Sono esaurita è un romanzo rosa scritto da Sophie Kinsella, pubblicato in Italia il 24 ottobre 2023 da Mondadori, traduzione di Stefania Bertola. Una commedia romantica che affronta un tema serio e delicato come il burnout con ironia, senza perdere di vista l’ottimismo.
“Mettermi in salvo. Sì, è così che mi sento, in pericolo. Con il cuore che batte forsennatamente, accelero e attraverso la piccola folla. Adesso corro libera sul marciapiede, con un obiettivo solo: fuggire. Allontanarmi da… tutto. Non ho idea della mia meta, so soltanto che voglio allontanarmi… allontanarmi… E poi, all’improvviso, diventa tutto nero.”
Trama del libro “Sono esaurita”
Cosa sta succedendo a Sasha? A trentatré anni ha un ottimo lavoro, almeno sulla carta, che però le toglie tutte le energie. Si sente terribilmente stanca, non frequenta più gli amici, di amore e sesso non vuole neanche sentir parlare, ha attacchi di panico e prova un senso di vuoto e di profondo disorientamento. In poche parole, non ce la fa più. È esaurita.
Così un giorno, di punto in bianco, scappa a gambe levate dal suo ufficio determinata a non tornare indietro. Incoraggiata da sua madre e piena di buoni propositi, decide di partire per cercare di riprendersi dal burnout. Sceglie un posto che le è caro, un villaggio sulle coste del Devon dove ha passato con la famiglia i momenti più felici della sua infanzia. Una bella vacanza al mare fuori stagione è proprio quello che ci vuole.
È febbraio, fa un freddo tremendo e l’hotel dei suoi ricordi non è più quello di un tempo, cade a pezzi ed è popolato da personaggi a dir poco stravaganti. Ma soprattutto Sasha deve condividere la spiaggia con Finn, l’unico altro ospite dell’albergo, un uomo scorbutico, insopportabile e stressato come lei.
Non hanno niente da dirsi e si tengono alla larga fino a quando sulla sabbia compaiono dei messaggi misteriosi che potrebbero essere rivolti proprio a loro due. E se avessero più cose in comune di quanto non credano?
“Questo lavoro non dovrebbe essere così. Neanche per sogno. Ero talmente emozionata quando mi hanno presa. Responsabile delle offerte speciali di Zoose! Ho cominciato di slancio, mettendoci tutta me stessa, convinta di aver imboccato un sentiero sicuro che portava verso un orizzonte favoloso. Ma il sentiero non è più sicuro. È un sentiero di fango in cui si sprofonda e si resta invischiati.”
Incipit del libro “Sono esaurita”
1
Non sono le mail a mandarmi nel panico.
Non sono neanche le mail che ti inseguono. (“Mi chiedevo solo se tu avessi ricevuto la mia ultima mail visto che non ho avuto risposta.”)
Sono quelle che inseguono le mail che ti inseguono. Quelle con due punti esclamativi rossi. Quelle che sono o super infuriate – “Come ho detto nelle mie DUE mail precedenti” – oppure ipocrite e sarcastiche – “Comincio a chiedermi se tu sia finita in fondo a un pozzo o sia stata vittima di qualche altra calamità”.
Queste sono le mail che mi provocano una fitta al petto e il tremito all’occhio sinistro. Soprattutto quando mi rendo conto che ho dimenticato di flaggarle. La mia vita è governata dalle mail con la bandierina, la mia vita. Ma l’ultima ho dimenticato di flaggarla e sono passati parecchi giorni e adesso il mio collega è decisamente arrabbiato, anche se cerca di essere gentile: “Sul serio, Sasha, va tutto bene?”. E così mi sento ancora più in colpa. È un tipo simpatico. È ragionevole. Non è a causa sua se faccio il lavoro di tre persone e continuo a perdermi dei pezzi.
Lavoro per Zoose, la app di viaggi che ormai tutti conoscono. “Non hai usato Zoose?” Questo è lo slogan della nostra ultima campagna, ed è davvero un’ottima app. In qualunque parte del mondo tu voglia andare, Zoose ti trova gli itinerari più veloci, i biglietti al miglior prezzo e i programmi fedeltà più convenienti. Io sono la responsabile del reparto offerte speciali, che copre quattordici territori. Per essere sincera, ad attirarmi è stata anche la qualifica altisonante. E il fatto che Zoose è una start-up così brillante. Quando parlo a qualcuno del mio lavoro, la reazione è: “Oh, sì! Ho visto lo spot nella metro!”. E poi aggiungono: “Figo!”.
Ed è davvero un lavoro figo. Sulla carta. Zoose è una realtà giovane, sta crescendo velocemente, nel nostro ufficio open space c’è una parete di piante verdi e le tisane sono gratis. Quando ho cominciato, un paio di anni fa, mi sono sentita fortunata. Tutte le mattine mi svegliavo e pensavo: “Beata me!”. Ma a un certo punto quel pensiero si è trasformato in: “Oh, mio Dio, aiuto, non posso farcela, quante mail ho, quante riunioni, cosa ho dimenticato, come me la caverò, che faccio adesso?”.
Non so bene quando è successo. Forse sei mesi fa? Sette? Ma mi sembra di essere in questa condizione da sempre. Una specie di tunnel, in cui l’unica scelta possibile è continuare ad andare avanti. Solo andare avanti.
Mi scrivo un altro Post-it di richiamo – FLAGGA LE MAIL!!! – e lo attacco sopra lo schermo del computer, accanto ad APP??? che è lì da mesi.
Mia mamma è una fanatica delle app. Ne ha una per pianificare il Natale e una per progettare le vacanze, e un orologio parlante che ti ricorda di prendere le vitamine alle 7.30 del mattino. (E anche di fare gli esercizi per il pavimento pelvico tutte le sere, e durante il giorno ogni tanto dispensa delle “citazioni stimolanti”. Lo trovo inquietante e manipolatorio, anche se a lei non l’ho detto.)
Comunque, sono sicura che ha ragione, e che se trovassi la app giusta la mia vita si sistemerebbe. Ma ce ne sono troppe fra cui scegliere, e poi, oddio, tutte chiedono una tale quantità di input. Possiedo un Bullet Journal, un’agenda personalizzata che ha in dotazione pennarelli di tanti colori. Bisognerebbe scrivere tutti i propri impegni, assegnare a ciascuno un colore e poi spuntarli. Ma chi ha il tempo? Chi ha tempo di scegliere il pennarello turchese e scrivere “Rispondere alle trentaquattro mail furiose che aspettano ancora” e poi aggiungere lo sticker con la faccina triste? Nella mia agenda c’è un’unica annotazione, fatta un anno fa. Dice: “Compito: lavorare” e non l’ho mai spuntata.