Autopsia è il venticinquesimo thriller scritto da Patricia Cornwell con protagonista l’anatomopatologa forense Kay Scarpetta, pubblicato nel 2022 in Italia, da Mondadori, tradotto da Sara Crimi e Laura Tasso. Scarpetta si ritrova coinvolta in una situazione pericolosa tra una scena del crimine nello spazio e un possibile serial killer sulla terra.
“Cosa posso fare per te, Kay? A proposito, ti ho vista in televisione mentre cercavi di sfuggire a Dana Diletti e alla sua troupe. Hai un bell’aspetto, non sei affatto invecchiata. Qual è il tuo segreto?»
«Un’intera carriera all’insegna della formaldeide» rispondo, rispolverando una vecchissima battuta.”
La trama di «Autopsia»
Dopo un’assenza durata parecchi anni, l’anatomopatologa forense Kay Scarpetta torna in Virginia, lo Stato dove ha avuto inizio la sua brillante carriera. Kay e suo marito Benton Wesley, ora psicologo forense per i servizi segreti americani, si sono trasferiti ad Alexandria, a pochi chilometri dal Pentagono, in un mondo post-pandemico lacerato da disordini civili e politici. Scarpetta è diventata capo medico legale, ma si trova a lavorare con una segretaria prepotente e a gestire una situazione di trascuratezza e presunta corruzione. Dopo poche settimane, viene chiamata sulla scena di un crimine: presso i binari della ferrovia è stato ritrovato il corpo di una donna, orribilmente mutilata. E, non appena Kay comincia a indagare, le si rivela un quadro inquietante: l’omicidio potrebbe essere opera di un serial killer. Nello stesso tempo, una catastrofe in un laboratorio spaziale segreto mette in pericolo la vita di alcuni scienziati. In quanto membro della Doomsday Commission, specializzata in casi sensibili per la sicurezza nazionale, Scarpetta è convocata alla Casa Bianca e incaricata di scoprire cosa sia successo. Mentre è impegnata a lavorare alla prima scena del crimine nello spazio, però, il male si avvicina pericolosamente a casa sua.
“Osservo il paesaggio, al contempo strano e famigliare: mi sembra di vedere le cose sotto un’altra luce. I lampioni a gas sfarfallano sotto il cielo coperto e brillano opachi sui marciapiedi di mattoni fradici, coperti di foglie morte e rami spezzati. Nessuno fa jogging o porta fuori il cane.
Gli edifici sono perfettamente conservati – molti hanno un valore storico – ed è vero che George Washington ha dormito in molti di essi. Le proprietà con giardino sono decorate con gusto e non si vedono né un Babbo Natale gonfiabile né una sola renna. Nulla di volgare, insomma, con grande disappunto di Marino quando era stato informato delle regole per poter risiedere lì.
La Old Town ha un arredo urbano perfetto ed è molto curata, quindi sono consentite solo migliorie e decorazioni ritenute appropriate. Ho imparato a mie spese che non puoi ridipingere le persiane, sostituire il tetto o installare un generatore d’emergenza senza permesso. L’elenco delle restrizioni è stato l’unico svantaggio in quelle che, per il resto, sono condizioni di vita ideali.
Un quartiere che in precedenza avevo ritenuto affascinante e accogliente mi appare all’improvviso sinistro. Alti sempreverdi e alberi spogli per l’inverno si scuotono con violenza ai lati della strada, la chiesa battista è avvolta da un velo di nebbia. Le luci del campanile si accendono e si spengono in maniera inquietante, mentre le campane registrate continuano a suonare senza sosta, probabilmente per un guasto al computer.”
Le avventure di Kay Scarpetta avrebbero dovuto finire nel 2016 con “Caos“, ma l’autrice da’ nuovamente vita a questa lunga e famosa serie e al suo amato cast di personaggi, che restano sempre in equilibrio tra medicina legale, indagini, famiglia, amicizia e tanto cibo unificatore. In questo romanzo ci sono diverse trame che fluttuano in parallelo nella storia, alcune davvero interessanti e complesse come lo spazio e lo spionaggio industriale, e poi il rapporto tra Kay e la nipote Lucy, sopravvissuta a grandi tragedie personali.
