La Storia Infinita è un romanzo fantasy dello scrittore tedesco Michael Ende, fu pubblicato nel 1979, invece in Italia la prima edizione risale al 1981 da Longanesi, con la traduzione di Amina Pandolfi e le illustrazioni di Antonio Basoli.
Questo libro è un metaromanzo, vale a dire un “libro nel libro”, un libro che parla di altri libri. Racconta del mondo fantastico d Fantàsia minacciato dall’espansione di una forza misteriosa chiamata Nulla, che causa la sparizione di regioni sempre più estese del regno. Per arrestare l’avanzata del Nulla bisogna trovare un nuovo nome all’Infanta Imperatrice, sovrana assoluta del regno di Fantàsia.
“Se ci pensi bene, ti avvedi subito che tutte le storie del mondo in fondo sono contenute in ventisei lettere dell’alfabeto. Le lettere sono sempre le stesse, sono solo combinazioni che cambiano. E con le stesse lettere si formano parole, con le parole le frasi, con le frasi i capitoli e con i capitoli le storie.”
Nel 1977 Michael Ende venne incoraggiato dal suo editore Hansjörg Weitbrecht a comporre un nuovo romanzo da consegnare entro la fine di quell’anno, così Ende rispolverò un’idea appena abbozzata di un bambino che, leggendo una storia, si ritrova letteralmente all’interno della storia stessa e riesce a uscirne solo con grandi difficoltà, dopo alcuni mesi di lavoro, si rese conto che ci sarebbe voluto più tempo per scrivere questa storia, così scrisse al suo editore dicendogli che il protagonista del libro non aveva ancora intenzione di uscire da Fantàsia e che ci sarebbe voluto più tempo per convincerlo e chiudere il romanzo.
Ci impiegò tre anni per completare La storia infinita, che fu pubblicata nel settembre del 1979, con una copertina rigida di seta, stampato con due diversi inchiostri, verde per le parti a Fantàsia e rosso per le parti sulla Terra, ogni capitolo era decorato da una lettera in ordine alfabetico, dalla A alla Z per un totale di 26 capitoli. E così è giunto fino a noi.
«Fin qui aveva fatto tante esperienze, conosciuto paure e gioie, tristezze e trionfi; era passato dalla realizzazione di un desiderio all’altra, senza un attimo di sosta. Ma in realtà nulla di ciò che aveva provato gli aveva dato la serenità dello spirito, la soddisfazione interiore. Ma essere saggi, questo voleva dire stare al di sopra della gioia e del dolore, della paura e della compassione, dell’ambizione e dell’orgoglio ferito. Essere saggi significava portarsi al di sopra di tutte le cose, non odiare e anche non amare più nessuno, accettare imperturbabili sia il rifiuto sia la simpatia degli altri. Colui che è veramente saggio non è più toccato da niente e da nessuno. Diventa irraggiungibile e nulla può più levarsi al di sopra di lui. Sì, essere così, quella sarebbe stata una cosa desiderabile.»
Trama del libro La Storia Infinita
Bastiano è un ragazzino di dieci anni, goffo e grassoccio, che, dopo la morte della madre, non riesce più a comunicare con il padre e si è chiuso in se stesso, rifugiandosi nella lettura e nelle storie fantastiche, anche perché va male a scuola ed è un tipo solitario che viene preso in giro e maltrattato dai suoi compagni di classe. In un giorno di pioggia, inseguito dai compagni che si fanno beffe di lui, si rifugia in una vecchia libreria antiquaria dello scontroso signor Coriandoli.
L’uomo stava leggendo un misterioso libro, Bastiano è immediatamente attirato dal tomo, così approfitta della distrazione del libraio e ruba il libro, rifugiandosi nella soffitta della sua scuola, dove inizia a leggere La storia infinita.
Entra così nel mondo di Fantàsia, la cui sovrana, l’Infanta Imperatrice, è afflitta da un male sconosciuto e corre il rischio di morire, e col peggiorare del suo male anche Fantàsia sembra condannata alla rovina, perché un’entità informe chiamata Nulla ha cominciato infatti a espandersi nel regno, inghiottendo intere regioni e facendole sparire del tutto.
L’Infanta Imperatrice incarica quindi il giovane e coraggioso Atreiu di cercare una soluzione al suo male e a quello del regno e gli affida il talismano fatato Auryn per proteggerlo da ogni male. Durante il suo viaggio in compagnia del Drago della Fortuna Fùcur, Atreiu attraversa Fantàsia per scoprire come salvare il regno.
