La bionda di cemento è un romanzo thriller di Michael Connelly, edito nel 1995, il terzo di una lunga serie avente come protagonista il detective Harry Bosch.
“Bosch sapeva che la speranza era la linfa del cuore. Senza quella non c’era nulla, solo oscurità.”
Lo chiamavano il Fabbricante di bambole: sceglieva le sue vittime nei quartieri malfamati di Los Angeles, le strangolava e le truccava come bambole sorridenti. Per un anno intero la Polizia gli aveva dato la caccia e, alla fine, il detective Harry Bosch se l’era trovato di fronte. E lo aveva ucciso.Quattro anni dopo, seduto al banco degli imputati, Bosch deve affrontare il processo per omicidio intentatogli dalla vedova. E mentre lui aspetta di testimoniare nei corridoi della Corte Distrettuale Federale, i suoi colleghi, seguendo le indicazioni di un biglietto rigorosamente anonimo, rinvengono il cadavere di una bionda sepolta in una colata di cemento, perfettamente truccata come le altre “bambole”.
In un alternarsi di colpi di scena, tra l’aula del tribunale e gli uffici della Polizia di Los Angeles, Connelly trascina il lettore verso un inatteso, folgorante epilogo.
Un gran bel libro, tra thriller e romanzo giudiziario, senza far mancare qualche riflessione sui valori della vita. Un libro che che ha portato la saga di Harry Bosch ai vertici, un libro che non riesci a lasciare e che non ti consente mai di sapere chi è l’assassino fino a quando non è Harry a scoprirlo.
Consiglio di leggere prima La memoria del topo, gustare a pieno tutti i riferimenti.
La casa a Silverlake era buia, con le finestre spente come gli occhi di un morto. Era un vecchio bungalow Craftsman in stile californiano, con una veranda sul davanti e due abbaini sul tetto. Non una luce brillava dietro i vetri, nemmeno sopra la porta d’ingresso. L’edificio emanava un’oscurità così totale che neanche il chiarore del lampione riusciva a scalfirla. Se anche ci fosse stato qualcuno nascosto sulla veranda, probabilmente Bosch non sarebbe riuscito a vederlo.
“Sicura che è questa?” le chiese.
“Non qui” rispose lei. “Dietro, il garage. Accosta e guarda in fondo al vialetto.”