Intervista col vampiro è il primo romanzo gotico scritto da Anne Rice che apre la saga delle Cronache dei vampiri, fu realizzato nel 1973 e pubblicato nel 1976, in Italia è stato tradotto da Margherita Bignardi.
E’ considerato un must per tutti gli amanti del genere gotico. Dimenticatevi i vampiri che vanno di moda oggi, qui parliamo di “veri” vampiri, eredi di Dracula.
L’autrice ha ricreato il mito notturno del vampiro, trasformandolo in una figura oscuramente luminosa, capace di incarnare e di raccontare i mali, le paure, le angosce di noi contemporanei.
“Mi nascosi da lei e dai sentimenti che erano scaturiti in me dalla grande e divorante paura di essere assolutamente incapace di renderla felice o di rendere felice me stesso compiacendola. Avrei dato il mondo per farla contenta. Il mondo che ora possedevamo e che appariva vuoto e eterno.”
Trama del libro “Intervista col vampiro”
Una stanza buia. Un registratore acceso. Un giornalista. E un vampiro.
Da quasi due secoli, ormai, Louis de Pointe du Lac non è più un uomo: è una creatura della notte, e ha tutta la notte a disposizione per convincere Daniel, il giornalista, che la storia che gli sta raccontando è vera. Così come è vero il suo volto, tanto pallido ed esangue da sembrare trasparente, di una bellezza soprannaturale e per sempre cristallizzata. Louis racconta di come abbia ricevuto il dono (o forse la maledizione?) della vita eterna proprio quando non desiderava altro che la morte.
È il 1791, è un’altra New Orleans, e Louis, in seguito al suicidio dell’amatissimo fratello, vorrebbe soltanto seguirne il destino. Ma la seduzione del dono oscuro è potente, specialmente se ha i modi, la voce e l’aspetto di Lestat. Sensuale e affascinante, crudele e allo stesso tempo capace di profonda commozione, Lestat ha bisogno di Louis tanto quanto Louis ha bisogno di lui.
Quando infine, dopo anni di scorribande notturne, Louis sta per decidersi ad abbandonare Lestat, questi gli fa il regalo più grande: Claudia. Una bambina di appena cinque anni, in fin di vita, che solo il dono oscuro può salvare. L”unico peccato che il sacrilego e irriverente Lestat non si può permettere: creare una vampira di soli cinque anni. Una vampira bambina, che non crescerà mai. E sarà l’inizio della fine.
“estrasse di tasca un piccolo taccuino bianco e una penna, li depose sul tavolo e toccò il tasto del registratore. Fece tornare indietro il nastro poi lo bloccò. Sentì la voce del vampiro, si sporse in avanti, ascoltando con estrema attenzione, poi schiacciò il tasto per sentire un altro punto poi ne cercò un altro ancora. Finalmente il suo viso si illuminò, le bobine giravano e la voce diceva: «Era una serata molto calda, e non appena lo vidi in St Charles Avenue, capii che stava andando in qualche posto…»”
Riservo a questo romanzo un posto particolare tra i miei preferiti, ho letto anche altre opere della Rice, ma nessuna mi ha dato le emozioni di questo libro. Un romanzo intriso di drammatica poesia, che affronta problemi sempre attuali e l’eterno dualismo bene-male.
Ciò che rende questo libro così straordinario è la profondità psicologica dei personaggi, in particolare Louis, che lotta con la sua natura vampirica e le sue profonde ambiguità morali. La prosa di Anne Rice è ricca di dettagli e descrizioni evocative, che creano un’ambientazione gotica e decadente che cattura l’immaginazione del lettore. La storia esplora temi complessi come l’eternità, la solitudine, il desiderio e l’immortalità in un modo che sfida le convenzioni del genere.
Un mondo complesso quello dei vampiri ed in questo caso i vampiri si pongono domande, si chiedono se la loro vita valga tutte le vittime che hanno mietuto, spesso non causate dall’esigenza di cibarsi ma dall’eccessiva noia e solitudine, figli di quella immortalità che diventa un limite e non più un dono, alla ricerca sempre di emozioni più forti che possano competere con quelle invidiate agli umani, talmente forti proprio per la loro precarietà, per la loro mortalità.
Un po’ lento il ritmo, ma verrete ben ripagati, in questo libro non c’è solo sangue, ma passione, amore, riflessioni sulla solitudine e su se stessi.
Insieme ai classici Dracula di Stoker e Il vampiro di Polidori, questo romanzo, se pur narrativa contemporanea, è diventato un classico del genere gotico e rientra tra la letteratura vampiresca d’eccezione, dalla sua prima pubblicazione ad oggi la saga “Cronache dei vampiri” comprende 13 libri
Cronache dei vampiri
1976 – Intervista col vampiro
1985 – Scelti dalle tenebre
1988 – La regina dei dannati
1992 – Il ladro di corpi
1995 – Memnoch il diavolo
1998 – Armand il vampiro
2000 – Merrick la strega
2001 – Il vampiro Marius
2002 – Il vampiro di Blackwood
2003 – Blood
2014 – Il principe Lestat
2016 – Prince Lestat and the Realms of Atlantis
2018 – Blood Communion: A Tale of Prince Lestat
«Capisco…» disse pensieroso il vampiro, poi attraversò lentamente la stanza fino alla finestra. Qui restò a lungo, in piedi, contro la luce fioca di Divisadero Street e i bagliori intermittenti del traffico. Adesso il ragazzo riusciva a distinguere più chiaramente l’arredamento della stanza, il tavolo rotondo di quercia, le sedie. E su una parete, un lavandino e uno specchio. Posò la cartella sul tavolo e aspettò.
