La casa. Blackwater III è un romanzo gotico scritto da Michael McDowell, pubblicato nel 1983 in America, mentre in Italia il 14 febbraio 2023, da BEAT (Neri Pozza), tradotto da Elena Cantoni. Il terzo volume della saga Blackwater, che narra della piccola città, Perdido, Alabama, della famiglia Caskey e di Elinor Dammert.
La Depressione è stata dura per la maggior parte delle persone a Perdido, in Alabama, ma la prima famiglia della città ha resistito alla tempesta sotto la guida dell’indomabile Mary-Love Caskey e la crescente influenza di sua nuora, Elinor.
“La rivalità che sembrava esistere tra le sorelle separate era un emblema di quella molto piú forte che si era sviluppata fra Elinor Caskey e la suocera, Mary-Love. Il rapporto tra le due bambine replicava, in una miniatura distorta, l’animosità che regnava tra la madre e la nonna”
Trama del libro “La casa. Blackwater III”
1928, Perdido. Il clan Caskey è dilaniato dalla spietata lotta tra Mary-Love ed Elinor. Ma all’orizzonte si allungano altre ombre: sui legami, sui patrimoni, sulle anime. E le ripercussioni varcheranno i confini dell’immaginazione. Da quando Elinor ha preso possesso della casa più bella di Perdido, negli angoli bui della magione allignano ricordi spaventosi che, come ragni instancabili, tessono tele mortali.
“Mary-Love era il capo indiscusso della famiglia Caskey, una posizione cui era stata elevata alla morte del marito, avvenuta molti anni prima. Nessuno aveva mai contestato la sua autorità fino all’arrivo a Perdido di Elinor Dammert. Con una caparbia energia che aveva eguagliato tutte le armi messe in campo dalla suocera, Elinor si era fatta corteggiare e poi sposare da Oscar, l’unico figlio maschio di Mary-Love.
Le due donne avevano stili del tutto diversi. Elinor non aveva l’indole tempestosa di Mary-Love; i suoi modi erano piú subdoli. Sapeva aspettare, e le sue stoccate erano fulminee, nette e sempre inattese. Mary-Love ne era ben consapevole, e negli ultimi anni era diventata via via piú inquieta, come se aspettasse l’attacco definitivo che l’avrebbe spodestata. La sua avversione per la nuora si era fatta stridula e indecorosa.”
Antefatto
Elinor Dammert, ormai membro a pieno titolo del clan Caskey, vive giorni felici con suo marito Oscar, soprattutto ora che sta per dare alla luce la sua secondogenita, Frances. Nel suo cielo si addensano però nubi scure quando la comunità di Perdido decide di costruire una diga contro possibili nuove alluvioni, progetto cui Elinor è fortemente avversa.
I lavori sono affidati all’ingegner Early Haskew, e Mary-Love Caskey, che non perde occasione di contrariare la nuora, decide di offrirgli ospitalità nella casa che divide con la figlia Sister. Ben presto, all’insaputa della matriarca, tra Sister ed Early nasce qualcosa, e Sister ha un solo obiettivo: farsi sposare a ogni costo. A costo anche di ricorrere ai sortilegi della cuoca di famiglia, Ivey. James Caskey, dal canto suo, vede sbarcare a Perdido sua cognata Queenie Strickland con i figli.
La donna dichiara di voler fuggire dal marito violento, Carl, e chiede rifugio ai Caskey. Potrebbe trattarsi di un’opportunista, di una bugiarda, eppure Queenie viene accettata, in modi diversi, da ciascuno. Anche perché l’arrivo del marito sembra darle ragione. Elinor, nel frattempo, comincia ad abituarsi all’idea di vedere il suo amato fiume scomparire dietro un muro di argilla rossa, ma ciò non avverrà senza un sacrificio.
“La conclusione unanime era che Miriam fosse una bambina sgradevole e presuntuosa, e che Frances fosse dolce come il miele. E questo diceva qualcosa sulle due case in cui le bambine erano cresciute.
Cosí, mandando in campo un’emissaria inerme, impreparata, e persino ignara che fosse in atto una guerra, Elinor aveva sbaragliato le forze nemiche. Quanto tempo sarebbe passato, si domandava a disagio Mary-Love, prima che prendesse d’assalto la cittadella e reclamasse la sua supremazia sul clan dei Caskey? E perché non l’aveva ancora fatto? Se aspettava un segno o un prodigio, qual era? In che modo Mary-Love poteva prepararsi al giorno fatale? E, quando fosse giunto lo scontro finale tra le due donne, quali caduti sarebbero rimasti sul terreno, straziati e spezzati?”
