Il visconte che mi amava è il secondo romanzo della serie Bridgerton, scritto da Julia Quinn, fu pubblicato nel 2000, da Mondadori nella collana Harmony, specializzata nel genere della narrativa rosa. Racconta la storia d’amore di Anthony Bridgerton, il primogenito della famiglia, e Kate Sheffield.
Nel 2022 è stata prodotta la seconda stagione della serie televisiva “Bridgerton”, tratta proprio da questo secondo romanzo, la serie, Netflix prodotta da Shonda Rhimes, ha riscosso talmente successo che la Mondadori ha ripubblicato tutti i romanzi della serie fuori dalla collana Harmony.
“«Il sarcasmo non vi si addice, Miss Sheffield.»
«A voi non si addice nulla, Lord Bridgerton.»
Anthony si sporse in avanti.
«Le donne non dovrebbero tenere animali se non li sanno controllare.»
«E gli uomini non dovrebbero portare a spasso nel parco donne con animali se non sanno controllare né le une né gli altri» replicò lei.
Anthony sentì le orecchie farsi rosse. «Voi siete un pericolo per la società.»”
Trama di “Il visconte che mi amava”
1814. Anthony Bridgerton, Visconte di Bridgerton, è lo scapolo più elusivo di Londra, libertino impenitente, ma anche segnato dalla tragica morte del padre, che gli ha instillato la convinzione di non poter vivere a lungo. Per questo motivo, ha deciso di sposarsi, ma senza coinvolgimenti emotivi: il matrimonio per lui deve essere solo una questione di convenienza e discendenza. La sua scelta cade su Edwina Sheffield , la giovane e bellissima debuttante della stagione. Tuttavia, per poterla conquistare, deve ottenere l’approvazione della sorella maggiore, Kate , che lo considera un libertino e un pessimo partito.
“Anthony sapeva di non corrispondere all’immagine che si aveva di un uomo deciso ad accasarsi. Aveva passato l’ultimo decennio come il peggiore dei libertini, traendo piacere dove lo aveva trovato. Per quello che ne sapeva, la vita era breve e valeva ben la pena spassarsela. Aveva comunque un certo codice d’onore e non aveva mai amoreggiato con giovani di buona famiglia. Qualunque donna potesse vantare il diritto di farsi sposare era stata tabù.”
Kate è determinata a proteggere Edwina e farà di tutto per ostacolare Anthony. Tra battibecchi, incomprensioni e attrazione crescente, i due protagonisti si trovano coinvolti in una situazione imprevista: dopo un equivoco compromettente, sono costretti a sposarsi. A questo punto, Anthony deve affrontare le sue paure più profonde, comprese quelle legate all’amore e alla possibilità di perdere la donna che ha inconsapevolmente imparato ad amare.
“Kate, con i suoi normalissimi occhi e capelli scuri, veniva chiamata “la sorella maggiore dello Splendore”.
Sarebbe stato possibile affibbiarle nomignoli peggiori. Quanto meno nessuno aveva ancora cominciato a chiamarla “la sorella zitella dello Splendore”, cosa più prossima alla realtà di quanto le Sheffield desiderassero ammettere. A vent’anni (quasi ventuno se si voleva essere precisi), Kate era un po’ stagionata per il debutto nell’alta società di Londra.”
Recensione
L’autrice sa esattamente come incastrare romanticismo, ironia e ambientazione storica in un mix che crea dipendenza. Dopo la passione esplosiva tra Daphne e il Duca di Hastings nel primo libro, stavolta tocca ad Anthony Bridgerton prendersi la scena. Lui, il maggiore della caotica nidiata Bridgerton, il visconte tutto dovere e responsabilità, che però sotto la patina di sicurezza nasconde un terrore atavico: morire giovane come suo padre e non avere mai il tempo di amare davvero.
Julia Quinn, con la sua solita penna affilata e leggera, trasforma una storia d’amore in qualcosa di più profondo: traumi irrisolti, paure che divorano dall’interno e il peso delle aspettative sociali. Anthony vuole sposarsi, ma senza coinvolgere il cuore. Peccato che sulla sua strada ci sia Kate, una donna che non è “la più bella” secondo i rigidi standard dell’epoca, ma che ha carattere, intelligenza e soprattutto non si lascia incantare dal fascino Bridgerton. E infatti, tra battibecchi, sguardi infuocati e tensioni degne di una commedia brillante, il loro rapporto diventa esplosivo.
