Auschwitz è un brano musicale di Francesco Guccini, che ha scritto nel 1964 e che affida agli Equipe 84 facendola arrivare sul podio della hit parade nel 45 giri con “Bang Bang”. L’anno successivo la canzone fu registrata da Francesco Guccini ed inserita nella raccolta Folk beat n. 1, con il titolo La canzone del bambino nel vento (Auschwitz).
Guccini aveva avuto l’ispirazione per affrontare il tema dell’olocausto a seguito della lettura del saggio “Il flagello della svastica” di Edward Russell, II Barone di Liverpool e dal romanzo autobiografico “Tu passerai per il camino” di Vincenzo Pappalettera dove aveva raccontato le sue memorie sulla sua permanenza nel campo di concentramento di Mauthausen.
Il testo è narrato da due voci: il protagonista, un bambino che nel Campo di concentramento di Auschwitz: la seconda voce è quella dell’autore che si pone alcune domande retoriche a cui seguono le risposte del bambino.
Guccini ha spesso ripetuto durante i concerti: “Avrei voluto dismettere questa canzone già da molto tempo. Purtroppo dobbiamo cantarla ancora”.
Son morto con altri cento
Son morto ch’ero bambino
Passato per il camino
E adesso sono nel vento
E adesso sono nel ventoAd Auschwitz c’era la neve
Il fumo saliva lento
Nel freddo giorno d’inverno
E adesso sono nel vento
Adesso sono nel ventoAd Auschwitz tante persone
Ma un solo grande silenzio
È strano non riesco ancora
A sorridere qui nel vento
A sorridere qui nel ventoIo chiedo come può un uomo
Uccidere un suo fratello
Eppure siamo a milioni
In polvere qui nel vento
In polvere qui nel ventoAncora tuona il cannone
Ancora non è contento
Di sangue la belva umana
E ancora ci porta il vento
E ancora ci porta il ventoIo chiedo quando sarà
Che l’uomo potrà imparare
A vivere senza ammazzare
E il vento si poserà
E il vento si poseràIo chiedo quando sarà
Che l’uomo potrà imparare
A vivere senza ammazzare
E il vento si poserà
E il vento si poserà
E il vento si poserà
Nel 2017, per la prima volta Guccini va nel campo di sterminio Auschwitz, in compagnia del Vescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi e di una scuola media dell’Appennino bolognese. Ne uscirà un lungo commovente documentario di Francesco Conversano e Nene Grignaffini, trasmesso da RaiStoria, dal titolo “Son morto che ero bambino“, che consiglio di vedere.