Henry Drummond Il dono supremo è un libro pubblicato nel 1991 e poi nel 2007 da Paulo Coelho. A partire dal libro “La migliore cosa del mondo” del pastore protestante Henry Drummond, Paulo Coelho riflette sul messaggio contenuto nella prima Lettera di San Paolo ai Corinzi.
Analizza in profondità il sermone e dare il significato più vero di questo tema ed a lasciare nella mente di chi lo ascolta il seme del dono supremo: l’amore stesso. Dare un significato alla parola “amore” è complesso e semplice al tempo stesso.
“È meglio non vivere piuttosto che non amare.”
Una moltitudine di persone, assetata di saggezza e spiritualità, si raccoglie intorno a un predicatore. La parola viene data a un giovane missionario seduto fra gli ascoltatori, Henry Drummond, che ha vissuto per alcuni anni in Africa. Henry apre la Bibbia e legge la prima Lettera di San Paolo ai Corinzi.
Al centro dell’epistola è l’amore, che è superiore a tutto e non ha confronto con nessun altra facoltà dello spirito, neanche la fede, dono supremo che culmina nell’inno alla carità del capitolo tredicesimo.
Drummond esamina in modo approfondito le diverse caratteristiche dell’amore descritte nella Bibbia e mostra come queste siano fondamentali per la vita di ogni cristiano. L’autore enfatizza che l’amore deve essere la base di tutte le nostre azioni, e che solo attraverso di esso possiamo davvero comprendere la natura di Dio e la sua volontà per noi.
Una delle idee più famose del libro è la distinzione tra “amore” e “carattere”. Drummond sostiene che l’amore è il primo e il più importante dei doni spirituali, ma che il carattere deve essere sviluppato e coltivato attraverso la pratica costante. In altre parole, l’amore è il fondamento su cui costruiamo il nostro carattere.
Incipit del libro “Henry Drummond Il dono supremo”
Alla fine del secolo scorso, in un freddo pomeriggio di primavera, un gruppo di uomini e donne si riunì per ascoltare il più famoso predicatore dell’epoca.
Erano persone venute da luoghi diversi dell’Inghilterra, ansiose di udire ciò che l’uomo aveva da dire.
Ma, dopo aver trascorso otto mesi percorrendo diversi paesi del mondo in una faticosa opera di evangelizzazione, il predicatore si sentiva svuotato. Guardò la piccola platea, accennò alcune frasi e, poi… desistette. Lo Spirito di Dio non lo aveva toccato, quel pomeriggio.
Triste, non sapendo cosa fare, si rivolse a un giovane missionario che si trovava tra la piccola folla. Poiché era tornato dall’Africa da poco tempo, forse aveva qualcosa di interessante da raccontare.
Chiese dunque al giovane di sostituirlo.
Le persone radunate in quel giardino del Kent furono piuttosto deluse.Nessuno sapeva chi fosse il giovane missionario. In verità, non era neppure un missionario: aveva infatti rifiutato di essere ordinato sacerdote, giacché non era certo che quella fosse la sua vera vocazione.
Alla ricerca di una ragione di vita, alla ricerca di se stesso, il giovane aveva trascorso due anni nel cuore dell’Africa, entusiasmato dall’esempio di alcuni uomini che perseguivano un ideale.
Comunque, le persone riunite in quel giardino del Kent non gradirono quello scambio. Erano convenute lì per udire le parole di un predicatore esperto, saggio, famoso. E adesso erano costrette ad ascoltare un uomo che – proprio come loro – stava ancora lottando per trovare se stesso.Ma Henry Drummond – questo era il nome del giovane – aveva appreso qualcosa.
Henry chiese in prestito una Bibbia a uno dei presenti e lesse un brano della Prima Lettera che Paolo scrisse ai Corinzi …