Noi due come in un sogno è un romanzo di Nicholas Sparks, pubblicato in Italia il 5 luglio 2022, da Sperling & Kupfer e tradotto da Alessandra Petrelli.
Due destini intrecciati apparentemente troppo lontani per stare insieme e ci mostra la forza dirompente dei sogni, quelli per cui saremmo disposti a rischiare tutto, lasciarci il passato alle spalle e cambiare vita.
“SÌ, lo so. A volte anch’io mi sorprendo a pensare che la mia carriera sia stata piuttosto insolita, soprattutto considerando il fatto che per tanti anni ho snobbato tutto ciò che era legato alla fattoria. Con il tempo, ho imparato ad accettare l’idea che non sempre siamo noi a scegliere la nostra strada nella vita: a volte è lei a scegliere noi.”
Trama di “Noi due come in un sogno”
I sogni aiutano a vivere, e l’amore è il sogno più grande.
Quando era un adolescente ribelle, Colby sognava di suonare in una band e andarsene dalla fattoria del North Carolina in cui era cresciuto insieme agli zii. Ora invece, a venticinque anni, è lui a mandarla avanti, con dedizione e passione. Non ha mai preso un aereo, non ha mai lasciato gli Stati Uniti, non ha tempo per gli amici e ancor meno per l’amore, ma sta bene così.
E anche il sogno di diventare musicista, gli basta rispolverarlo di tanto in tanto, quando si concede qualche esibizione con la sua voce e la sua chitarra. Durante una vacanza in Florida, la prima in sette anni, è una perfetta sconosciuta a riaccendere in lui quel sogno dimenticato. Lei si chiama Morgan, è laureata, ha studiato canto e lo sprona a non buttare il suo talento, bensì a tornare a scrivere e comporre.
Tra loro due l’intesa è perfetta, come se si conoscessero da sempre, come se a unirli fosse una passione che va ben oltre la musica. E così, in quei pochi giorni, Colby si ritrova a vivere un amore mai provato prima. Ma quando la realtà tornerà a irrompere con violenza nella vita del ragazzo, riuscirà quel sentimento a resistere agli inciampi del destino, oppure Colby dovrà chiudere anche quel bellissimo sogno in un cassetto?
“In altre parole, sono soddisfatto della mia vita, ma il punto è proprio questo: quando dico alla gente che sono un contadino, molti piegano la testa di lato e mi guardano straniti. Spesso non sanno che cosa rispondere. Invece, se dico che la mia famiglia possiede una fattoria, si illuminano, sorridono e iniziano a fare domande. Non so esattamente quale sia la ragione di questa differenza, ma è successo più volte dal mio arrivo in Florida. Capita che, dopo lo spettacolo, qualcuno venga da me a fare due chiacchiere e, una volta scoperto che non sono nessuno nel mondo della musica, mi chieda che cosa faccio per vivere. Se ho voglia di continuare la conversazione, rispondo che possiedo una fattoria, se invece voglio troncarla, dico che faccio il contadino.”
Recensioni
Recensioni si divido quasi equamente tra i negativi ed i positivi per questo romanzo. Alcuni fan dell’autore parlano di un libro che si è aggiudicato il posto tra i preferiti, altri invece del peggiore. Non resta che leggerlo e farci una nostra personale opinione.
Incipit di “Noi due come in un sogno”
PARTE PRIMA
Colby1
LASCIATE che mi presenti: mi chiamo Colby Mills, ho venticinque anni e sono seduto su una sdraio a St Pete Beach, Florida. È un bel sabato pomeriggio di metà maggio, il frigo portatile accanto a me è pieno di birre e acqua ghiacciata e la temperatura è quasi perfetta, con una brezza tesa sufficiente a tenere a bada le zanzare. Alle mie spalle c’è il Don CeSar Hotel, un albergo di lusso che mi ricorda il Taj Mahal in versione rosa. Dalla piscina arrivano le note di una musica dal vivo. Il tipo che si sta esibendo è passabile; ogni tanto strizza le corde, ma dubito che importi a qualcuno. Da quando mi sono messo qui, ho dato un’occhiata alla piscina un paio di volte e ho notato che la maggior parte degli ospiti non ha fatto che bere cocktail per tutto il pomeriggio, per cui credo che ascolterebbe qualunque cosa senza sconvolgersi.Io non sono originario della zona, comunque. Prima di venire qui, non avevo mai sentito parlare di questo posto. Quando a casa mi chiedevano dove si trovasse St Pete Beach, rispondevo che era una località balneare dall’altra parte del canale, di fronte a Tampa Bay, nei pressi di St Petersburg e Clearwater, sulla costa occidentale della Florida, ma tanto non serviva a nulla. Per gran parte della gente, Florida significava parchi di divertimento a Orlando e donne in bikini sulle spiagge di Miami, oltre a una manciata di altri posti che non interessavano a nessuno. A essere sincero, prima del mio arrivo, per me era soltanto uno Stato dalla forma bizzarra che si protendeva dalla costa orientale degli Stati Uniti.
