Tempo di caccia è un thriller scritto da Jeffery Deaver, pubblicato il 10 ottobre 2023, da Rizzoli, tradotto da Sandro Ristori. Quinto romanzo della serie con protagonista Colter Shaw, un cercatore di persone scomparse, questa volta le ricerche lo porteranno nel folto bosco del Midwest e dovrà mettere in campo tutte le sue capacità di survivalista, in una spirale mortale dove il confine tra predatore e preda si fa sempre più sottile.
“Mai lasciare che la sorpresa comprometta la tua capacità di risposta.”
Trama di “Tempo di caccia”
Ferrington, un tempo ricco centro industriale, è oggi solo una landa desolata attraversata da un fiume di liquami tossici. Qui Colter Shaw è in missione per conto di un eccentrico uomo d’affari, Marty Harmon. L’obiettivo è recuperare con ogni mezzo il prototipo di un rivoluzionario dispositivo per piccoli reattori nucleari sottratto da una delle sue aziende.
Un lavoro fuori dagli schemi per il cacciatore di ricompense più famoso d’America; almeno fino a quando Allison Parker, ingegnera capo della compagnia e abile inventrice di strumenti per sfuggire ai sistemi di tracciamento, scompare insieme alla figlia adolescente. Allison è una risorsa fondamentale, ed è sempre Harmon a chiedere a Colter di ritrovarla.
Ma la sua sparizione in realtà è una fuga, che coincide con la scarcerazione del marito, Jon Merritt, un ex poliziotto psicotico finito al fresco per violenze domestiche e uscito di galera grazie a uno sconto di pena. Jon è un uomo la cui precedente professione di detective della polizia lo rende particolarmente adatto alla caccia. E non è solo. Il quadro si complica quando il cacciatore di ricompense scopre che non solo due sicari al soldo del marito sono sulle tracce della donna, ma forse lo stesso Harmon vuole impedire a Allison di svelare segreti di cui solo lei è a conoscenza.
Man mano che Shaw si avventura nelle terre selvagge, la verità diventa difficile da decifrare quanto i sentieri non segnalati della foresta… e il pericolo attende ad ogni angolo.
“Mentre la donna descriveva nel dettaglio l’accaduto, Shaw buttò giù alcuni appunti nella sua grafia perfetta. Le linee scorrevano perfettamente orizzontali sul foglio bianco. Un’abilità che non gli era stata insegnata: l’aveva ereditata dal padre. Erano entrambi artisti e calligrafi.”
Chi è Colter Shaw
Colter Shaw non è un poliziotto né un militare. È un tracker, un localizzatore, uno di quegli individui che dedicano la loro vita a cercare persone scomparse in giro per gli Stati Uniti. Questo misterioso e abile individuo, cresciuto in una remota zona della California, è un vero talento nel seguire gli indizi, anche i più indecifrabili. Ma chi è Colter Shaw?
La sua storia inizia nell’isolata California orientale, dove è stato allenato fin da bambino da suo padre, Ashton, a contare solo su se stesso quando la vita si fa dura. Colter ha imparato a sopravvivere in ogni situazione, anche la più estrema, grazie alle regole e ai comportamenti insegnatigli dal padre. La sua famiglia ha abbandonato la Baia di San Francisco per ragioni di sicurezza, portando con sé una vasta collezione di libri giuridici. Colter ha sviluppato un amore per i casi concreti e per i verdetti dei tribunali, pensando inizialmente di intraprendere la carriera di avvocato.
Tuttavia, il destino ha preso una piega diversa per Colter Shaw. Ha scelto uno stile di vita nomade, spostandosi costantemente e dando la caccia a criminali e persone scomparse. La sua vita è un continuo brivido, scalando pareti di roccia e sentendo il vento in faccia sulla sua moto in corsa. La libertà è per lui un valore inestimabile.
Nonostante il suo carattere solitario e la tendenza a evitare relazioni a lungo termine, Colter Shaw è un uomo di poche parole e uno di rari sorrisi. La sua vita è avvolta da un velo di mistero, comprese le sue risorse finanziarie apparentemente illimitate.
