Il Premio NebbiaGialla per la letteratura noir e poliziesca è il concorso letterario che si svolge ogni anno nell’ambito del Suzzara Noir Festival, ideato dallo scrittore Paolo Roversi, nasce dalla passione per questo genere letterario, ma anche per la letteratura in generale.
Il vincitore di questa dodicesima edizione, decretato il 18 settembre, da una giuria popolare composta da 50 lettori, è Fausto Vitaliano con La mezzaluna di sabbia (Bompiani), al quale è stata consegnata l’opera d’arte dal titolo “Tempo sospeso”, realizzata da Maria Priya Grimaldi e donato per l’occasione dalla Fondazione Arti e Mestieri.
La sesta edizione del Premio NebbiaGialla per romanzi inediti, in collaborazione con la casa editrice Laurana – Calibro 9, è sta vinta da Daniela Piazza con La morte non ha rispetto.
La decima edizione del Premio NebbiaGialla racconti inediti, in collaborazione con il Giallo Mondadori, è stata vinta da Patrizia Lello con Peccati capitali.
La mezzaluna di sabbia di Fausto Vitaliano (Bompiani, con 21 voti).
Gregorio detto Gori Misticò: maresciallo dei carabinieri, una predilezione per Topolino e una cicatrice all’altezza del cuore. Dopo anni in servizio al Nord è rientrato a San Telesforo Jonico, il paesino calabrese dove è cresciuto, ma ora è in aspettativa. Nessuno sa perché tranne il suo amico Nicola Strangio, oncologo in un grande ospedale milanese. I pochi abitanti del paese lo vedono spesso avviarsi verso la spiaggia del Pàparo, una mezzaluna di sabbia senza un bar o un filo d’ombra, ma dove ancora nidificano le anatre e il mare scintilla come i più nitidi ricordi di gioventù. Gori non ha più voglia di lottare contro il male, che trova sempre il modo per avere la meglio. Eppure, quando il giovane brigadiere Costantino invoca il suo aiuto per un caso di omicidio, qualcosa lo spinge a iniziare l’indagine… Tutti conosciamo la paura annidata nello scorrere del tempo, la tentazione di gettare la spugna, il disgusto per la mediocrità – eppure ciascuno di noi ha la sua mezzaluna di sabbia dove coltivare un’irriducibile speranza. Con una lingua ricca di sfumature, sullo sfondo di una Calabria divisa tra degrado e splendore, Fausto Vitaliano dà vita a un noir pieno di umanità e a un personaggio che, guardando la morte negli occhi, mantiene un tenacissimo amore per la vita.
Fausto Vitaliano è un fumettista, giornalista e scrittore italiano. E’ nato in Calabria, nel 1962, ma vive a Milano. Sceneggia fumetti e cartoni animati per Disney e Rainbow. Ha pubblicato storie a fumetti anche per Sergio Bonelli, Edizioni BD e BD Music. Ha lavorato per radio, tv e giornali, tradotto libri e curato, per Feltrinelli, i volumi antologici di Beppe Grillo e di Michele Serra. Insieme a quest’ultimo ha scritto il monologo teatrale Tutti i santi giorni. Ha pubblicato per Laurana i romanzi Era solo una promessa, Lorenzo Segreto e La grammatica della corsa.
Muori per me di Elisabetta Cametti (Piemme, con 11 voti).
Notte fonda, una ragazzina chiama la polizia: sua madre è scomparsa. Si tratta dell’assistente personale di Ginevra Puccini, una delle fashion blogger più famose al mondo. Il corpo di Julia viene trovato nelle acque del lago di Como, insieme a quello di altre quattro donne. I cadaveri presentano ulcere evidenti su pelle e mucose, una reazione allergica rara, causata da una sostanza sconosciuta, come accerta l’autopsia. Gli indizi, che puntano tutti a un unico colpevole, diventano una prova con la scoperta dell’arma del delitto. Quando il caso sembra chiuso, però, sulle pagine social di Ginevra Puccini compaiono dei video sconvolgenti: lei conosce il nome delle vittime non ancora identificate, la loro storia e il gioco perverso che le ha uccise. Ma Ginevra non si trova. Potrebbe essere il carnefice o la prossima vittima. La cerca la polizia. La cerca la sua famiglia. La cerca chi vuole metterla a tacere. Quelle immagini denunciano un sistema di corruzione e comando, rivelando la linea di sangue che conduce tra i rami di una famiglia potente e dentro una delle più importanti maison della moda internazionale. Dove forze dell’ordine e giustizia non sono mai riuscite ad aprirsi un varco, sono quei post a fare vacillare l’impero. Perché c’è una voce che i soldi e il potere non possono ridurre al silenzio, quella che rimbalza sui social network e diventa virale. Una voce che neanche la morte può fermare.