“Come dice Hannibal Lecter, tutto comincia da ciò che vedi. Marino ripete una delle sue battute preferite mentre si indica gli occhi con due dita. Con la pioggia che martella sul tetto, attraversiamo il parcheggio, superando la piccola flotta dell’OCME di van senza finestrini e lucide limousine nere con lo stemma della Virginia in grigio sulle portiere.”
Le recensioni
Le recensioni sono altalenanti, ma senza via di mezzo, ad alcuni non è piaciuto per niente, sospettando pure non sia stato scritto dall’autrice, altri sono entusiasti di avere ritrovato la stessa piacevolezza dei primi capitoli della serie. Non resta che leggerlo e capire da che parte stiamo.
Incipit di “Autopsia”
Un tramonto infuocato si spegne all’orizzonte che si va oscurando nella Old Town di Alexandria già prima delle cinque del pomeriggio.
È il lunedì dopo la festa del Ringraziamento. La luna è velata dalla nebbia che si alza dal Potomac, il vento soffia a raffiche, scuotendo alberi e cespugli, mentre le foglie morte formano mulinelli e corrono sull’asfalto. Nuvole minacciose avanzano come un esercito nemico e le bandiere di fronte al mio quartier generale in Northern Virginia sbattono con violenza.
Mi chino sullo schedario ignifugo e digito la combinazione sulla serratura fail-safe. Apro il cassetto più in basso e prendo il grosso raccoglitore a fisarmonica che mi trascino dietro ormai da molti mesi. Sento l’odore stantio dei documenti governativi desecretati che risalgono alla fine degli anni Quaranta, molti dei quali pesantemente editati e quasi illeggibili.
Ho parecchie cose da rivedere prima della prossima riunione della National Emergency Contingency Coalition, meglio nota come Doomsday Commission – la commissione dell’Apocalisse –, questa volta al Pentagono. Le responsabilità che mi ha affidato la Casa Bianca non sono per i deboli di cuore, ma non sono urgenti quanto ciò che ho davanti.
Non riesco a smettere di pensare alla donna assassinata che si trova giù di sotto, nella cella frigorifera. Rivedo gli squarci sul collo, i monconi sanguinanti là dove le hanno tagliato le mani, e non so chi sia. Praticamente non so nulla di lei oltre a quello che mi può dire il suo corpo, abbandonato come spazzatura accanto ai binari della ferrovia di Daingerfield Island, parecchi chilometri a nord di qui. Ho passato tutto il fine settimana a esaminarla, ma non ho fatto neppure un passo avanti.
Ho accettato questo incarico da meno di un mese e ho avuto sgradevoli problemi uno dopo l’altro, accompagnati da atteggiamenti ostili e varie forme di ostruzionismo. Mi sono ritrovata in un bel ginepraio: affermare che la mia presenza non è apprezzata è un eufemismo. Mi sfilo il camice, lo appoggio sullo schienale della sedia e copro il microscopio. In lontananza riecheggia il rombo del tuono e il cielo è illuminato dai lampi.
Dal mio ufficio d’angolo al secondo piano ho un posto in prima fila per questo dramma meteorologico. Il parcheggio che condividiamo con i laboratori forensi si è svuotato rapidamente e i lampioni si accendono fiochi. Decine di scienziati, medici e impiegati si affrettano verso le loro macchine, mentre la pioggia comincia a battere sulle finestre.
Non conosco ancora molte persone qui, e altrettante non si ricordano di me da quella che mi sembra essere una vita fa. I millennial in particolare non c’erano quando diventai la prima donna a dirigere l’Istituto di medicina legale della Virginia, e ho gestito il sistema statale per oltre dieci anni prima di prendere altre strade. Credevo di essermene andata per sempre e non avrei mai immaginato di tornare qui: spero di non aver fatto l’errore più grande della mia vita.
Sugli schermi piatti montati a parete posso vedere le immagini in diretta dell’interno e dell’esterno del mio edificio: in questo momento la guardia notturna sta attraversando il cavernoso garage. Mi sembra di essere un fantasma o una spia mentre lo osservo sbadigliare e grattarsi, inconsapevole delle telecamere a circuito chiuso. Ha circa sessant’anni, si chiama Wyatt, ma non so il suo cognome.