Nel frattempo Bastian segue con trepidazione le avventure di Atreiu, lasciandosi trascinare sempre più all’interno del racconto, fino a scoprire che può influenzare attivamente il proseguimento della storia.
«non appena verrà il tuo turno di saltare nel Nulla, diventerai anche tu un servo del potere, senza volontà e irriconoscibile. Chi lo sa a che cosa potrai servire. Forse servirà il tuo aiuto per indurre gli uomini a comperare cose di cui non hanno bisogno, o a odiare cose che non conoscono, o a credere cose che li rendono ubbidienti, o a dubitare di cose che li potrebbero salvare. Con voi, creature di Fantàsia, nel mondo degli uomini si fanno i più grossi affari, si scatenano guerre, si fondano imperi…»
Mork osservò per un momento il ragazzo a occhi socchiusi e poi aggiunse:
«Là ci sono anche una quantità di poveri sciocchi (che naturalmente si considerano molto intelligenti e credono di servire la verità), zelantissimi nel convincere i bambini a non credere all’esistenza di Fantàsia. Chissà, forse sarai utile proprio a loro»
Recensione
Quest’opera è difficile da catalogare, è decisamente un fantasy, ma è anche un libro di formazione, però trovo anche riduttivo relegarlo solo tra le letture per ragazzi, perché andrebbe letto da tutti, soprattutto da chi ama questo genere. E’ un libro che contiene molti simbolismi e messaggi che portano il lettore alla riflessione con varie possibilità di interpretazione.
Il Nulla che avanza nel mondo di Fantàsia rappresenta la mancanza di creatività e immaginazione, come lo stesso autore ha dichiarato, che diventa una malattia dell’anima. Un’altra cosà interessante è aver tolto il controllo all’autore, che non è più onnisciente, ma lascia liberi i suoi personaggi, come l’Infanta Imperatrice che lascia liberi di esistere ai suoi sudditi indipendentemente di come essi siamo, buoni o cattivi.
Un’altra riflessione nasce sull’esistenza delle cose, che esistono nel momento in cui hanno un nome. Ende si addentra anche nel mondo del sogno, nel sottile filo dei ricordi ed in quello del valore dei desideri, cercando un equilibrio tra il fantastico e il reale.
“Ma i desideri non si possono evocare, né soffocare a piacimento. Essi nascono dalle profondità più remote del nostro animo, più nascosti di ogni altra intenzione, siano essi buoni o cattivi. E a nostra insaputa.”
Ho sempre avuto un legame forte con questa storia, perché ha fatto parte dei miei ricordi più belli. Quando nel 1984 è uscito il famoso film di Wolfgang Petersen tratto dal libro, io, appena tredicenne, sono andata per la prima volta da sola al cinema con le mie amiche a vederlo. Purtroppo ho scoperto che il libro supera di gran lunga il ricordo che avevo del film, che ho voluto rivedere dopo la lettura, confermando la delusione soprattutto nel finale troncato e rielaborato in modo infantile, trascurando totalmente il rapporto padre-figlio.
La storia si sviluppa in due parti, quella che, bene o male, conosciamo tutti grazie al film, dove abbiamo come protagonista Atreiu con le sue avventure per salvare Fantàsia, con un’atmosfera fiabesca e una lettura che scorre velocemente; ed una seconda parte con protagonista Bastiano che entra dentro storia, questa parte nel film è stata del tutto eliminata, molto più introspettiva e lenta, che ben si riprende nei capitoli finali. Un libro che ho amato molto, che mi rammarico di non averlo letto prima e che consiglio fortemente.
Incipit di “La Storia Infinita”
La Storia Infinita
Le passioni umane sono una cosa molto misteriosa e per i bambini le cose non stanno diversamente che per i grandi. Coloro che ne vengono colpiti non le sanno spiegare, e coloro che non hanno mai provato nulla di simile non le possono comprendere. Ci sono persone che mettono in gioco la loro esistenza per raggiungere la vetta di una montagna. A nessuno, neppure a se stessi, potrebbero realmente spiegare perché lo fanno. Altri si rovinano per conquistare il cuore di una persona che non ne vuole sapere di loro. E altri ancora vanno in rovina perché non sanno resistere ai piaceri della gola, o a quelli della bottiglia. Alcuni buttano tutti i loro beni nel gioco, oppure sacrificano ogni cosa per un’idea fissa, che mai potrà diventare realtà. Altri credono di poter essere felici soltanto in un luogo diverso da quello dove si trovano e così passano la vita girando il mondo. E altri ancora non trovano pace fino a quando non hanno ottenuto il potere. Insomma, ci sono tante e diverse passioni, quante e diverse sono le persone.
