La casa dei silenzi è un thriller di Donato Carrisi, pubblicato il 29 ottobre 2024, da Longanesi, il quarto libro con protagonista lo psicologo Pietro Gerber, che si trova a dover affrontare un caso particolarmente complesso: il giovane paziente Matias è tormentato da incubi.
“Anche in un bellissimo tramonto si può nascondere la più tremenda delle verità”
Un thriller psicologico che esplora il potere della mente e la fragilità dell’animo umano. Un viaggio nei meandri dell’inconscio, dove il confine tra realtà e sogno si fa sempre più labile, lasciando il lettore in sospeso fino all’ultima, sorprendente rivelazione.
“Nella cultura africana i bambini vengono chiamati luci. Ricevono energia dall’universo e poi si illuminano. Il loro scopo è rischiarare il nostro buio. Ma crescendo iniziano a spegnersi e diventano…»
«Noi» la anticipò Gerber.
«Esatto: esseri privi di immaginazione, guidati da istinti materiali e dall’egoismo, in grado di guardare ma incapaci di vedere…”
Trama del libro La casa dei silenzi
Dentro La casa dei silenzi, nulla è come sembra, e Pietro Gerber lo scopre presto. Psicologo infantile, Gerber è abituato agli incubi dei bambini, alle paure che si nascondono sotto il letto. Ma il caso di Matias, il suo giovane paziente, è diverso. Matias ha paura di dormire, terrorizzato da una presenza oscura che appare nei suoi sogni: una figura inquietante.
Gerber, scettico all’inizio, accetta la sfida. Attraverso l’ipnosi, entra nei sogni di Matias, scavando nell’oscurità della mente del bambino, dove la figura si manifesta con una nitidezza sconcertante. Mentre esplora quel labirinto di ricordi e incubi, Gerber non trova solo risposte; trova una storia. Una storia che lo conduce in un passato intriso di dolore. Mentre Gerber cerca di unire i pezzi, le cose si complicano, ma lui si spinge oltre, rischiando tutto, fino a scoprire che i confini tra la realtà e il sogno non esistono più.
In La casa dei silenzi, Carrisi non racconta solo una storia: ti porta dove il buio è più profondo, dove tutto è incerto, e il brivido non smette di inseguirti, nemmeno quando hai chiuso il libro.
“Mi chiamo Pietro Gerber ma qui a Firenze, dove vivo da quando sono nato, tutti mi conoscono come l’addormentatore di bambini. Sono un ipnotista, come lo era mio padre, e con l’ipnosi aiuto i bambini a elaborare traumi e a superare paure e fobie. Non sembrerebbe, ma il mio è un mestiere pericoloso. Perché la mente dei bambini è un labirinto ed è facile smarrirsi e non riuscire più a tornare. Forse è proprio questo che sta succedendo a Matias. Ha nove anni e da tempo ha un sogno ricorrente. Da troppo tempo. Ormai Matias ha paura di addormentarsi, perché in sogno gli fa visita qualcuno che non dovrebbe esistere. Una donna dall’aria triste e vestita sempre di scuro e che non parla mai. La signora silenziosa abita i suoi sogni come uno spettro, come una presenza inquietante che tracima nella realtà. Non dovrebbe essere nient’altro che un sogno, ma allora… Allora perché sento che la signora silenziosa è reale? Allora perché sento nel silenzio il ronzio di un immenso sciame di insetti? Allora perché sento che perfino la mia casa, vuota e solitaria, è infestata da fantasmi? E se la storia della signora silenziosa fosse ancora tutta da scrivere… Come la mia? Mi chiamo Pietro Gerber, sono l’addormentatore di bambini, e di colpo ho paura di dormire. E ho ancora più paura di stare sveglio.”
Chi è Pietro Gerber?
