Cercasi amore disperatamente è un libro del genere narrativa rosa scritto da Federica Bosco e pubblicato nel 2006. Una delicata storia che parla d’amore, che racconta di Arianna, fragile, ingenua e imbranata eroina.
“Capii subito che se non fossi stata all’altezza delle aspettative non sarei mai stata degna del loro amore e poiché non sarei mai stata all’altezza delle aspettative decisi di impegnarmi con tutte le mie forze nel deluderli.
E fu un successo!”
Cercasi amore, cercasi in ogni luogo, affannosamente, disperatamente. Tra le mura di casa, tra i banchi di scuola, in un pub rumoroso, su una spiaggia assolata, in città sconosciute… Cercasi disperatamente cercasi: per Arianna è così. Lei a quell’amore non vuole rinunciare. Lei quell’amore lo vuole a dispetto di tutti: dei suoi genitori compassati, dei suoi amici un po’ suonati, dei suoi fidanzati sconclusionati, dei suoi lavori improvvisati. Arianna quell’amore lo cerca. Lontano, tra la gente, il vino, le lingue, i volti, i suoni e i rumori. Arianna ride, gioca, sogna, parla, straparla, corre, inciampa – ah, spesso inciampa! – si rialza, sorride e ricomincia.
Mi è stato regalato a Natale, sicuramente scelto per il titolo con l’intento preciso di ricordarmi il mio stato ormai prolungato di zitella. L’ho letto senza aspettarmi chissà cosa e l’ho trovato piacevole e scorrevole, nessuno si aspetti profondità o spessore, in alcuni punti risulta livemente forzato e la sfortuna e goffaggine della protagonista potrebbe risultare irritante.
Se non cambio posizione sento che le ginocchia mi si sbricioleranno, mi prude un gomito e il ferretto del reggiseno mi si sta conficcando nel cuore.
Se non fosse perché ho una pistola puntata alla tempia tutto sommato potrei star peggio.
…Qui la cosa va un po’ per le lunghe. Questi tizi non devono essere dei professionisti e poi questo buzzurro mi stringe così forte che quasi non riesco a respirare.Sono entrata qui in banca con passo sicuro e disinvolto, diretta verso il cassiere, mostrandogli tutta fiera il mio primo assegno, quando ho sentito gridare: «Fermi-tutti-questa-è-una-rapina!».
Sono scoppiata a ridere perché una frase così cretina è proprio da principianti, così il tizio più alto ha detto: «Tu che cazzo ridi, vieni qua!» … E mi ha catturata.
Ecco perché mi trovo in questa posizione da museo delle torture con la vescica che potrebbe esplodere da un momento all’altro.
Così imparo a ridere a sproposito.
Il mio primo giorno da donna economicamente indipendente potrebbe diventare l’ultimo della mia vita.. . e mi sono anche strappata le calze nuove.
Questo è quello che pensavo quella mattina.
Si dice che quando stai per morire rivedi tutta la tua vita passarti davanti agli occhi e quel giorno capii che se la mia vita fosse finita lì avrei voluto essere rimborsata …