Una delle sfide più grandi nella vita di Shaw è stata la misteriosa morte di suo padre, avvenuta a Echo Ridge quando Colter aveva solo sedici anni. Questo evento tragico ha segnato profondamente la sua vita, spingendolo a cercare risposte.
La sua missione principale è quella di trovare persone scomparse, che siano vittime del destino o desiderose di sparire volontariamente. Ha dedicato tempo, denaro ed energie considerevoli per rintracciare suo fratello Russell, ma senza successo. La sua scomparsa rimane uno dei misteri irrisolti nella vita di Colter Shaw.
Colter Shaw è un uomo straordinario, un cacciatore di misteri, un sopravvissuto nato. Il suo instancabile impegno a risolvere casi disperati e impossibili lo rende un eroe moderno, un’anima errante alla ricerca di risposte in un mondo pieno di enigmi. La sua storia è un’epica di avventure e dedizione, una testimonianza della forza dell’individuo nel perseguire la giustizia e la verità.
Serie di Colter Shaw
2019 – Il gioco del mai
2020 – Gli Eletti
2020 – Verità imperfette
2021 – La mappa nera (2022 in Italia)
2022 – Tempo di caccia (2023 in Italia)
Incipit di “Tempo di caccia”
PRIMA PARTE
SOLE TASCABILE
Martedì 20 settembre1
La trappola era la quintessenza della semplicità.
E, come capita di solito con le cose semplici, funzionò alla perfezione.
Nel laboratorio al terzo piano della Welbourne & Sons Fabricators, abbandonato da tempo, Colter Shaw si muoveva in silenzio tra polverosi scaffali di legno traboccanti di barili e bidoni arrugginiti. Sette, otto metri più in là gli scaffali finivano e si apriva una grande area piena di vecchi tavoli da lavoro di mogano, consunti, logori e macchiati, dimenticati a marcire da chissà quanto.
Lì c’erano tre uomini in giacca e cravatta. Discutevano, con i gesti animati e le voci sicure di chi non sospetta di essere osservato.
Shaw si fermò al riparo di una fila di ripiani. Tirò fuori una videocamera, in tutto e per tutto simile a quelle che si possono comprare su Amazon o Best Buy, a parte un’unica differenza: sul davanti non c’era la solita lente, ma un piccolo aggeggio montato su un supporto flessibile lungo una cinquantina di centimetri. Shaw lo piegò a un’angolazione di novanta gradi e lo puntò dietro l’angolo delle scaffalature, poi premette il pulsante REC.
Qualche minuto dopo, mentre gli uomini gli davano la schiena, lasciò il suo nascondiglio e si avvicinò a loro, scivolando dietro l’ultima fila di scaffali.
Fu in quel momento che la trappola scattò.
La sua scarpa colpì un sottile cavo metallico, che si tese tirandosi dietro un perno fissato alla gamba portante dello scaffale più vicino. Una valanga di bidoni, barattoli e fusti gli piombò addosso. Shaw rotolò a terra, evitando quelli più grandi, ma non poté impedire che alcuni – parecchi – lo centrassero sulle spalle.
I tre uomini si girarono di scatto. I due dall’aspetto mediorientale erano sauditi, come Shaw sapeva. L’altro era anglosassone, pallido quanto i compari erano scuri. Il più alto degli arabi – Rass, così si chiamava – aveva con sé una pistola, che sfoderò appena Shaw fece il suo goffo ingresso in scena. I tre raggiunsero l’intruso che si stava rialzando dal pavimento sudicio, e osservarono la loro preda: un uomo atletico sulla trentina, biondo, in blu jeans, maglietta nera e giubbotto di pelle. Shaw sollevò la mano destra a tastare la spalla sinistra. Sussultò quando le dita saggiarono l’articolazione.
Rass raccolse la telecamera spia; la esaminò per qualche istante, poi la spense e se la infilò in tasca. Shaw poteva dire addio a milleduecento dollari. Ma, al momento, quella non era una priorità.
Ahmad, l’altro saudita, sospirò. «Bene.»
