C’è un momento ben preciso che ogni lettore, appassionato e fedele, riconosce all’istante, è quello in cui scopre che il suo libro preferito diventerà una serie TV. Un brivido lo attraversa. Da un lato c’è l’entusiasmo di vedere i personaggi prendere vita sullo schermo, dall’altro, un’inquietudine difficile da ignorare, e se tutto venisse stravolto? È una paura fondata. Perché spesso, purtroppo, accade proprio così.
È il caso di Costanza, la serie andata in onda su Rai1, ispirata al romanzo Questione di Costanza di Alessia Gazzola. Un adattamento che, sebbene conservi l’essenza della storia, introduce numerose differenze rispetto al libro. Differenze che appaiono difficili da giustificare. Sono troppe. E personalmente, avrei preferito un approccio più fedele all’opera originale.
Alessia Gazzola ha offerto il suo contributo alla serie in qualità di consulente esterna, garantendo una certa coerenza con l’universo narrativo da lei creato. Tuttavia, non ha partecipato alla scrittura della sceneggiatura. Una scelta che, a mio avviso, non ha giovato al risultato finale.
Costanza: differenze tra libro e serie TV
Quando un romanzo molto amato viene trasposto per la televisione, le aspettative si alzano immediatamente. È successo anche con Costanza. Ma come spesso capita, tra la parola scritta e la sceneggiatura si aprono inevitabili divergenze, adattamenti, rielaborazioni, scelte di linguaggio, alcune di queste possono essere giustificate, altre, invece, suscitano perplessità.
Uno degli elementi più forti del romanzo è la scrittura di Alessia Gazzola, brillante e tagliente, il tono, sospeso tra leggerezza e malinconia, è un tratto distintivo del suo stile. Nella serie, questo equilibrio viene in parte sacrificato. Il registro diventa più omogeneo, costruito per un pubblico televisivo, a tratti prevedibile. Alcune battute resistono, ma molte sfumature si perdono lungo la strada.
Cominciamo dagli elementi comuni tra il romanzo e la serie, al centro della narrazione c’è Costanza, anatomopatologa, impegnata in un percorso complesso di riscoperta della propria identità, divisa tra il ruolo di madre e quello di professionista. Ha una figlia, Flora, che Costanza chiama affettuosamente “Florabella”, nata da una relazione occasionale con Marco, che è fidanzato con Federica. Per motivi di lavoro si trasferisce da Messina a Verona, dove va a vivere con la sorella Antonietta, psicologa, nel libro, anche assistente sociale. Costanza lavora all’Istituto di Paleopatologia, diretto dal professor Edoardo Melchiorre, un contesto particolare, ricco di suggestioni, in cui si analizzano resti umani di epoche passate. Nella versione letteraria, l’aspetto scientifico riceve un approfondimento più marcato, offrendo al lettore una cornice ancora più definita e affascinante.
- Nel romanzo, Costanza Macallè è un’anatomopatologa dal carattere ben definito, ironica, indipendente, a volte tagliente. Madre single con un passato sentimentale complicato, si distingue per una brillantezza non comune, capace di alternare autoironia e una certa amarezza, mantenendo sempre uno sguardo lucido sul mondo che la circonda. Nella serie TV, dove a interpretarla è Miriam Dalmazio, questa voce interiore trova espressione attraverso dialoghi e sguardi, ma qualcosa, inevitabilmente, si perde. Il tono sarcastico e brillante che caratterizza la Costanza del libro viene attenuato. Il personaggio televisivo appare più accomodante, meno spigoloso. Una versione più “piacente”, meno complessa, costruita per risultare funzionale al pubblico generalista.
- Partiamo dalla differenza più eclatante: Ludovico nel romanzo non esiste. Come non esiste il pasticciere/vicino di casa.
- Nel romanzo, Marco, padre della piccola Flora, è una presenza ingombrante, ma marginale. Costanza gestisce il rapporto con lui con il consueto distacco ironico, consapevole di poterne fare a meno. È un personaggio secondario, funzionale più che centrale. Nella serie, invece, Marco, interpretato da Marco Rossetti, assume un ruolo di rilievo. Il legame con Costanza viene esplorato in chiave più emotiva, con un’impostazione che a tratti ricorda la soap opera, flashback, confronti carichi di tensione, dialoghi intensi. Anche la relazione con la figlia Flora viene maggiormente sviluppata.
