Il 15 aprile 2025 sono stati svelati i cinque finalisti del Premio Strega Europeo 2025, dodicesima edizione. A fare gli onori di casa, due volti noti della letteratura italiana: Claudia Durastanti e Nicola Lagioia, che hanno annunciato i titoli selezionati da una giuria composta da venticinque autrici e autori italiani, tutti già vincitori o finalisti del celebre Premio Strega.
Non è solo una competizione tra romanzi tradotti, è un’operazione culturale che ha il sapore di un’indagine sul presente. Un modo per dare voce alla narrativa europea contemporanea, scavando tra le storie più originali, le scritture più audaci, le visioni più nitide di un continente in continuo cambiamento.
I cinque romanzi selezionati sono opere recenti di autrici e autori europei che, prima di approdare nelle nostre librerie, hanno già lasciato un segno nei loro Paesi d’origine. Grazie alla traduzione in italiano nell’ultimo anno, ora parlano anche a noi.
Un appuntamento che non premia soltanto l’opera originale, ma che, come vuole la tradizione del Premio Strega Europeo, celebra anche il lavoro silenzioso ma essenziale del traduttore. Perché ogni libro che attraversa le frontiere linguistiche è il risultato di un incontro a due voci: quella dell’autore, certo, ma anche quella di chi lo ha accompagnato fin qui, con cura, sensibilità e rigore. Un omaggio all’arte della traduzione, intesa come atto creativo e responsabile, come ponte culturale che ci permette di ascoltare storie nate altrove.
La premiazione è fissata per domenica 18 maggio alle ore 18.30, presso la Fondazione Circolo dei lettori di Torino, in collaborazione con il Salone Internazionale del Libro.
I cinque finalisti del Premio Strega Europeo 2025
Il premio, istituito e promosso dalla Fondazione Bellonci, viene conferito ogni anno da una giuria d’eccezione composta da 25 scrittrici e scrittori italiani che hanno lasciato un segno nel panorama letterario nazionale, in quanto vincitori o finalisti del Premio Strega.
Una sorta di “collegio invisibile” della narrativa italiana contemporanea, in cui si ritrovano voci tra le più significative e influenti: Marco Amerighi, Silvia Avallone, Marco Balzano, Giuseppe Catozzella, Benedetta Cibrario, Mario Desiati, Paolo Di Paolo, Donatella Di Pietrantonio, Claudia Durastanti, Paolo Giordano, Helena Janeczek, Nicola Lagioia, Lia Levi, Melania G. Mazzucco, Daniele Mencarelli, Marco Missiroli, Matteo Nucci, Valeria Parrella, Romana Petri, Sandra Petrignani, Veronica Raimo, Antonio Scurati, Elena Stancanelli, Domenico Starnone e Sandro Veronesi.
È a loro che spetta il compito – non semplice, ma certamente stimolante – di esplorare, valutare e infine scegliere le voci europee che meritano di essere ascoltate. Un esercizio di lettura e confronto che si trasforma, anno dopo anno, in una mappa viva e in evoluzione della letteratura europea, vista attraverso gli occhi di chi, con la scrittura, ha imparato a leggere anche il nostro tempo.
I libri finalisti del Premio Strega Europeo 2025 in dettaglio
La scoperta dell’Olanda di Jan Brokken, in uscita per Iperborea nella traduzione di Claudia Cozzi.
L’insegna dell’Hotel Spaander, nel pittoresco villaggio costiero di Volendam, vicino ad Amsterdam, è il dipinto di un uomo sorridente con una mano sporca di tempera blu e la scritta: «Benvenuto, artista.» Fondato nel 1881 da un visionario votato all’arte, l’albergo ha ospitato per oltre un secolo centinaia di pittori e scultori, diventando un vivace centro di confronto, creazione e sperimentazione di stili e universi estetici, crocevia di vite vagabonde, radicalismi politici e passioni inquiete, angolo preservato dal clamore delle grandi capitali e protetto in un’Europa dilaniata dalle guerre. A Jan Brokken basta una visita per rimanere affascinato dalla ricchezza di storie e curiosità di questo luogo d’eccezione dell’arte moderna, che ha attirato Picasso, Kandinskij, Signac, Joseph Beuys, così come Proust che qui trovò ispirazione per un’eroina della sua Recherche. Una colonia internazionale libera e aperta dove l’americana Elizabeth Nourse e molte altre artiste, regolarmente escluse dai coevi circoli parigini, venivano accolte e trattate da pari a pari dai colleghi uomini. Con la sua capacità di rivelare gemme nascoste del Novecento europeo attraverso percorsi poetici e romanzeschi, Brokken ci accompagna alla scoperta di ciò che tanti talenti da tutto il mondo hanno inseguito e cercato di catturare sulla tela a Volendam, spesso ingaggiando sfide senza fine: la luce unica dell’Olanda, con i suoi vasti cieli mutevoli che in ogni scorcio si specchiano nell’acqua; i colori, i silenzi, i volti rosi dalla salsedine dei pescatori e la grazia di semplici gesti femminili; i riti antichi di una comunità di mare in cui sembra farsi più intensa ogni esperienza umana.
