Sanditon è l’ultima opera che ci resta di Jane Austen, iniziata nel gennaio del 1817 e lasciata incompiuta meno di due mesi dopo per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute. Il manoscritto è al King’s College di Cambridge.
“L’invito fu per Miss Charlotte Heywood, una giovinetta molto simpatica di ventidue anni, la maggiore delle figlie in casa, e quella che, sotto la direzione della madre, si era dimostrata particolarmente utile e servizievole, si era occupata di più di loro e li conosceva meglio. Charlotte sarebbe andata, in eccellente stato di salute, a fare bagni e, se ci fosse riuscita, a stare meglio, a godere nel maggior numero di piaceri possibili che Sanditon avrebbe potuto offrirle grazie alla riconoscenza di coloro che l’avrebbero ospitata, e a comprare nuovi parasole, nuovi guanti e nuove spille, per le sorelle e per sé, nella biblioteca che Mr. Parker desiderava ardentemente di sovvenzionare.”
Trasformare la tranquilla cittadina di Sanditon in una stazione balneare alla moda: è questo il sogno di Mr Parker, imprenditore entusiasta e determinato.
Per ricambiare la cortesia degli Heywood che l’hanno soccorso dopo l’incidente della carrozza, il MR. Parker con l’inseparabile Mrs Parker invita la signorina Charlotte Heywood, figlia di un proprietario terriero della zona, a beneficiare della corroborante aria marina di Sanditon, farà presto la conoscenza dell’arcigna Lady Denham e di tutto il suo seguito.
Charlotte è tentata dall’idea di Mr Parker, ma al tempo stesso comprende le ragioni del padre, restio al grande cambiamento. Sidney Parker è il personaggio maschile positivo, interessato al nuovo ma senza l’eccesso caricaturale del fratello. Sarà lui l’uomo giusto per Charlotte?
In questo racconto la narrazione è incentrata su un luogo geografico, un luogo di villeggiatura dove vive la famiglia Parker, invece che sull’eroina di turno, ed intorno ad esso si svolge la trama che non si centra sulla solita storia d’amore, i personaggi sono raccontati con tanta ironia, queste caratteristiche rendono il racconto fresco e brioso, peccato che il racconto sia rimasto incompiuto, chissà quali sorprese ci avrebbe riservato la nostra Jane, sono sicura che sarebbe stato il settimo romanzo famoso della Austen.
Un gentiluomo e la sua signora, in viaggio da Tunbridge verso quella parte del Sussex che si trova fra Hastings e Eastbourne, indotti da degli affari a lasciare la strada principale e ad affrontare una stradina molto dissestata, si rovesciarono mentre risalivano a fatica un lungo pendio frammisto di rocce e sabbia. L’incidente avvenne appena oltrepassata la sola casa signorile vicina alla stradina, una casa che il cocchiere, dopo che gli era stato chiesto di prendere quella direzione, aveva ritenuto essere sicuramente la loro meta, e che aveva oltrepassato con molta riluttanza e con aria contrariata. In effetti aveva brontolato e scrollato le spalle così tante volte, e aveva compatito e frustato i suoi cavalli così aspramente, che poteva aver fatto nascere il sospetto di averli fatti rovesciare di proposito (specialmente perché non era il padrone della carrozza) se la strada non fosse indiscutibilmente diventata molto più accidentata di prima, non appena superato il luogo della suddetta casa; un chiarissimo segno premonitore del fatto che per andare oltre in modo sicuro ci sarebbero volute le ruote di un carro.
La gravità della caduta fu attutita dall’andatura lenta e dalla strettezza della stradina, e una volta che il gentiluomo fu riuscito a strisciare fuori e ad aiutare la sua compagna a uscire, nessuno dei due si sentì dapprima più che scosso e ammaccato. Ma, liberandosi, il gentiluomo si era slogato un piede, e presto cominciò a sentirne gli effetti e fu costretto a tagliar corto sia alle rimostranze verso il cocchiere che alle felicitazioni alla moglie e a se stesso, e sedette sul terrapieno, incapace di stare in piedi.
“C’è qualcosa che non va qui”, disse, mettendo una mano sulla caviglia, “Ma non preoccuparti, mia cara (alzando lo sguardo con un sorriso), lo sai, non sarebbe potuto succedere in un posto migliore. Dal male nasce un bene. Forse la cosa più desiderabile. Saremo presto soccorsi. Là, credo ci sia chi mi curerà”, indicando l’angolo di un lindo cottage, che si poteva vedere in posizione romantica in mezzo al bosco su un’altura a poca distanza. “Quello non promette di essere il posto giusto?”
La moglie sperava ardentemente che lo fosse, ma, impaurita e in ansia, non era in grado di fare o suggerire nulla, e il primo sollievo che ebbe fu quello di vedere diverse persone che venivano in loro aiuto.
Consiglio la traduzione di Giuseppe Ierolli, disponibile nel link sotto:
http://www.jausten.it/jaaosanditon.html