Il viso del terzo uomo, Paul LeClair, si contorse per un momento in un’espressione orripilata, che presto si trasformò in una smorfia afflitta.
Gli occhi blu di Shaw saettarono verso lo scaffale caduto, colmi di disgusto, e lui si allontanò dai fusti. Alcuni perdevano sostanze chimiche dall’odore acre.
La quintessenza della semplicità.
«Un attimo» disse LeClair, corrugando la fronte. «Lo conosco! Lavora per Harmon. Nelle risorse umane. O almeno, così ha detto. E invece era sotto copertura. Merda!» La sua voce si incrinò.
Shaw si domandò se non stesse per scoppiare in lacrime.
«Uno sbirro?» chiese Ahmad a LeClair.
«E io come faccio a saperlo?»
«Non sono della polizia» disse Shaw. «Lavoro da solo.» Squadrò LeClair, duro. «Sono stato assunto per trovare il Giuda di Harmon.»
Ahmad andò a una finestra e guardò il vicolo di sotto. «Qualcun altro?» chiese, rivolto a Shaw.
«No.»
Il saudita attraversò il laboratorio. Il linguaggio del corpo indicava che sotto il completo grigio di buona fattura guizzavano muscoli ben allenati. Aprì lentamente la porta, guardò fuori, la richiuse. Tornò dagli altri. «Tu» disse a LeClair. «Perquisiscilo. Armi, e qualsiasi cosa abbia in tasca.»
«Io?»
«Non hanno seguito noi. Sei tu che non sei stato attento.»
«Non è vero. Non è colpa mia. Sul serio, sono sicuro.»
Ahmad sollevò il palmo: Non ti paghiamo per piagnucolare.
LeClair, sempre più cupo, fece un passo in avanti. Tastò le tasche di Shaw con cautela. Un controllo superficiale, pigro. Se Shaw l’avesse avuta con sé, la semiautomatica che spesso portava al fianco gli sarebbe sfuggita.
Ma le dita incerte individuarono e recuperarono comunque il contenuto delle tasche. L’uomo fece un passo indietro con il bottino in mano: cellulare, contanti, coltello a serramanico, portafogli. Sistemò tutto su un tavolo polveroso.
Shaw continuava a massaggiarsi la spalla. Rass inclinò la testa verso di lui, ammonendolo senza parole: gesti lenti e cauti. Teneva il dito sul paragrilletto della pistola.
Ahmad e Rass parevano stufi delle sue lamentele tanto quanto Shaw.
«Tutto chiaro?»
«Chiarissimo.» Shaw si voltò verso Paul LeClair. «Ma devo proprio chiedertelo: non ti senti nemmeno un po’ in colpa? Hai appena rovinato la vita a circa due milioni di persone sparse in tutto il mondo.»
«Chiudi la bocca.»
Sul serio non gli era venuta in mente una replica migliore?
Il silenzio scese sulla stanza. No, non era proprio silenzio: un rumore bianco lo sporcava, un ronzio disturbante, come il pulsare del sangue nella testa.
Shaw studiò la disposizione degli uomini, e capì: l’esame del portafogli, le minacce ai suoi contatti e tutto il resto non erano che trucchi. Uno stratagemma per spingerlo verso un punto ben preciso della stanza, lontano dai bidoni caduti a terra quando era scattata la trappola. Ahmad non aveva la minima intenzione di lasciarlo andare. Semplicemente, non voleva correre il rischio che il suo socio aprisse il fuoco vicino a bidoni che potevano contenere sostanze chimiche infiammabili.
E, del resto, perché non ammazzarlo e guadagnare tempo? Chissà quanto ci avrebbe messo la polizia a scoprire il corpo di Shaw. Gli arabi avrebbero lasciato il Paese molto prima. Per quanto riguardava LeClair… be’, aveva fatto la sua parte. Che andasse al diavolo. Anzi, poteva rivelarsi il perfetto capro espiatorio cui rifilare la responsabilità dell’omicidio.
Gli occhi scuri di Ahmad si puntarono su Rass. Sulla sua pistola scintillante.
«Aspettate» disse Shaw con voce dura. «C’è una cosa che…»