«Quanto nastro hai con te?» chiese il vampiro voltandosi, così che il ragazzo ora ne poteva scorgere il profilo. «Ce n’è abbastanza per la storia di una vita?»
«Certo, se è una bella vita. A volte, quando mi va bene, intervisto anche tre o quattro persone in una notte. Ma dev’essere una bella storia. Mi pare corretto, no?»
«Molto» rispose il vampiro. «Quand’è così, desidero raccontarti la storia della mia vita. Lo desidero veramente».
«Perfetto» disse il ragazzo. Estrasse rapidamente il piccolo registratore dalla cartella e controllò cassetta e batterie. «Sono proprio impaziente di sentire che cosa glielo fa credere, perché lei…»
«No» interruppe il vampiro. «Non possiamo cominciare così. Sei pronto col tuo apparecchio?»
«Sì».
«Allora siediti. Io accendo la lampada lassù».
«Pensavo che i vampiri non amassero la luce» intervenne il ragazzo.
«Non crede che il buio aumenti l’atmosfera…» Poi si fermò. Il vampiro, con le spalle alla finestra, lo osservava. Il ragazzo non riusciva a decifrare l’espressione del suo viso: c’era qualcosa che lo inquietava in quella figura immobile. Di nuovo provò a dire qualcosa e rinunciò. Tirò un sospiro di sollievo quando il vampiro si diresse verso il tavolo e afferrò il cordone della lampada.
Di colpo la stanza fu inondata da una cruda luce gialla. Il ragazzo, levando gli occhi sul vampiro, non riuscì a trattenere un moto di stupore. Le sue dita arretrarono danzando sul tavolo fino ad artigliare il bordo. «Santo Cielo!» mormorò, poi riprese a fissarlo ammutolito.
Il vampiro era perfettamente candido e levigato, come scolpito nell’avorio, e il suo viso appariva esanime come una statua, a eccezione di quegli occhi verdi, ardenti come fiamme in un teschio, che scrutavano intensamente il ragazzo. Ma poi il vampiro sorrise con un velo di malinconia e la liscia massa bianca del suo volto si mosse ridisegnandosi con i tratti infinitamente flessibili ed essenziali di un cartone animato. «Vedi?» chiese dolcemente.
Il ragazzo rabbrividì, alzando la mano come per ripararsi da una luce violenta. Il suo sguardo scorse lentamente sulla giacca nera e impeccabile appena intravista nel bar, sulle lunghe pieghe del mantello, sulla cravatta di seta nera annodata alla gola e sul luccichio del colletto, bianco come la carne del vampiro. S’incantò a osservare la folta capigliatura corvina, le onde pettinate all’indietro sulle orecchie e i riccioli che sfioravano appena l’orlo del colletto.
«Allora, la vuoi ancora l’intervista?» domandò il vampiro.
Il ragazzo aprì la bocca prima di riuscire a emettere un suono. Annuì.
«Sì» rispose infine. Il vampiro si sedette lentamente di fronte a lui e sporgendosi in avanti gli disse in tono gentile, confidenziale: «Non aver paura. Fai partire il nastro».
Allungò un braccio verso il ragazzo. Questo fece un balzo all’indietro, mentre due rivoli di sudore gli scorrevano ai lati del viso. Il vampiro gli strinse vigorosamente una spalla. «Credimi, non ti farò del male» lo rassicurò. «Ci tengo davvero a questa occasione. È molto più importante per me di quanto tu possa credere. Voglio cominciare». Ritirò la mano e rimase immobile in attesa.
Il ragazzo si asciugò fronte e labbra col fazzoletto, balbettò che il microfono era inserito, schiacciò il tasto e annunciò che l’apparecchio era acceso.
«Lei non è stato sempre un vampiro, vero?» attaccò.
«No» rispose l’altro. «Avevo venticinque anni quando lo divenni; era il 1791».
Il ragazzo fu colpito dalla precisione della data, che ripeté prima di chiedere: «Come avvenne?»
«Ci sarebbe una risposta molto semplice. Ma non credo di aver voglia di dare risposte semplici» disse il vampiro. «Credo di voler raccontare la storia vera…»
Nel 1994 da questo libro è stato tratto l’omonimo film diretto da Neil Jordan, con Tom Cruise (Lestat), Brad Pitt (Louis), Kirsten Dunst (Claudia), Antonio Banderas (Armand) e Christian Slater (Daniel Molloy, il giornalista). Non si può rimanere indifferenti dal fascino di questo cast.
