò la Missione nel 1922 e insieme a Ted Strehlow, sostenne Albert Namatjira e i suoi compagni artisti aborigeni, adoperandosi affinché venissero costruiti più insediamenti aborigeni.
Anche se fu battezzato, mantenne le sue credenze negli spiriti arrernte e spesso si allontanò recandosi nell’Outback con i suoi parenti, scomparendo per diverse settimane.
All’età di diciassette anni, fuggì con la figlia di un’altro “gruppo” e la sposò, mettendo al mondo ben sette figli, tutti sopravvissuti. Sua moglie fu infine battezzata e le fu dato il nome di ‘Rubina’.
Nel 1934, il pittore di acquerelli Rex Battarbee visitò la missione ed espose i suoi quadri raffiguranti le catene montuose MacDonnell. Rimasto affascinato da queste opere, Albert chiese di conoscerlo, e Rex lo prese sotto la sua ala protettrice. Il talento di Albert emerse ben presto, consentendogli di realizzare la sua prima mostra nel dicembre del 1938.
Gli acquerelli di Albert sorpresero e confusero il mondo dell’arte australiano. I critici non riuscirono a capire perché un artista aborigeno dipingesse in uno stile così ‘europeo’, anziché usare la tradizionale tecnica della pittura puntinata. Albert fu di ispirazione per altri giovani pittori aborigeni e successivamente fondò la scuola di Hermannsburg. La sua fama si diffuse così tanto che nel 1954 fu presentato alla Regina Elisabetta e al Duca di Edimburgo a Canberra.
Nel 1957, Albert e Rubina furono i primi aborigeni a cui furono riconosciuti pieni diritti di cittadinanza – diritti che furono negati a tutti gli altri aborigeni, compresi i loro figli, per un altro decennio. Tuttavia, la vita di Albert finì tragicamente. Per anni fu afflitto da problemi cardiaci, e lottò per smettere di bere. Nel 1958, fu arrestato e condannato a sei mesi di lavori forzati per aver dato del rum a un componente della tribù (e ciò era illegale per le leggi australiane di quel tempo). Fu imprigionato e perse il desiderio di dipingere, cadendo in una profonda depressione. Morì poco tempo dopo.
Incipit del libro “La ragazza delle perle”
CeCe
Dicembre 20071
Ricorderò sempre alla perfezione dov’ero e cosa stavo facendo quando mi dissero che mio padre era morto. Guardavo fuori dall’oblò nell’oscurità totale della notte. Sotto di me baluginava un gruppetto di luci intermittenti, che tradivano la presenza di qualche abitazione, in cui c’era vita, una famiglia, degli amici…
Io non avevo più niente di tutto ciò.
Mi pareva di vedere il mondo capovolto, perché le luci sotto l’aereo sembravano un riflesso scialbo delle stelle sopra di me. Mi ricordai che uno dei miei insegnanti, all’università, mi diceva che dipingevo come se non vedessi niente di quello che avevo davanti. Aveva ragione, era così. Le immagini si formavano nella mia mente, non le vedevo con gli occhi. Spesso non prendevano sembianze conosciute – animali, minerali, esseri umani –; erano immagini forti anche se confuse, e mi sentivo sempre obbligata a dar loro forma.
Come quella montagna di cianfrusaglie che avevo raccolto nelle discariche di Londra e portato nel mio studio: ci avevo messo settimane a capire come mettere insieme ogni pezzo. Era come lavorare su un gigantesco cubo di Rubik, anche se invece dei pezzi colorati avevo una maleodorante latta di petrolio, un vecchio manichino di Guy Fawkes, uno pneumatico e una piccozza completamente arrugginita. Comunque disponessi gli oggetti, la composizione mi piaceva sempre, ma quando collocavo l’ultimo pezzo qualcosa non mi soddisfaceva, e ricominciavo da capo.