Un’altra differenza sostanziale riguarda la ricerca di Marco. Nel romanzo, si tratta di un elemento portante della trama. Costanza si affida a un investigatore privato, Nereo G., non conosce nemmeno il cognome di Marco. È un’indagine che aggiunge tensione e mistero. Nella serie, invece, questo aspetto viene semplificato: Costanza sa già chi è il padre di Flora e conosce anche il suo indirizzo. Il filo narrativo si accorcia, e con esso si perde parte della complessità costruita nel romanzo. - Nel romanzo, la famiglia di Costanza è un elemento ben presente e caratterizzante. Ne fanno parte la figlia Flora, la sorella Antonietta, il padre Giovanni, lattoniere, titolare della “Rinomata Officina Macallè e Figlio” a Messina, e il fratello Michele. Tutti vivono a Messina, ma nei momenti importanti, come le festività, si ricompattano attorno a lei. A completare il quadro familiare, c’è la memoria della madre defunta, una presenza silenziosa ma costante. Nella serie, invece, la struttura familiare viene semplificata. I genitori di Costanza sono entrambi scomparsi e il fratello Michele non esiste. Un taglio netto, che modifica il contesto affettivo e relazionale della protagonista, riducendolo a una dimensione più essenziale e meno radicata nel passato.
- Nel romanzo, Costanza si avvicina al nuovo incarico a Verona con scarso entusiasmo. Non solo non ama il lavoro che la attende, ma confessa apertamente di sentirsi “ignorante come una capra” di fronte a tutto ciò che riguarda il Sacro Romano Impero e le dinamiche medievali. La sua mancanza di passione è evidente, e il suo desiderio più autentico è lavorare in Inghilterra (nelle serie sostituita con la Francia), lontano da quel contesto che non la convince.
Tuttavia, man mano che la ricerca si sviluppa, in particolare con l’indagine sui resti della treccia rossa, che potrebbero appartenere a una figura storica di rilievo, si nota un cambiamento. Costanza inizia a coinvolgersi, spinta non tanto da una passione improvvisa quanto dalla necessità, infatti l’istituto è in difficoltà, e garantire la riuscita della ricerca diventa anche un modo per tutelare il proprio posto di lavoro. È un interesse che nasce con lentezza, da una motivazione concreta.
Nella serie, invece, questo percorso viene radicalmente modificato. Fin da subito, Costanza appare competente e appassionata. Ama il suo lavoro, lo svolge con slancio, e non mostra alcuna delle reticenze o resistenze presenti nel romanzo. Un cambiamento che, pur rendendola immediatamente più funzionale al racconto televisivo, toglie complessità al suo sviluppo psicologico. - Nel romanzo, l’ambiente lavorativo di Costanza è segnato da dinamiche complesse e da una condizione di precarietà costante. L’istituto di ricerca in cui lavora è in difficoltà, e il direttore, il professor Melchiorre, è sottoposto a continue pressioni, da un lato per ottenere risultati scientifici significativi, dall’altro per reperire finanziamenti che possano garantire la sopravvivenza del dipartimento. La sua figura rimane esclusivamente professionale, senza alcun riferimento alla vita privata. Non esiste, ad esempio, alcuna segretaria innamorata o relazioni sentimentali sul posto di lavoro.
Costanza collabora strettamente con due colleghi, l’archeologo Anselmo Gualandris, appassionato di storia medievale, che la aiuta a contestualizzare i resti dal punto di vista storico, e l’archeologa Sarah Foley, più orientata all’aspetto tecnico, che la introduce alle metodologie di scavo e analisi. Le relazioni tra i membri dell’équipe restano rigorosamente professionali, non ci sono sottotrame personali, né gravidanze, né rapporti sentimentali.