Il trailer in italiano lo trovate qui: https://www.mymovies.it/film/1994/intervistacolvampiro/trailer/
ATTENZIONE SPOILER
Intervista col vampiro, differenze tra libro e film
Premesso che il libro è molto bello ed il film non è da meno riuscendo a creare le stesse atmosfere.
L’intervista con la quale inizia il libro nel libro si svolge nel 1970, mentre nel film nel 1990.
Nel film alcuni personaggi come il Padre di Lestat e la famiglia Freniere sono totalmente assenti.
Armand, che nel film viene interpretato da Antonio Banderas, non corrisponde con la descrizione del libro.
“Ma eccolo lì, muto, oltre le tende del palco, quel vampiro dai capelli ramati, quel vampiro distaccato, fermo sul tappeto della scala, che ci guardava. In quel momento il sospetto diventò certezza: era il vampiro che m’aveva dato il biglietto d’invito per il teatro. Armand.”
Nel libro i vampiri piangono come i mortali, piangono lacrime e sangue, mentre nel film i vampiri non sono capaci di piangere.
“Mi sedetti lentamente, delicatamente, accanto a lei e le posai una mano sulla spalla: lei alzò la testa, spaventata, gli occhi spalancati, la bocca tremante; il volto era macchiato di lacrime, lacrime leggermente tinte di sangue. I suoi occhi ne erano colmi, e il lieve tocco di rosso le aveva colorato la manina. Non sembrava vederlo, esserne consapevole. Si scostò i capelli dalla fronte. Il suo corpo fu scosso allora da un lungo, basso, implorante singhiozzo.”
I sensi di colpa che prova Louis nel libro riguardano al fatto di sentirsi responsabile della morte del fratello minore, mentre nel film dopo la morte della moglie e del figlio.
“«Ci fu una tragedia…» cominciò il vampiro. «Il mio fratello minore… morì». Poi si fermò, dando modo al ragazzo di schiarirsi la voce e di asciugarsi ancora il viso col fazzoletto prima di cacciarselo in tasca quasi con impazienza.
«Non le fa male, vero?» chiese timidamente.
«Do quest’impressione?» ribatté il vampiro. «No». Scosse la testa. «Ma è una storia che ho raccontato solo a un’altra persona… e tanto tempo fa. No, non mi fa male… “
Nel libro i vampiri di giorno cadono in una specie di letargo, mentre nel film possono essere svegliati normalmente.
Nel libro Claudia fa bere a Lastat il sangue di bambino drogato con il laudano in modo da stordirlo per poterlo pugnalare, mentre nel film semplicemente quello di un morto.
“«C’è qualcosa che non va’ ansimò Lestat, spalancando gli occhi come se il solo fatto di parlare gli costasse uno sforzo colossale. Non riusciva a muoversi. Lo vedevo. Non riusciva a fare il minimo movimento. ‘Claudia!’ ansimò di nuovo, ruotando gli occhi verso di lei.
«Non ti piace il sangue dei bambini?’ gli chiese Claudia piano.
«Louis…’ mormorò Lestat, sollevando finalmente la testa solo per un attimo. Gli ricadde sul divano. ‘Louis, è… è assenzio! Troppo assenzio!’ boccheggiò. ‘Mi ha avvelenato. Mi ha avvelenato, Louis…’ Cercò di alzare una mano. M’avvicinai ancora, tra me e lui c’era il tavolo.
«Stai indietro!’ ripeté Claudia. Scivolò giù dal divano e si avvicinò a lui, scrutando il suo viso come lui aveva scrutato quello del bambino. ‘Assenzio, Padre’ confermò, ‘e laudano!’
«Demonio!… Louis… mettimi nella mia bara’. Cercò invano di alzarsi. ‘Mettimi nella mia bara!’ La sua voce era roca, si udiva a mala pena. La mano tremò, si sollevò, e ricadde.
«Ti metterò io nella tua bara, Padre’ gli disse lei come se volesse consolarlo. ‘Ti ci metterò dentro per sempre’. E da sotto i cuscini del divano estrasse un coltello da cucina.
«Claudia! Non farlo!’ le gridai. Ma lei mi fulminò con lo sguardo, con una virulenza che non avevo mai visto in lei, e mentre io restavo paralizzato, gli squarciò la gola. Lestat lanciò un urlo acuto, ma soffocato. ‘Dio!’ gridò. ‘Dio!”
Nel libro Armand è un vampiro antico, ma ci sono vampiri ancora più vecchi di lui, mentre nel film risulta il più antico.
Nel libro la descrizione dei personaggi è diversa dal fim, nel libro Lestat è biondo e Armand ha i capelli ramati, mentre nel film conosciamo bela la fisionomia di Tom Cruise e Antonio Banderas.
Il finale è leggermente diverso, ma lascio a voi la scoperta.
I cambiamenti non stravolgono la storia, non hanno nessun peso, ho amato sia il libro che il magistrale film.