Quanto a St Pete Beach, il suo fiore all’occhiello è una splendida spiaggia di sabbia bianca, la più bella che abbia mai visto. Sul lungomare si affacciano un miscuglio di hotel di lusso e motel decrepiti, ma per lo più è una zona popolare, piena di pensionati e operai, oltre che di famiglie che si godono una vacanza a buon mercato. Ci sono i soliti fast food e centri commerciali, le palestre e i negozi che vendono attrezzatura da spiaggia economica, ma, nonostante questi evidenti segnali di modernità, c’è qualcosa in questo posto che lo fa sembrare un po’ dimenticato.
Eppure, devo ammettere che mi piace. Tecnicamente sono qui per lavoro, ma in realtà è più che altro una vacanza. Farò quattro serate alla settimana al Bobby T’s Beach Bar per tre settimane, però lo spettacolo dura solo poche ore, il che significa che avrò un sacco di tempo libero da dedicare al jogging, all’abbronzatura e all’ozio più totale. Ci si abitua facilmente a una vita del genere. I clienti del Bobby T’s sono simpatici – e sì, alticci come quelli del Don CeSar –, ma non c’è niente di meglio che esibirsi per un pubblico che sa apprezzare. Soprattutto considerato che sostanzialmente sono un signor nessuno che viene da un altro Stato e che aveva praticamente smesso di esibirsi due mesi prima di diplomarsi alle superiori. Negli ultimi sette anni ho suonato a qualche festa di amici o conoscenti, ma niente di più. Adesso la musica per me è un hobby, che tuttavia amo molto. Adoro suonare e scrivere canzoni, anche se purtroppo non ho tanto tempo per farlo.
All’inizio del mio soggiorno qui è successa una cosa strana. I primi due spettacoli sono andati più o meno come previsto: il pubblico era quello che mi aspettavo di trovare in un locale come il Bobby T’s. Soltanto la metà dei posti era occupata e la gente beveva – birra o cocktail – godendosi il tramonto e chiacchierando con la musica in sottofondo. La terza sera, invece, il locale era al completo e ho riconosciuto anche qualche faccia delle due serate precedenti. Quando sono salito sul palco per la quarta volta, non solo tutti i posti a sedere erano occupati, ma c’era persino qualcuno in piedi. Non c’era quasi più nessuno che guardava il tramonto e i clienti hanno cominciato a chiedermi di cantare pezzi originali miei. Era normale che mi facessero richieste di brani classici da bar da spiaggia come Summer of ’69, American Pie, Brown Eyed Girl, ma la mia musica? E poi ieri c’era gente anche sulla battigia, perciò sono state aggiunte delle sedie e le casse sono state sistemate in modo che tutti potessero sentirmi. Ho pensato che si trattasse della consueta clientela del venerdì sera, ma il proprietario del locale, Ray, mi ha assicurato di non aver mai visto il Bobby T’s così affollato.
La cosa avrebbe dovuto lusingarmi e, in effetti, è stato così, un pochino almeno. Comunque, non le ho dato tutta questa importanza. In fin dei conti, esibirsi di fronte a villeggianti alticci in un bar sulla spiaggia al tramonto non è come fare il tutto esaurito negli stadi in giro per il Paese. Anni fa, lo ammetto, avevo accarezzato il sogno di essere «scoperto» – come credo accada a chiunque ami il mondo dello spettacolo –, ma pian piano quel sogno si è dissolto alla luce della vita reale. Non mi sento amareggiato per questo.