Per Bastiano Baldassarre Bucci la passione erano i libri.
Chi non ha mai passato interi pomeriggi con le orecchie in fiamme e i capelli ritti in testa chino su un libro, dimenticando tutto il resto del mondo intorno a sé, senza più accorgersi di aver fame o freddo; chi non ha mai letto sotto le coperte, al debole bagliore di una minuscola lampadina tascabile, perché altrimenti il papà o la mamma o qualche altra persona si sarebbero preoccupati di spegnere il lume per la buona ragione ch’era ora di dormire, dal momento che l’indomani mattina bisognava alzarsi presto; chi non ha mai versato, apertamente o in segreto, amare lacrime perché una storia meravigliosa era finita ed era venuto il momento di dire addio a tanti personaggi con i quali si erano vissute tante straordinarie avventure, a creature che si era imparato ad amare e ammirare, per le quali si era temuto e sperato e senza le quali d’improvviso la vita pareva così vuota e priva di interesse; chi non conosce tutto questo per sua personale esperienza, costui molto probabilmente non potrà comprendere ciò che fece allora Bastiano.
Fissava il titolo del libro e si sentiva percorrere da vampate di caldo e di freddo. Questo, ecco, proprio questo era ciò che lui aveva sognato tanto spesso e che sempre aveva desiderato da quando era caduto in preda alla sua passione: una storia che non dovesse mai avere fine. Il libro di tutti i libri.
Doveva avere quel libro, a ogni costo!
A ogni costo? Era facile a dirsi! Anche se avesse potuto offrire più delle duemila lire che portava con sé, quel poco gentile signor Coriandoli aveva anche troppo chiaramente fatto capire che non gli avrebbe venduto alcun libro. E tanto meno glielo avrebbe regalato. No, la cosa non aveva soluzione, era un vero caso disperato.
Eppure Bastiano sapeva che non sarebbe mai potuto andarsene senza quel libro. Adesso gli era chiaro che proprio a causa di quel libro era venuto qui, era stato il libro a chiamarlo in quella sua misteriosa maniera, perché voleva andare da lui, perché in fondo era già suo, gli apparteneva da sempre!
Bastiano restò in ascolto del mormorio che continuava a venire dallo studio dov’era il telefono.
Prima ancora di accorgersene si era d’improvviso nascosto il libro sotto il cappotto e se lo premeva contro il petto con entrambe le braccia. Senza far rumore camminò a ritroso fino alla porta, tenendo ansiosamente d’occhio l’altra porta, quella che dava nello studiolo. Premette cauto la maniglia. Voleva a tutti i costi evitare che i campanellini d’ottone si mettessero a cantare, perciò aprì la porta a vetri solo quel tanto che gli bastava per sgusciar fuori. Poi, lento e cauto, la richiuse dall’esterno.
Solo allora cominciò a correre.
I quaderni, i libri di scuola, l’astuccio portapenne, tutto saltellava e ticchettava nella cartella al ritmo del suo passo. Si sentì delle fitte nel fianco, ma continuò a correre.
La pioggia gli cadeva sul viso e gli scendeva dentro il colletto. Freddo e umidità gli penetravano nel cappotto, ma Bastiano non li sentiva. Lui aveva caldo, ma non per la corsa.
La sua coscienza, che prima nel negozio del libraio non aveva dato segni di vita, s’era improvvisamente risvegliata. Tutte le ragioni che prima erano state così convincenti gli apparvero d’un tratto totalmente inaccettabili. Si scioglievano come pupazzi di neve al fiato di un drago sputafuoco.
Aveva rubato. Era un ladro!
Quel che aveva fatto era ancor peggio di un furto comune. Questo libro era certamente unico al mondo e insostituibile. Sicuramente era il più gran tesoro del signor Coriandoli. Rubare a un violinista un violino unico al mondo, o a un re la sua corona, era ben diverso che rubar soldi da una cassa.
Sono affiliata ad Amazon quindi cliccando sui miei link e acquistando qualsiasi cosa percepirò una piccola commissione che utilizzerò per gestire il blog e comprare libri.
Se vuoi sostenermi puoi acquistare anche attraverso questo link generico: https://amzn.to/3qIr2zK