Trovate la recensione della saga Blackwater nel link sottostante
La saga Blackwater di Michael McDowell
Incipit del libro “La casa. Blackwater III”
Miriam e Frances
Miriam e Frances Caskey erano sorelle e avevano appena un anno di differenza. Vivevano l’una accanto all’altra, a poche decine di metri di distanza. Eppure i contatti tra le rispettive case erano cosí sporadici che quando si incontravano –nelle rare riunioni di famiglia dei Caskey – le due bambine si guardavano con timidezza e diffidenza.Miriam era nata poco piú di dodici mesi prima della sorella minore, ma per maturità sembrava sopravanzarla di anni interi. Cresciuta con la nonna Mary-Love Caskey e con la zia Sister Haskew, finché quest’ultima e il marito avevano traslocato, Miriam era stata coccolata, viziata e vezzeggiata in ogni momento di veglia dei suoi sette anni di vita. Questa tendenza a indulgere nei suoi confronti si era accentuata dopo il 1926, quando Sister, disgustata oltre ogni limite dalle interferenze e dall’invadenza di sua madre, aveva infine convinto il marito a trasferirsi nel Mississippi. Mary-Love e Miriam erano rimaste sole in quella casa immensa, dove si tenevano compagnia e si davano conforto l’una con l’altra. Era opinione condivisa a Perdido che Miriam fosse identica a Mary-Love e non somigliasse per niente a sua madre, che abitava nella casa accanto e vedeva piú spesso la parrucchiera che la sua primogenita.
Miriam era alta e snella come tutti i Caskey, e Mary-Love si assicurava che indossasse sempre i migliori abiti alla moda per l’infanzia. Era una bambina ordinata e puntigliosa; parlava quasi di continuo, ma mai a voce troppo alta. I suoi argomenti di conversazione ruotavano per lo piú intorno alle cose che possedevano gli altri, quelle che lei stessa aveva acquisito di recente e quelle che ancora non era riuscita a ottenere. Aveva una stanza tutta sua, arredata con mobili comprati apposta per lei. Lo scrittoio in miniatura con alzata a scomparsa l’aveva scelto lei stessa nell’esposizione di un negozio di Mobile. Si era innamorata dei suoi mille cassettini, ciascuno dei quali adesso traboccava di oggetti: bottoni, merletti, pezzi di bigiotteria, matite, cagnolini di porcellana, paillette, nastrini, foglietti di carta colorata e tutti gli altri graziosi scarti che si potevano raccogliere in una casa ricca di beni terreni. Miriam trascorreva ore passando in rassegna quei gingilli, cambiandone la disposizione, impilandoli, contandoli, prendendone nota in un piccolo registro ordinato e pianificando di acquisirne altri.
Ma di tutte le sue collezioni, Miriam Caskey amava soprattutto quella che non aveva il permesso di tenere nella sua stanza. Si trattava dei diamanti, degli smeraldi e delle perle che la nonna le regalava ogni Natale, in occasione del suo compleanno e spesso in un giorno qualsiasi, e che poi faceva sparire in una cassetta di sicurezza a Mobile. «Sei ancora troppo piccola per custodire tu stessa questi gioielli» diceva Mary-Love all’adorata nipote, «ma ricorda sempre che appartengono a te».
Miriam aveva un’immagine confusa dell’età adulta, e dubitava che avrebbe mai raggiunto quella gloriosa condizione. Non aveva la certezza che sarebbe mai entrata in possesso dei suoi gioielli, ma non le importava affatto. Il pensiero di quelle pietre preziose nella cassetta di sicurezza a Mobile, lontana, silenziosa e chiusa a chiave, le riempiva la mente ogni sera, prima di addormentarsi, e quasi la compensava della ninnananna che la sua vera madre non le avrebbe mai cantato.
Frances Caskey era molto diversa. Mentre la sorella era energica, robusta, e animata dalla tensione nervosa, Frances sembrava avere un debole controllo sul proprio corpo e sulla propria salute. Cadeva vittima di raffreddori e febbri con una facilità preoccupante; sviluppava allergie e brevi malattie di causa indefinibile con la stessa frequenza con cui gli altri bambini si sbucciavano le ginocchia. Aveva un’indole timida, e non si sarebbe sentita in diritto di invidiare la sorella o i suoi averi piú di quanto avrebbe ritenuto sua prerogativa proclamarsi regina di tutte le Americhe.
Frances passava le sue giornate con Zaddie Sapp, offrendosi come timida aiutante in cucina o seguendola in giro per casa, per poi sedersi in silenzio in un angolo, con i piedi ben sollevati da terra, mentre Zaddie spazzava, spolverava e lucidava. Era obbediente, mai capricciosa, paziente nelle sue malattie, sempre disponibile e persino desiderosa di svolgere qualsiasi mansione o compito le venisse affidato. La sua modestia era cosí pronunciata che – le rare volte in cui la vedeva – la nonna la scrollava per le spalle e le diceva in tono severo: «Animo, bambina! Dov’è la tua grinta? Ti comporti come se ti aspettassi che qualcuno salti fuori da dietro la porta per afferrarti!»
Blackwater – La saga della famiglia Caskey
III. LA CASA
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