L’allenatore (Bleachers) è un romanzo di John Grisham, pubblicato in Italia nel 2003, che ci porta nel cuore dell’America ma anche nel cuore delle questioni semplici ed eterne che ci riguardano tutti: l’amicizia, l’amore, il compito di diventare adulti accettando i propri limiti e imparando a perdonare e ad amare.
“Nella piazza di Messina non c’era vetrina di negozio in cui non fosse esposto un grande manifesto verde con il programma del campionato di football, come se a clienti e cittadini fosse indispensabile ricordare che gli Spartans giocavano tutti i venerdì sera”
Dopo quindici anni Neely Crenshaw torna nella sua cittadina, uguale a migliaia di altre nella profonda America. Come tanti anche lui è stato richiamato dalla notizia che Eddie Rake, il mitico allenatore della squadra di football del liceo, sta per morire. Ma chi era, veramente, Eddie Rake? Per decenni quell’uomo aveva guidato la squadra degli Spartans attraverso una serie di trionfi, riempiendo a ogni partita uno stadio di duemila posti più grande del numero degli abitanti della cittadina. E aveva conquistato tutto ciò sottoponendo i suoi ragazzi a metodi degni del più accanito sergente dei marines: maratone sotto il sole cocente in cui ci si ferma solo quando si stramazza esausti. Su e giù dalle gradinate per ore. Un allenamento duro almeno quanto gli scontri veri in partita. E poi insulti, litigi, minacce. Elogi mai.
Neely era uno di quei ragazzi. Ma a diciannove anni, quando il futuro di campione nazionale pareva a portata di mano, l’incidente a un ginocchio gli aveva tolto ogni speranza. Quello che era rimasto lo poteva contemplare ora, tornato a casa: uno stadio che ancora risuonava delle urla di quell’uomo odioso, il ricordo di un naso fratturato in un momento di rabbia, l’incitamento folle di un’intera città, una ragazza lasciata troppo presto e, ancora, l’incomprensibile, improvviso licenziamento di Eddie Rake dalla squadra. E soltanto al funerale che Neely Crenshaw scoprirà le verità che prima non aveva saputo vedere, e la lunga, coercitiva forza che quell’allenatore aveva esercitato su tutti.
“C’era football nell’aria. La sera del venerdì si avvicinava a grandi passi.
Al cancello i giocatori si scambiarono strette di mano, abbracci e le solite promesse di ritrovarsi più spesso. Qualcuno scattò qualche rapida istantanea dei superstiti delle vecchie squadre.”
Questo libro non è per tutti. Non è per gli appassionati di Grisham che vivono per il colpo di scena, temo che chi non sia addentro al gioco del football non riesca a capirci niente di questo romanzo. Buona la caratterizzazione dei personaggi ma la trama resta incomprensibile a un non addetto ai “lavori” sportivi!
MARTEDÌ
La strada per il Rake Field correva di fianco alla scuola, oltre il vecchio palco dell’orchestra e i campi da tennis, attraverso una galleria di due filari perfetti di aceri rossi e gialli piantati e pagati dai sostenitori. Poi, superando un piccolo dosso, scendeva in una spianata più in basso, sul cui asfalto potevano trovare posto un migliaio di automobili. La strada si fermava davanti a un imponente cancello in ferro battuto, sorretto da due pilastri in mattoni, che annunciava la presenza del Rake Field; al di là del cancello, un reticolato circondava il terreno consacrato. Il venerdì sera tutta la cittadinanza di Messina attendeva l’apertura, poi invadeva gli spalti, dove si litigava per i posti e si eseguivano febbrili riti prepartita. Il nero pascolo asfaltato intorno al Rake Field si affollava a dismisura ben prima del calcio d’inizio, costringendo i veicoli provenienti da fuori città a cercare posto nelle strade sterrate, nei vicoli e nelle lontane zone di parcheggio dietro la mensa della scuola e il suo campo da baseball. I tifosi ospiti avevano vita dura, a Messina, ma mai dura quanto la loro squadra.
A guidare lentamente sulla strada che portava al Rake Field c’era Neely Crenshaw, lentamente perché non vi tornava da molti anni, lentamente perché quando vide i riflettori del campo i ricordi lo travolsero, come aveva previsto. Passò sotto gli aceri rossi e gialli, splendenti nei colori dell’autunno. Nei giorni gloriosi di Neely quei tronchi erano grossi poco più di una spanna, ora i loro rami si toccavano sopra di lui e le foglie cadevano come neve a ricoprire la strada del Rake Field.
Era un tardo pomeriggio d’ottobre e un venticello da nord rinfrescava l’aria.
Neely fermò la macchina davanti al cancello e guardò il campo. Ora tutti i movimenti erano diventati lenti, tutti i pensieri gravavano saturi di suoni e immagini di un’altra vita. Quando vi giocava lui, il campo non aveva un nome, non ce n’era bisogno. Tutti a Messina lo conoscevano semplicemente come “il Campo”.
3 commenti
Recensione superficiale…ma l'avete letto il libro, almeno? Vi è venuto il dubbio che il football è solo una scusa, un filo conduttore? Il contenuto è ben altro e mi sembra di tutto rispetto
Io non ho detto che nel libro non c'è contenuto, ho solo espresso la mia opinione, adoro questo autore, ma ho fatto fatica a finire questo libro, non è brutto se lo fosse stato avrei detto è brutto, penso e confermo quello che ho già scritto, non è per tutti e chi conosce questo sport può goderne a pieno.
E’ vero che in effetti, chi non è addentro al gioco del football di liceo perde parte della metafora del volume, c’è da dire però che la parabola dell’allenatore è comunque chiarissima, anche se trovo la figura di Paul un po’ troppo chiacchierona, di quelle che sono costrette a parlare per rivelare le parti della storia che il narratore non può o non vuole narrare.