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Elisabetta Cametti, classe 1970, con una laurea in Economia e Commercio in Bocconi, da vent’anni si occupa di editoria e lavora tra Milano e Londra. La stampa l’ha definita “la signora italiana del thriller”. Nel 2013 ha pubblicato il primo romanzo della “serie K”, con protagonista Katherine Sinclaire, manager dell’editoria, che include: “I guardiani della storia”, “Nel mare del tempo” (2014) e “Dove il destino non muore” (2018). Nel 2015 ha inaugurato la “serie 29”, con protagonista Veronika Evans, fotoreporter di New York, che comprende: “Il regista” e “Caino” (2016). È opinionista in programmi televisivi di attualità e cronaca su Rai 1 e sulle reti Mediaset.
La memoria del lago di Rosa Teruzzi (Sonzogno, con 8 voti).
In una tiepida sera di fine estate, un vecchio dossier di polizia, ingiallito dal tempo, arriva sul tavolo del laboratorio di Libera, la fioraia del Giambellino. Contiene i documenti di un dimenticato caso di cronaca – erano gli anni del dopoguerra, una giovane donna trovata morta sulla riva del lago di Como – rapidamente archiviato dalle autorità. Libera ne resta sgomenta: quella morte riguarda da vicino sua madre Iole e la sua misteriosa famiglia. Le carte contengono anche la testimonianza e i dubbi, trascurati dalla polizia, di un vecchio prete di montagna: la figlia di quella povera ragazza era davvero dell’uomo che l’aveva appena sposata? E perché Tarcisio Planetta, il contrabbandiere, l’aveva minacciata ad alta voce nell’osteria? E chi erano quegli “autorevoli” personaggi che hanno garantito per lui? Ce n’è abbastanza perché la fioraia milanese abbandoni i suoi bouquet matrimoniali e si improvvisi di nuovo detective. Insieme all’eccentrica Iole, cultrice dello yoga e del libero amore, e alla giovane cronista Irene, dotata di un fiuto infallibile, Libera si mette in cerca della verità, provando a scardinare i silenzi dei testimoni sopravvissuti. Alle Miss Marple del Giambellino, come le chiamano i giornali, non mancheranno certo la tenacia e l’arguzia, in un’indagine serrata tra Como, Lecco e le vie esclusive di Milano, per far affiorare il segreto che si nasconde sotto le acque del lago.
Rosa Teruzzi, nata a Monza, il 10 giugno 1965, è una giornalista, scrittrice e conduttrice televisiva italiana. Vive e lavora a Milano. Esperta di cronaca nera, è caporedattore della trasmissione televisiva Quarto grado, in onda su Retequattro. Per scrivere si ritira sul lago di Como, in un vecchio casello ferroviario, dove colleziona libri gialli. Per Sonzogno, nel 2016 ha pubblicato La sposa scomparsa e, nel 2017, La fioraia del Giambellino.
Che dispiacere di Paolo Nori (Salani, con 7 voti).
Bernardo Barigazzi è uno scrittore che ha cominciato a fare il giornalista ma non l’ha detto a nessuno. Quando non scrive è impegnato a corteggiare Marzia, barista laureata in filosofia, con cui ha una relazione fatta, prevalentemente, di appuntamenti mancati. Con lo pseudonimo di Ivan Piri dirige “Che dispiacere”, un giornale sportivo che esce in edicola solo i giorni successivi alle sconfitte della Juventus. Sembrerebbe uno svago innocente, finché Barigazzi non si trova suo malgrado coinvolto in un’indagine di polizia. Manuel Carrettieri, ultrà con la passione per la cocaina, è stato ucciso e più di un indizio collega Barigazzi al delitto. In una Bologna autentica e insieme fiabesca, tra le osterie del centro e i vialoni della periferia, va in scena una commedia degli equivoci popolata di indimenticabili protagonisti, densa di umorismo e umanità. Per la prima volta Paolo Nori si misura con il giallo, passando dal racconto in prima persona a quello in terza, e orchestrando una sinfonia di voci e personaggi.
Paolo Nori, nato a Parma, il 20 maggio 1963, è uno scrittore, traduttore e blogger italiano.
Scrittore e traduttore italiano. Ha lavorato come ragioniere in Algeria, Iraq e Francia. Laureato in letteratura russa, ha lavorato in Francia per tre anni per un’impresa edile, e poi come traduttore dal russo e dal francese. Ha pubblicato nel febbraio del 1999 per Fernandel (Ravenna) Le cose non sono le cose e, nel maggio del 1999, per Derive Approdi (Roma) Bassotuba non c’è, ristampato nel marzo del 2000 da Einaudi Stile Libero. Collabora con Il con Il Caffè letterario, bimestrale di letteratura ed immagini. Del 2008 sono Mi compro una gilera e Baltica 9. Ha tradotto e curato l’antologia degli scritti di Daniil Charms Disastri (Einaudi), l’edizione dei classici di Feltrinelli di Un eroe dei nostri tempi di Lermontov e delle Umili prose di Puškin. Per UTET pubblica nel 2019 I russi sono matti. Corso elementare di letteratura russa 1820 – 1921, mentre per Salani pubblica nel 2018 La grande Russia portatile.