A completare il quadro ci sono dialoghi frizzanti, scene romantiche che fanno sospirare e il solito cast di personaggi irresistibili, con Lady Whistledown pronta a infilare il naso (e la penna) dove non dovrebbe. Insomma, se amate i romanzi rosa con un mix perfetto di sentimento e ironia, questo è il libro che fa per voi. E sì, vi farà sospirare, ridere e probabilmente prendere una cotta per un altro Bridgerton. Leggiamolo ricordando che è un romanzo rosa.
“L’argomento dei libertini è già stato ovviamente discusso in queste colonne e l’Autore è giunto alla conclusione che esistano libertini e Libertini.
Anthony Bridgerton è un Libertino.
Un libertino (con la minuscola) è giovanile e immaturo. Si vanta delle proprie imprese, si comporta come un idiota e pensa di essere un pericolo per le donne.
Un Libertino (con la maiuscola) sa di essere pericoloso per le donne.
Non si vanta delle proprie imprese perché non ne ha bisogno. Sa che uomini e donne chiacchierano sul suo conto e preferirebbe non lo facessero. Sa chi è e che cosa ha fatto: ulteriori racconti risultano per lui ridondanti e inutili.
Non si comporta come un idiota per il semplice fatto che non lo è. Non gradisce troppo le manie dell’alta società e, francamente, l’Autore non si sente di biasimarlo.
Se tutto ciò non descrive perfettamente il visconte Bridgerton (di certo il più ambito scapolo della Stagione), l’Autore smetterà di usare carta, penna e calamaio. L’unica domanda è: il 1814 sarà l’anno in cui egli soccomberà finalmente alla beatitudine matrimoniale?
L’Autore pensa… di no.
Da «Le cronache mondane di Lady Whistledown»
20 aprile 1814
I libri della serie Bridgerton
1 – Il duca e io
2 – Il visconte che mi amava
3 – La proposta di un gentiluomo
4 – Un uomo da conquistare
5 – A Sir Phillip, con amore
6 – Amare un libertino
7 – Tutto in un bacio
8 – Il vero amore esiste
9 – Felici per sempre
Il nono romanzo è stato pubblicato in formato digitale.
Le differenze tra il libro Il visconte che mi amava e la seconda stagione di Bridgerton
La seconda stagione di Bridgerton, basata su Il visconte che mi amava di Julia Quinn, presenta diverse differenze rispetto al romanzo, sia nella trama che nello sviluppo dei personaggi. Nel libro, Kate e Anthony si trovano coinvolti in un matrimonio riparatore dopo che vengono sorpresi in una situazione compromettente. Nella serie, invece, il loro rapporto è costruito più lentamente, con una tensione romantica che cresce fino al culmine della stagione, senza un vero scandalo che li obblighi a sposarsi.
Nel romanzo, uno degli eventi chiave è la puntura di un’ape che porta Anthony a un gesto impulsivo nei confronti di Kate, scatenando il matrimonio obbligato. Nella serie, la scena dell’ape esiste ma non porta allo stesso esito. Nel libro, Edwina è una presenza marginale e non ha un reale coinvolgimento emotivo con Anthony. Nella serie, invece, la sua storia viene ampliata: Edwina si innamora davvero del visconte e arriva quasi a sposarlo, aumentando il dramma e il conflitto tra le sorelle.
Mentre nel libro il trauma della morte del padre è centrale, nella serie viene ancora più esplorato, con numerose scene che mostrano il suo dolore e il senso di responsabilità che lo spingono a cercare un matrimonio privo di amore. Nel romanzo, Kate è più giocosa e sarcastica, mentre nella serie è più rigida e combattiva, con una maggiore attenzione alla sua identità culturale indiana.
Nella serie, la trama di Lady Whistledown continua a essere centrale, mentre nel libro questo elemento è meno sviluppato. A differenza del libro, dove la relazione tra Anthony e Kate è più esplicita, nella serie il loro coinvolgimento fisico si concretizza solo negli ultimi episodi. Mentre il romanzo segue una struttura più classica del romance, la serie aggiunge più dramma e tensione per mantenere alta l’attenzione del pubblico.