Porta un’uniforme kaki con le patte delle tasche marroni che lo fa sembrare uno sceriffo. Sale la rampa di cemento che conduce all’obitorio e preme un pulsante sulla parete: le enormi porte cominciano a srotolarsi verso il basso tra i fumi di scarico del carro funebre che esce, probabilmente con il corpo del suicida della Fairfax County, stando alle schede di uscita.
«Dottoressa Scarpetta?» la mia zelante segretaria inglese mi interrompe aprendo la porta fra i nostri uffici. «Mi dispiace disturbarla.» Non le dispiace affatto, considerando quanto raramente si preoccupi di bussare.
«Io sto per uscire, e lo dovrebbe fare anche lei.» Mi sposto da una finestra all’altra chiudendo le veneziane.
«Ho appena parlato con August Ryan» annuncia. «Voleva informarla che si è creata una situazione per la quale è richiesto il suo aiuto.»
«Si tratta della donna che è di sotto?» Immagino sia così, visto che io e l’investigatore della US Park Police non parliamo da venerdì sera.
Spero che finalmente abbia nuove informazioni. Il caso ha attirato l’attenzione dei media e circolano su Internet voci e teorie, ma è quasi impossibile risolvere un crimine violento senza conoscere l’identità della vittima.
«Ha bisogno di incontrarla da qualche parte.» La mia segretaria si comporta come se fossi io a dover rispondere a lei e non l’opposto.
Nel suo tipico abbigliamento, tailleur di tweed e mocassini, i capelli grigio ferro con un’acconciatura anni Cinquanta, Maggie Cutbush mi osserva con disapprovazione da sopra gli occhiali con la montatura metallica portati sulla punta del naso aquilino.
«Mi deve incontrare per…» comincio a dire.
«Le spiegherà» mi interrompe lei.
«Perché non mi ha passato la telefonata? Oppure lui avrebbe potuto chiamarmi direttamente: l’altra sera, sulla scena del crimine, gli ho dato il mio numero di cellulare.»
«Io e August abbiamo lavorato insieme per anni. Lui è stato abbastanza gentile da verificare prima con me, e la chiamerà quando sarà in macchina» dice con gradevole accento londinese e zero rispetto per un superiore. Di certo non per un’italiana di seconda generazione cresciuta in povertà a Miami.
Prendo il giaccone dall’appendiabiti. Non vedo l’ora di uscire di qui, e non a causa dell’attuale compagnia o del brutto tempo. Oggi è il compleanno di mia nipote – un compleanno difficile visto tutto quello che è successo – e ho programmato una festicciola tranquilla, in casa, con solo noi di famiglia.
Serie con Kay Scarpetta
1990 – Postmortem (in Italia 1994)
1991 – Oggetti di reato (Body of Evidence, in Italia 1992)
1992 – Quel che rimane (All That Remains, in Italia 1993)
1993 – Insolito e crudele (Cruel and Unusual, in Italia 1995)
1994 – La fabbrica dei corpi (The Body Farm, in Italia 1996)
1995 – Il cimitero dei senza nome (From Potter’s Field, in Italia 1997)
1996 – Causa di morte (Cause of Death, in Italia 1998)
1997 – Morte innaturale (Unnatural Exposure, in Italia 1998)
1998 – Punto di origine (Point of Origin, in Italia 1999)
1999 – Cadavere non identificato (Black Notice, in Italia 2000)
2000 – L’ultimo distretto (The Last Precinct, in Italia 2001)
2003 – Calliphora (Blow Fly)
2004 – La traccia (Trace, in Italia 2005)
2005 – Predatore (Predator, in Italia 2006)
2007 – Il libro dei morti (Book of the Dead)
2008 – Kay Scarpetta (Scarpetta, in Italia 2009)
2009 – Il fattore Scarpetta (The Scarpetta Factor, in Italia 2010)
2010 – Autopsia virtuale (Port Mortuary, in Italia 2011)
2011 – Nebbia rossa (Red Mist, in Italia 2012)
2012 – Letto di ossa (The Bone Bed, in Italia 2013)
2014 – Polvere (Dust)
2014 – Carne e sangue (Flesh and Blood)
2015 – Cuore depravato (Depraved heart)
2016 – Caos
2021 – Autopsia
2022 – Livore