Pietro Gerber non è un personaggio facile, tutt’altro. È uno di quei tipi che trascinano un bagaglio emotivo talmente pesante da stancarti solo a guardarli, e questo Donato Carrisi lo sa bene. Psicologo, ipnotista, specializzato nel rovistare tra i traumi infantili: lui è “l’addormentatore di bambini”, uno che in apparenza dà l’impressione di saper tutto, in realtà si dibatte in un mare di dubbi. Nella sua Firenze, dove lavora e vive, si è costruito una fama singolare – sa far riemergere i ricordi sepolti, quelli che nemmeno i suoi pazienti sanno di avere, e lo fa con una tecnica che è tutta sua. Ma non pensate a Gerber come a un paladino dei buoni sentimenti, perché la sua pratica ha un prezzo: i traumi tornano in superficie, e portano con sé verità amare, scheletri che nessuno voleva ritrovare.
E poi, a rendere Gerber così dannatamente affascinante, c’è il passato che lo perseguita. Suo padre, psicologo forense di un certo peso, collaborava con la polizia su casi estremi. Pietro eredita quella stessa inclinazione per i confini della mente e, con essa, una certa oscurità. La morte del padre lo ha lasciato con rimpianti e sospesi, una sorta di trauma che si riflette in tutto ciò che fa. Così, tra un paziente e l’altro, Pietro non scava solo nei traumi altrui: quello che affronta è anche un viaggio dentro sé stesso.
Carrisi ci regala con Gerber un personaggio complesso e multistrato, un viaggio senza vie di fuga tra psicanalisi, suspense e colpi di scena, costruendo un mondo che si annida nei labirinti della mente. E proprio come succede al suo personaggio, ci porta tutti al limite, dove il confine tra giusto e sbagliato, verità e menzogna, diventa pericolosamente labile.
Incipit del libro La casa dei silenzi
7 giugno 1994
Il giorno in cui il destino ti busserà sulla spalla ti sembrerà uguale a tutti gli altri.
Il monito che suo nonno le ripeteva quando era piccola assomigliava tanto a un antico proverbio africano. Forse per questo, da quando era arrivata a Pakali, lei ci pensava ogni mattina.
Fin da bambina, Erica De Roti non sopportava l’idea di essere sorpresa dalla sorte o di trovarsi impreparata davanti alle giravolte dell’esistenza. Per cambiare questa sua attitudine aveva deciso di intraprendere un viaggio alla fine del mondo.
A trentacinque anni voleva provare a diventare fatalista.
Dopo aver trascorso un gelido Natale a Firenze, a gennaio si era improvvisamente ritrovata in un luogo dominato dal calore, una forza invisibile che consumava e prosciugava. Perciò il vero problema non erano i quaranta gradi di temperatura, costanti anche di notte. Nel piccolo villaggio nel distretto di Tambacounda tutto sembrava fatto di polvere, perfino le persone. Una patina sottile rivestiva ogni cosa e ogni essere umano, come un secondo strato o una seconda pelle. E non c’era verso di liberarsene, la soffiavi via da un oggetto e un attimo dopo ti accorgevi che era tornata a ricoprirlo. Era onnipresente. La respiravi, ti si attaccava addosso, i capelli e i vestiti ne erano intrisi. La sentivi sotto i denti mentre mangiavi e ti graffiava la gola quando provavi a dissetarti senza mai riuscirci.
In quella parte del Senegal in cui il fiume Gambia regalava paesaggi d’incontaminata bellezza, non ci si abituava mai alla polvere e si invocava la stagione delle piogge come una liberazione.
Erica De Roti ragionava spesso sul fatto che le difficoltà che stava incontrando erano inimmaginabili appena qualche mese prima. Era incredibile come le sue priorità fossero cambiate in così poco tempo. Una doccia, lenzuola pulite o perfino una brezza serale erano diventate quanto di più desiderabile esistesse.
Erica era una psicologa infantile. Accettando la proposta di trasferirsi per un anno in Africa come volontaria, aveva colto subito l’occasione di lasciarsi alle spalle la sua vecchia vita.
Al centro pediatrico del villaggio, per ventiquattro ore al giorno viveva e lavorava a stretto contatto con colleghi provenienti da ogni parte del pianeta. Tutti andavano e venivano, dandosi il cambio ogni sei mesi, tanto che nessuno conosceva il passato degli altri e il futuro era un concetto volatile come tutte le cose africane. Contava solo il presente.
Se vuoi ACQUISTA il libro