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Theodoros di Mircea Cărtărescu (Il Saggiatore, traduzione di Bruno Mazzoni).
“Theodoros” è la saga epica di un uomo che ha sfidato se stesso e Dio in nome del suo destino: comandare o morire. Il romanzo di un antieroe che, per vivere all’altezza delle proprie ambizioni, si costringe a bruciare come una cometa, dal Mediterraneo al Corno d’Africa, fino alla fine, fino al Giorno del Giudizio. Se è vero che quando si muore angeli e demoni si contendono l’anima dei defunti, per Theodoros non c’è stata battaglia più accanita. Lui che avido di gloria ha pirateggiato per il Mar Mediterraneo, conquistato le isole dell’arcipelago greco, rubato e ingannato senza mai conoscere sazietà di denaro, di cibo e di donne, come può ascendere ai cieli benedetti e varcare i cancelli del Paradiso? È tuttavia lo stesso uomo che ha riunito attorno a sé compagnie di disperati per elevarle ad alti scopi, che ha amato di un amore buono sua madre, che ha saputo sfiorare con parole tenere i cuori di Stamatina e Porumbița, e il suo spirito sin dal primo vagito è stato disposto a nobili e grandiose imprese: deve allora meritare le fiamme ardenti dell’Inferno? “Theodoros” è la storia di quest’uomo nato come Tudor, garzone adolescente in Valacchia, fattosi poi Theodoros, brigante e terrore dei mari Ionio ed Egeo, e che arriverà a incoronarsi imperatore Tewodros II di Etiopia, occupando il sacro trono che fu di Menelik. Un’ascesa al potere sanguinaria e rocambolesca che tocca tre millenni, trasportandolo dai Carpazi fino alla Dancalia. Mircea Cărtărescu racconta un’epopea che pulsa dei miti, dei testi sacri e delle leggende che hanno plasmato il nostro mondo. Un’opera totalizzante e torrenziale, che attraverso questa vita di mare, sangue, polvere e fuoco ci interroga su quale sia il prezzo da pagare per compiere il proprio fato.
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La metà della vita di Terézia Mora (Gramma, traduzione di Daria Biagi).
Muna ha diciotto anni e vive a Jüris, una piccola città della Ddr. Abita con sua madre, attrice del teatro comunale che, dopo la morte del marito, annega nell’alcol il dispiacere di vivere. Mentre sogna di raggiungere Berlino, Muna frequenta come tirocinante la redazione della “Voce del popolo”, la rivista ospitata nell’appartamento di Noah Klein. Tra i vecchi scaffali della rivista si beve vino rosso e cola, ci si rimpinza di patatine, si raccontano barzellette. Un giorno compare in redazione l’addetto alla fotografia. Magnus ha occhi azzurri e una ruga di rabbia tra le sopracciglia. È l’uomo più bello che Muna abbia mai visto. Una sera, Magnus l’accompagna in bicicletta e sale nel suo appartamento. L’indomani le dice che starà via tre settimane e scompare. Scompare per anni così come scompare la Ddr, sprofondata di colpo nel nulla, insieme con il Muro. Tra Berlino e Vienna, tra relazioni fugaci e attenzioni indesiderate, Muna conduce la sua esistenza di giovane universitaria. Finché Magnus non ricompare per diventare la sua ragione di vita e… il suo inferno. Muna naufraga nella devozione a un uomo anaffettivo, in un rapporto fatto di continui ricatti, di sottili denigrazioni, di aggressività e manipolazione psicologica. Un rapporto in cui precipita senza alcuna possibilità di liberazione. Accolto con grande favore dalla critica e dal pubblico in Germania, “La metà della vita” non racconta semplicemente la storia di un amore tossico. Muna è, nelle sue pagine, un’icona delle donne nelle quali vive “una combinazione di illusioni tranquillamente alimentate dall’egoismo e di dedizione sacrificale all’oggetto d’amore” (“Süddeutsche Zeitung”). La maestria con la quale Terézia Mora descrive l’isolamento brutale, la negazione della realtà e il coraggio con cui Muna mantiene la speranza di un amore diverso da tutti consegna alla narrativa contemporanea uno dei personaggi femminili più profondi e inquietanti degli ultimi anni.
