La casa delle luci è un thriller di Donato Carrisi, pubblicato l’8 novembre 2022, da Longanesi, il terzo libro con protagonista lo psicologo Pietro Gerber, che con un nuovo inquietante caso si scopriranno altre tessere del suo passato con il quale deve fare i conti.
“Io non so se abbiamo un’anima, dottor Gerber. E non sono un cacciatore di fantasmi, anche se mi piacerebbe molto questa definizione» ammise, divertito. «Però sono convinto che ci sia qualcosa d’inesplorato nell’esistenza umana e che agli uomini è toccato il grave dovere di cercarlo.”
Trama “La casa delle luci”
Si chiama Eva, ha dieci anni, e con lei ci sono soltanto una governante e una ragazza finlandese au pair, Maja Salo. Dei genitori nessuna traccia. È proprio Maja a cercare disperatamente l’aiuto di Pietro Gerber, il miglior ipnotista di Firenze, l’addormentatore di bambini.
“«Ho sempre pensato che nella mente di chi è ancora piccolo ci sia un residuo di qualcosa di primigenio, un’autenticità non ancora corrotta, uno spazio libero e anche qualcosa di prezioso.» Poi aggiunse: «I bambini possiedono risposte che disorientano gli adulti. Tu credi sia solo un caso? Noi sorridiamo ogni volta che ci illuminano con la loro saggezza, quando dicono qualcosa che ci spiazza. Li trattiamo come quando i cuccioli fanno qualcosa di tenero e inaspettato, pensiamo siano solo buffi. Invece c’è molto di più».”
Da qualche tempo Eva non è più davvero sola. Con lei c’è un amichetto immaginario, senza nome e senza volto. E a causa di questa presenza, forse Eva è in pericolo. Ma la reputazione di Pietro Gerber è in rovina e, per certi versi, lo è lui stesso. Confuso e incerto sul proprio destino, Pietro accetta, pur con mille riserve, di confrontarsi con Eva. O meglio, con il suo amico immaginario.
È in quel momento che si spalanca una porta invisibile davanti a lui. La voce del bambino perduto che parla attraverso Eva, quando lei è sotto ipnosi, non gli è sconosciuta. E, soprattutto, quella voce conosce Pietro. Conosce il suo passato, e sembra possedere una verità rimasta celata troppo a lungo su qualcosa che è avvenuto in una calda estate di quando lui era un bambino. Perché a undici anni Pietro Gerber è morto. E il misterioso fatto accaduto dopo la sua morte ancora lo tormenta.
“Pietro Gerber era morto il primo lunedì di luglio, verso le dieci e trenta di una calda mattina d’estate.
Eppure quell’evento avrebbe rappresentato appena un episodio nel computo finale della sua vita. Col tempo sarebbe stato ridotto alla consistenza fugace di un aneddoto da catalogare nella memoria insieme a tanti altri. Era perfino errato definirlo «un ricordo», poiché di quel momento Pietro Gerber avrebbe rammentato ben poco.”
Chi è Pietro Gerber
Pietro Gerber ha trentatré anni ed è uno psicologo, non è uno psicologo come gli altri. La sua specializzazione è l’ipnosi e i suoi pazienti hanno una cosa in comune: sono bambini. Spesso protagonisti di eventi drammatici o in possesso di informazioni importanti sepolte nella loro fragile memoria, di cui la polizia si serve per le indagini. Pietro è il migliore di tutta Firenze, dove è conosciuto come l’addormentatore di bambini.
Incipit “La casa delle luci”
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23 febbraio«Tommi, ti va di raccontarmi di nuovo la storia del disegno?»
«Devo proprio?»
«Sì, per favore.»
«È successo durante la ricreazione. Non siamo usciti in cortile perché pioveva, allora siamo rimasti a fare merenda in classe insieme alla maestra.»
«C’erano tutti i tuoi compagni, giusto?»
«Federico e Gaia erano andati al gabinetto» puntualizzò il bambino.
Pietro Gerber annotò sul taccuino quel dato apparentemente irrilevante. La precisione di Tommaso dimostrava che avesse ben chiara la scena proiettata sullo schermo delle sue palpebre abbassate.
Il piccolo paziente era perfettamente immerso nell’esperienza ipnotica. Stava guardando con gli occhi della mente.
«Allora, cosa è accaduto?» lo incalzò il terapeuta, mentre il metronomo elettronico continuava a scandire un tempo esatto, rilassante.
«Giulio ha disegnato una giraffa alla lavagna, poi si è voltato e ha detto: ’Questa è Ginevra’.»
«Perché Ginevra è molto alta, giusto?»
«La più alta della classe» confermò il piccolo paziente, continuando a cullarsi sulla sedia a dondolo. «Abbiamo tutti riso perché era vero. Anche la maestra ha riso.»
«E Ginevra si è offesa per essere stata paragonata a una giraffa?» chiese Gerber che intanto, dalla poltrona, osservava attentamente ogni minima reazione di Tommaso.
«No, anche lei rideva insieme a noi.»
«E poi cosa è successo?»
«Giulio ha continuato a disegnare: Luca era una tigre, Manuel un gorilla, Virginia era una zebra…» Mentre elencava i compagni di classe, Tommaso sembrava tranquillo.
Lo psicologo infantile continuava a prendere appunti: rapide vergate della stilografica sul foglio ruvido, eleganti come fendenti di fioretto. «E quando è arrivato il tuo turno?»
Il bambino si bloccò un istante. «Giulio ha detto che io ero un uccello.»
«Perché un uccello?»
«Non lo so» ammise il piccolo, con una smorfia di fastidio.
Gerber smise di scrivere e, con la mano con cui stringeva la penna, si sollevò gli occhiali, portandoseli sulla fronte. «Non è male essere paragonati a un uccello» disse con convinzione. «Gli uccelli possono volare: dev’essere bello poter guardare il mondo da lassù, non trovi?»
«Gli uccelli fanno la cacca sulle persone e sulle cose» replicò il bambino, stizzito. «E poi io volevo essere un leone» concluse, visibilmente contrariato.
A sette anni quell’atteggiamento era del tutto naturale e Gerber non avrebbe dato tanto peso alla reazione se non avesse nutrito il sospetto che, in realtà, dietro di essa si celasse qualcos’altro. Perché, nel pronunciare le ultime parole, il tono di Tommaso era cambiato, perdendo l’innocenza dell’infanzia e virando gradatamente verso note più astiose.
Quella non era più la voce di un bambino.
Ormai già da un po’ di sedute, lo psicologo aveva iniziato ad avvertire i segni di qualcosa che si agitava nel profondo della psiche del giovanissimo paziente.
Una collera innaturale per quell’età.
Non era il primo caso del genere in cui si imbatteva. Aveva già visto accadere qualcosa di simile, in passato. E non gli piaceva per niente.
Ciclo di Pietro Gerber
2019 – La casa delle voci
2021 – La casa senza ricordi
2022 – La casa delle luci