Appoggiai la fronte sulla superficie fredda dell’oblò, l’unico schermo che mi separava dal vuoto e dalla morte certa.
Siamo così vulnerabili…
No, CeCe, mi dissi appena il panico cominciò a farsi largo dentro di me. Puoi farcela senza di lei. Puoi farcela.
Mi costrinsi a pensare a Pa’ Salt, perché per la mia innata paura di volare, ripensare all’istante in cui avevo scoperto la sua morte era, in un certo qual modo, confortante. Se fosse successo il peggio, infatti, e l’aereo fosse precipitato uccidendoci tutti, almeno l’avrei rivisto, lì, dall’altra parte, ad aspettarmi. In fondo lui aveva già compiuto il viaggio fin lassù. E l’aveva fatto da solo, come tutti.
Quando mia sorella Tiggy mi aveva chiamata mi stavo infilando i jeans. Ora che ci riflettevo bene, mi rendevo conto che le sue parole non erano riuscite a colpirmi davvero. Pensavo soltanto a come dirlo a Star, che adorava nostro padre: sapevo che la notizia l’avrebbe distrutta.
Lo adoravi anche tu, CeCe…
È vero. Ma il mio ruolo nella vita era proteggere la mia vulnerabile sorellina – in realtà aveva tre mesi più di me, ma aveva difficoltà a parlare e lo facevo sempre io al suo posto. Perciò mi ero sigillata il cuore, abbottonata i jeans ed ero andata in soggiorno per darle la notizia.
Non aveva detto nulla: era solo scoppiata a piangere tra le mie braccia. Avevo fatto tutto il possibile per tenere a bada le lacrime. Per lei, per Star. Dovevo essere forte perché aveva bisogno di me…
Era stato allora che…
“Signorina, desidera qualcosa?”
Sentii una nube di profumo muschiato scendere su di me. Alzai lo sguardo e vidi la hostess.
“Ehm, no, grazie.”
“Ha premuto il tasto di chiamata” disse con un sussurro esagerato, indicando il resto dei passeggeri, tutti addormentati. Dopotutto erano le quattro del mattino nel fuso di Londra.
“Scusi” sussurrai a mia volta, togliendo il gomito dal pulsante incriminato. Tipico. Mi rivolse lo stesso cenno che mi aveva fatto la mia maestra, a scuola, quando mi aveva visto aprire gli occhi durante la preghiera del mattino. Poi, con un fruscio di seta, scomparve dietro la tendina. Cercai di mettermi più comoda possibile e chiusi gli occhi. Avrei tanto voluto far parte della folla di anime, quattrocento o giù di lì, che addormentandosi erano riuscite a sfuggire all’orrore di volare a undicimila metri da terra in una scatola di alluminio. Come al solito mi sentii tagliata fuori. Esclusa.
Certo, avrei potuto comprare un biglietto di business class. Avevo ancora il denaro dell’eredità, ma non volevo certo sprecarlo per qualche centimetro di spazio in più. Ne avevo speso parecchio per comprare a me e a Star quel lussuoso appartamento lungo il fiume, a Londra. Credevo che non volesse altro che una vera casa, speravo di riuscire a farla felice. E invece…
Ora mi ritrovavo qui, più o meno nella stessa condizione di un anno prima, su un aereo, come quando ero andata in Thailandia con mia sorella. Solo che adesso Star non era con me. E non stavo correndo verso qualcosa. Stavolta stavo fuggendo…
La serie delle Sette sorelle è composta da
Le sette sorelle (The Seven Sisters) (2014)
Ally nella tempesta (The Storm Sister) (2015)
La ragazza nell’ombra (The Shadow Sister) (2016)
La ragazza delle perle (The Pearl Sister) (2017)
La ragazza della Luna (The Moon Sister) (2018)
La ragazza del Sole (The Sun Sister) (2019)
La sorella perduta (Missing Sister) (2021)
Atlas. La storia di Pa’ Salt (The Story of Pa Salt) (2023)