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Incipit di “Il visconte che mi amava”
Prologo
Anthony Bridgerton aveva sempre saputo che sarebbe morto giovane.
Non da piccolo, ovviamente. Il giovane Anthony non aveva mai avuto motivo di meditare sulla propria fine. I suoi primi anni erano stati perfetti per un bambino, a partire dal giorno in cui era venuto alla luce.
Anthony era l’erede di un viscontado antico e ricco, ma, a differenza della maggior parte delle altre coppie aristocratiche, Lord e Lady Bridgerton erano innamoratissimi e avevano considerato l’arrivo del figlio come quello di un bambino, non di un erede.
Perciò non c’erano state feste o altre celebrazioni se non quella di una madre e un padre che gioivano per la nascita del loro figlioletto.
I Bridgerton erano genitori giovanissimi, Edmund aveva appena vent’anni e Violet diciotto, ma erano molto assennati e forti e amavano il figlio con una devozione rara nel loro ambiente. Con grande orrore di sua madre, Violet aveva insistito per allattare il figlio e il marito non aveva accettato l’atteggiamento dei padri che non volevano né vedere né sentire i propri piccoli. Portava con sé il neonato per lunghe passeggiate nei campi del Kent, parlandogli di filosofia e poesia prima ancora che il piccino potesse capire le parole, raccontandogli una favola tutte le sere.
I visconti erano così giovani e innamorati che non fu una sorpresa quando, appena due anni dopo la nascita di Anthony, seguì la nascita di un fratellino, battezzato Benedict. Edmund riorganizzò subito le abitudini giornaliere in modo da portare con sé i due figli e studiò uno zaino speciale per tenere Anthony sulla schiena mentre reggeva Benedict in braccio.
Attraversavano prati e torrenti e lui raccontava loro storie meravigliose di cavalieri dall’armatura scintillante e damigelle in pericolo. Violet rideva quando rientravano e Edmund diceva: «Visto? Ecco la nostra damigella in pericolo. Dobbiamo assolutamente salvarla». Anthony si lanciava fra le braccia della madre ridendo mentre giurava di proteggerla dal drago che avevano visto appena due miglia prima del villaggio.
«Due miglia prima del villaggio?» ansimava Violet fingendosi inorridita. «Santo cielo, come farei senza tre forti uomini a proteggermi?»
«Benedict è un bambino» replicava Anthony.
«Ma crescerà,» rispondeva sempre lei, scompigliandogli i capelli «proprio come te.»
Edmund aveva sempre trattato i figli con uguale affetto ma di notte, quando Anthony stringeva al petto l’orologio da tasca (donatogli per il suo ottavo compleanno dal padre, che lo aveva a sua volta ricevuto dal proprio alla stessa età) gli piaceva pensare che il suo rapporto con il padre fosse un po’ speciale. Non tanto perché Edmund lo amasse di più: ormai i fratelli Bridgerton erano quattro (Colin e Daphne erano seguiti a poca distanza) ed erano tutti molto amati.
No, Anthony pensava che la relazione con il padre fosse speciale semplicemente perché lo conosceva da più tempo. Lo avrebbe comunque conosciuto due anni più di Benedict e sei più di Colin. Per quanto riguardava Daphne, oltre al fatto che era una bambina (orrore!) la sua conoscenza del padre sarebbe stata comunque più breve di otto anni.
Edmund Bridgerton era il centro del mondo di Anthony: era alto, aveva le spalle larghe, sapeva montare a cavallo come se fosse nato in sella. Trovava sempre la soluzione ai problemi di matematica, non riteneva inopportuno che i figli avessero una casetta sull’albero (gliene costruì una lui stesso) e aveva una risata che ti scaldava dentro.
Edmund aveva insegnato ad Anthony a cavalcare, a sparare, a nuotare. Lo aveva accompagnato personalmente a Eton invece di mandarcelo in carrozza con dei servitori, come invece avevano fatto quasi tutti i compagni e, quando aveva visto Anthony guardare con apprensione la scuola che sarebbe diventata la sua nuova casa, aveva parlato con il cuore in mano al figlio maggiore, rassicurandolo che sarebbe andato tutto bene.
E così sarebbe stato. Anthony lo sapeva. Suo padre non mentiva mai.
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