I ragazzi di Biloxi è un Legal Thriller di John Grisham, pubblicato il 15 novembre 2022, da Mondadori, tradotto da Luca Fusari e Sara Prencipe. Il romanzo racconta le vicende di due figli di famiglie di immigrati di origine croata, crescono insieme, ma da adulti si ritovano su sponde opposte della legge. I Rudy dalla parte della legge, i Malco da quella dei profitti criminali.
“All’inizio i due rivali erano stati amici, ragazzi con molte cose in comune.”
Trama di “I ragazzi di Biloxi”
Keith Rudy e Hugh Malco provengono entrambi da famiglie di immigrati croati e sono cresciuti insieme a Biloxi, nel Mississippi. Negli anni Cinquanta e Sessanta hanno frequentato le stesse scuole e condiviso la passione per lo sport.
La loro città, affacciata sul mare, era storicamente nota per la sua fiorente industria ittica e per le spiagge e i resort turistici. Ma al tempo stesso presentava un lato oscuro: la corruzione e il vizio – dal gioco d’azzardo alla prostituzione, al contrabbando di alcol e traffico di stupefacenti – dilagavano sotto il controllo di una cricca di criminali, molti dei quali si diceva fossero membri della Dixie Mafia.
Crescendo i due amici d’infanzia prendono strade diverse. Il padre di Keith, divenuto con grandi sacrifici procuratore distrettuale, è determinato a ripulire Biloxi e tutta la costa dalla malavita e suo figlio decide di seguire le sue orme. Il padre di Hugh, invece, diventa in breve tempo il boss incontrastato della criminalità locale e Hugh, attratto dalla bella vita e dai locali notturni, sceglie di lavorare per lui. Inevitabilmente le due famiglie sono destinate a uno scontro finale nelle aule del tribunale.
“Tornò a casa convinto che il quotidiano, una delle voci più ascoltate sulla Costa, lo avrebbe sostenuto. L’indomani, in prima pagina c’era una sua bella foto accompagnata dal titolo Jesse Rudy si candida a procuratore distrettuale.
Lance Malco lesse l’articolo e ne fu divertito. Conosceva Jesse da quand’erano piccoli e giocavano insieme a Point Cadet, e una volta, tanti anni prima, lo considerava tutto sommato un amico. Ma ormai era acqua passata: nella guerra che stava per scoppiare gli schieramenti erano definiti.”
Incipit di “I ragazzi di Biloxi”
Prima parte
I RAGAZZI1
Un secolo fa Biloxi era una vivace località di villeggiatura affacciata sul Golfo del Messico. Alcuni dei suoi dodicimila abitanti erano impiegati nei cantieri navali, altri negli alberghi e nei ristoranti, ma la maggior parte si guadagnava da vivere grazie a un oceano ricchissimo di crostacei e molluschi. La comunità dei pescatori era formata da immigrati dall’Europa dell’Est, soprattutto croati, le cui famiglie avevano solcato per centinaia di anni le acque dell’Adriatico. Gli uomini lavoravano sulle golette e sui pescherecci, le donne e i bambini sgusciavano ostriche e inscatolavano gamberetti per 10 centesimi all’ora. Soltanto nella zona della Back Bay c’erano quaranta conservifici. Nel 1925 Biloxi distribuì venti milioni di tonnellate di frutti di mare nel resto degli Stati Uniti. La domanda era così grande e l’offerta così abbondante che la città poteva vantarsi di essere la “capitale mondiale dei frutti di mare”.
Gli immigrati abitavano nei palazzoni o nelle umili casette di Point Cadet, una penisola all’estremità orientale di Biloxi, vicinissima alle spiagge del Golfo. Erano figli e nipoti di croati, polacchi, ungheresi e cechi, ma avevano assimilato in fretta lo stile di vita del nuovo paese. I piccoli imparavano l’inglese, lo insegnavano ai genitori, e a casa parlavano raramente la loro lingua madre. La maggior parte dei cognomi era stata alterata e americanizzata dagli ispettori doganali dei porti di New Orleans ed Ellis Island. Nei cimiteri di Biloxi le lapidi dedicate ai vari Jurkovich, Horvat, Conovich, Kasich, Rodak, Babbich e Peranich erano mescolate a quelle degli Smith, dei Brown, degli O’Keefe, dei Mattina e dei Bellande. Gli immigrati tendevano a formare comunità chiuse e gelose del proprio isolamento, ma con la seconda generazione cominciarono a mescolarsi con i discendenti delle vecchie famiglie francesi e delle varie stirpi anglosassoni.
Vigeva ancora il Proibizionismo, e per la maggior parte dei battisti e dei metodisti del Profondo Sud l’astinenza dagli alcolici era una dimostrazione di virtù. Lungo la Costa, invece, i cattolici di origini europee non erano altrettanto entusiasti. Nella realtà dei fatti, e a dispetto del diciottesimo emendamento, a Biloxi non si rimase mai a secco. Quando il Proibizionismo travolse gli Stati Uniti, a Biloxi non se ne accorse nessuno. I suoi bar, le taverne, le bettole, i pub di quartiere, i club esclusivi restarono aperti e continuarono a fare affari d’oro. Non c’era bisogno di organizzare ritrovi segreti, perché l’alcol scorreva a fiumi e non dava fastidio a nessuno, tantomeno alla polizia. Biloxi divenne una delle mete preferite degli assetati del Sud. Questo, oltre al fascino delle spiagge, ai frutti di mare deliziosi, al clima temperato e alla bellezza degli hotel, fece decollare il turismo. Cent’anni fa, la costa del Golfo del Messico era soprannominata “la Riviera dei poveri”.
Com’è ovvio, in assenza di controlli i passatempi illegali divennero contagiosissimi. Tra i più diffusi, al bere si affiancò il gioco d’azzardo. Nei bar e nei club spuntarono casinò improvvisati. Ovunque si organizzavano alla luce del sole partite a poker, blackjack o dadi. Con assoluto sprezzo della legge, le hall degli alberghi alla moda ospitavano schiere di slot machine.
I bordelli erano sempre esistiti, però clandestinamente. A Biloxi non era così: ce n’erano in abbondanza, frequentati da clienti qualunque ma anche da poliziotti e politici. Molti erano annessi ai bar e alle sale da gioco, così da poter accontentare in un posto solo i giovanotti in cerca di distrazioni.
In maniera meno spudorata rispetto al sesso e all’alcol, anche droghe come marijuana ed eroina erano facili da trovare, in particolare nelle sale da ballo e nei bar.
Spesso i giornalisti non riuscivano a credere che uno Stato tanto religioso e conservatore tollerasse tutte queste attività illegali. Gli articoli che scrivevano sullo stile di vita scatenato e scapestrato di Biloxi non servivano a niente, come se ai governanti non interessasse cambiare. “A Biloxi è così”: questo si diceva. I politici invocavano crociate contro il crimine, i preti tuonavano dal pulpito, ma nessuno prendeva mai davvero l’iniziativa di “ripulire la Costa”.