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Il giorno dell’ape di Paul Murray (Einaudi Stile Libero, traduzione di Tommaso Pincio).
«Il passato è così, vero? Credi di essertelo lasciato alle spalle, poi un giorno entri in una stanza e lo trovi lì ad aspettarti». Un irresistibile romanzo famigliare di desideri, solitudini e macerie senza fine ma, forse, con un inizio preciso. La famiglia Barnes è nei guai. La concessionaria di Dickie sta per fallire, ma lui, invece di affrontare la situazione, trascorre le giornate costruendo un bunker a prova di apocalisse. La moglie Imelda, nel frattempo, si è messa a vendere i gioielli su eBay, la figlia adolescente Cass, ex prima della classe, sembra voler sabotare la sua carriera scolastica e PJ, il figlio dodicenne, sta allestendo un piano per scappare di casa. Che cosa è andato storto per i Barnes, al punto da mandare tutto in rovina? Al tempo stesso affresco famigliare e ritratto della contemporaneità, “Il giorno dell’ape” è un indimenticabile tour de force pieno di umorismo e calore umano.
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L’ultima sirena di Iida Turpeinen (Neri Pozza, traduzione di Nicola Rainò).
Immaginate la massa d’acqua tra Siberia e Alaska, che nel 1741 da poco si chiama Mare di Bering, e una mappa che, nella parte superiore, aspetta ancora di essere disegnata. Questa storia comincia con la spedizione russa del capitano Vitus Bering nel Grande Nord, attraverso ottomila chilometri di terra siberiana verso il mare ignoto. Dell’equipaggio è parte il naturalista-teologo tedesco Georg Wilhelm Steller che, in seguito al naufragio della nave, approda con un pugno di sopravvissuti su un’isoletta del Pacifico, dove scoprirà specie animali meravigliose, che col suo nome varcheranno i secoli. Come quell’enorme mammifero marino dagli occhi umani, sirena che salirà dagli abissi a salvare con le sue carni morbide i naufraghi dall’inedia. La ritina di Steller. Alaska 1859: in alto sulla mappa ora ci sono le macchie delle isole. Il governatore Furuhjelm deve risanare i conti della Compagnia russo-americana, che ha svuotato le terre alascane dalle foche e dalle volpi per farne pellicce. Ma il go – vernatore vuole anche arricchire la sua colle – zione zoologica, magari con la mitica creatura descritta da Steller. Anche se della gigantesca sirena pare siano rimaste solo le ossa. 1950, Isole Aspskär, Golfo di Finlandia. Il tassidermista John Grönvall, che di mestiere prepara animali per i musei, ora deve ricostruire lo scheletro di un’impressionante bestia marina, la ritina di Steller, estintasi 27 anni dopo la sua scoperta, un tristissimo primato per la zoologia, un monito per l’umanità tutta. Ne “L’ultima sirena”, il destino di questa strabiliante creatura, attraverso le vite di collezionisti ossessivi, ambientalisti entusiasti, scienziati inquieti e scienziate mai riconosciute, si fa simbolo dell’irreversibile distruzione della natura, e al tempo stesso celebra magnificamente il miracolo della vita.
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Nel corso delle sue edizioni, il Premio Strega Europeo ha saputo riconoscere e valorizzare autrici e autori che hanno profondamente influenzato la narrativa contemporanea. Basti pensare a Annie Ernaux con Gli anni (2016), Amélie Nothomb con Primo sangue (2022), Emmanuel Carrère con V13 (2023), Georgi Gospodinov con Cronorifugio (2021) e Neige Sinno con Triste Tigre (2024).
Premi come questi non sono semplici riconoscimenti: sono segnali forti, capaci di orientare il gusto dei lettori e il dibattito culturale. Hanno contribuito a fare del Premio Strega Europeo un autentico punto di riferimento per la narrativa d’autore tradotta in italiano, ma anche un’occasione preziosa di scoperta e confronto per il pubblico italiano, sempre più attento alle voci che arrivano da oltreconfine.
Premio Strega Europeo
Il Premio Strega Europeo, nato nel 2014 in occasione del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea per diffondere la conoscenza delle voci più originali e profonde della narrativa contemporanea, è promosso dalla Fondazione Maria e Goffredo Bellonci, dall’azienda Strega Alberti Benevento, in collaborazione con BPER Banca, Salone internazionale del Libro e Fondazione Circolo dei Lettori di Torino, sponsor tecnico IBS.it.