Nella serie, invece, l’impostazione cambia sensibilmente. Il professor Melchiorre viene rappresentato come un personaggio dalle sfaccettature più private, ha un rapporto complicato con la figlia e anche con la sua segretaria, creando un intreccio narrativo che esula dal solo contesto accademico. Un approccio che modifica l’equilibrio originario, orientandolo verso una narrazione più emotiva e romanzata. E i due colleghi sono sposati. - Nel romanzo, la sorella di Costanza, Antonietta, intrattiene una relazione sentimentale con Fabio, il figlio della loro padrona di casa. I due si sono conosciuti durante un master sull’interpretazione del test di Lüscher. Il loro legame viene descritto in modo articolato, sono coinquilini per circostanza, colleghi di professione (entrambi psicologi), ma anche “trombamici”. Una dinamica complessa.
Nella serie, invece, la scelta narrativa va in una direzione completamente diversa. Antonietta ha una relazione con un pasticciere che si è trasferito nell’appartamento accanto al loro. Una soluzione più semplice, meno stratificata, che si adatta a una rappresentazione più lineare e immediata, probabilmente pensata per risultare più accessibile allo spettatore televisivo. - Nel romanzo, la ricerca scientifica sui resti medievali si concentra su uno scheletro maschile, forse appartenente a un individuo di alto rango, inserito nel contesto storico delle lotte tra guelfi e ghibellini nella Verona del XIII secolo. La scoperta di una treccia di capelli rossi, di un anello e di una fibbia da cinturone apre a ipotesi intriganti, quei reperti potrebbero essere collegati a Selvaggia, figlia di Federico II, e Biancofiore, sua sorellastra.
Nella serie, invece, la narrazione prende una direzione completamente diversa. I resti rinvenuti appartengono a una donna, e la genealogia storica viene modificata in modo sostanziale, Biancofiore non è più la sorellastra, ma la figlia di Selvaggia. Una riscrittura totale dell’impianto storico e narrativo, che cambia radicalmente il senso della scoperta e il contesto in cui essa si inserisce. - Nel romanzo non è presente alcun riferimento ai podcast. Al loro posto, l’autrice utilizza un dispositivo narrativo classico, capitoli dedicati alla “storia nella storia”, in cui il passato viene ricostruito attraverso una narrazione parallela e immersiva, un metodo efficace per approfondire il contesto storico e dare corpo alle vicende legate ai reperti.
Nella serie, invece, si sceglie un linguaggio più contemporaneo: i podcast. Un’idea originale, che riesce a rendere fruibile la dimensione storica in modo accessibile e coinvolgente. Questo espediente funziona, aggiunge ritmo e si integra bene con il tono generale dell’adattamento. Pur trattandosi di un elemento assente nel libro, risulta una delle soluzioni più riuscite dell’intera trasposizione.
Due Costanza e due storie.
La serie Costanza si configura, in definitiva, come un adattamento libero. Prende spunto dal romanzo di Alessia Gazzola, ma se ne discosta per struttura, tono e scelte narrative. Non ne segue fedelmente né lo spirito né la voce. Chi ha amato il libro potrebbe avvertire l’assenza più marcata: quella dell’ironia tagliente, della voce interiore di Costanza, del suo cinismo affettuoso che accompagna ogni pagina.
Chi invece si avvicina solo alla serie troverà una protagonista gradevole, una trama scorrevole, una narrazione televisiva ben costruita, ma forse anche più prevedibile, meno spigolosa, più rassicurante.
Il consiglio, per chi vuole davvero esplorare questo doppio ritratto? Leggere prima il romanzo e poi guardare la serie. Solo così sarà possibile cogliere il gioco delle differenze, apprezzare le scelte compiute e scoprire il fascino, diverso ma complementare, delle due Costanza.
Ci sarà una seconda stagione? Al momento, non è stata ancora annunciata ufficialmente una seconda stagione della serie Costanza, tuttavia, diversi elementi suggeriscono che un seguito sia altamente probabile. Il successo e il finale aperto della prima stagione lascia spazio a numerose possibilità narrative. Inoltre, esistono altri due romanzi di Alessia Gazzola dedicati alla paleopatologa Costanza Macallè: Costanza e buoni propositi e La Costanza è un’eccezione, che potrebbero fornire materiale per le prossime stagioni, anche se Costanza della serie sembra camminare per fatti suoi. Pertanto, pur in assenza di una conferma ufficiale, le premesse per una seconda stagione di Costanza sono solide.
Se vuoi ACQUISTA il libro