Il posto che cercavo è un romanzo di Nicholas Sparks pubblicato nel 2005. Sullo sfondo della meravigliosa natura del North Carolina, un cinico giornalista di New York e una timida bibliotecaria del luogo, oltre al loro passato, si trovano inaspettatamente ad avere molto in comune.
“Jeremy arrivò nel North Carolina il martedì successivo, il giorno dopo la sua intervista per People. Era passato da poco mezzogiorno; quando aveva lasciato New York stava nevischiando, mentre lì, sotto la distesa infinita del cielo azzurro, l’inverno sembrava ancora molto lontano. Consultando la cartina che aveva acquistato all’aeroporto, aveva scoperto che Boone Creek si trovava nella contea di Pamlico, centosessanta chilometri circa a sudest di Raleigh e – se il tragitto poteva essere indicativo – a un’enorme distanza da quella che lui riteneva la civiltà.”
Jeremy Marsh è il newyorchese modello: bello, ha un appartamento a Manhattan, fa il redattore presso una nota rivista scientifica e ha una potenziale carriera televisiva all’orizzonte. Ma come la maggior parte degli uomini quasi perfetti è irrimediabilmente disilluso sull’amore, molto più prudente dedicarsi anima e corpo al lavoro. Eppure è proprio il lavoro che lo spinge verso una sperduta cittadina del North Carolina: una lettera arrivata in redazione descrive inspiegabili luci che baluginano regolarmente nei presso del piccolo cimitero locale. Per un giornalista abituato a smascherare presunti fenomeni soprannaturali è impossibile resistere al richiamo del mistero. Ad aspettarlo però non è il mistero di un fantasma, ma lo spirito dell’amore.
“Boone Creek era una cittadina che non aveva nemmeno provato ad adeguarsi alla modernità e in fondo era proprio questo a renderla tanto speciale.
Lei amava tutto di quel luogo: il profumo di resina e di mare nelle prime ore del mattino in primavera, le afose serate estive che rendevano la pelle lucida, il colore acceso delle foglie in autunno. Ma soprattutto, amava la gente e non riusciva a immaginarsi di vivere altrove. Si fidava delle persone che conosceva, parlava con loro, le piacevano”
Lexi, è una giovane, tranquilla bibliotecaria di una cittadina di provincia, lui un inquieto e scettico giornalista newyorkese, impegnato in un’inchiesta sulle strane luci notturne che brillano nell’antico cimitero del paese. Convinto che si tratti di una truffa, comincia a fare ricerche in biblioteca ed entra in confidenza con la ragazza, finché entrambi si rendono conto del sentimento che è nato tra loro. Ma sarà così forte da superare barriere apparentemente insormontabili?
1.
Seduto tra il pubblico nello studio televisivo, Jeremy Marsh non riusciva a fare a meno di sentirsi insolitamente vistoso. C’erano solo altri cinque o sei uomini in platea in quel pomeriggio di metà dicembre. Si era vestito di nero, ovviamente. E con i capelli scuri ondulati, gli occhi azzurri, appena un’ombra di barba, aveva decisamente l’aria del vero newyorkese qual era. Mentre studiava l’ospite sul palcoscenico, non mancò di lanciare un’occhiata furtiva alla bionda che si trovava tre file davanti a lui. La sua professione richiedeva spesso la capacità di fare più di una cosa nello stesso tempo.
La bionda era solo una del pubblico, ma come osservatore esperto non poté evitare di notare quanto fosse interessante con la maglietta corta aderente e i jeans a vita bassa. Da un punto di vista giornalistico, s’intende.
Si sforzò di concentrarsi nuovamente sull’ospite. Quella guida spirituale era una vera sagoma, pensò. Sotto la luce impietosa dei riflettori l’uomo aveva un aspetto emaciato, mentre affermava di udire delle voci dall’oltretomba. Era riuscito a creare un clima di falsa intimità, atteggiandosi a fratello o miglior amico di tutti, e la maggior parte dei presenti, compresa la bionda in jeans e la donna a cui si stava rivolgendo, lo fissava con espressione ammaliata, come se fosse veramente un dono dal cielo. Il che aveva senso, rifletté ancora Jeremy, dal momento che era lì che finivano immancabilmente le persone care quando se ne andavano. Gli spiriti dell’oltretomba erano sempre circonfusi da un chiarore angelico e avvolti in un’aurea di pace e serenità. Non aveva mai sentito di una guida spirituale che entrasse in contatto con quell’altro luogo più rovente. Un caro estinto non dichiarava mai di trovarsi lì ad arrostire su uno spiedo o a bollire in un calderone di olio per motore, per esempio.
Jeremy riconosceva di essere cinico. E comunque, doveva ammettere che si trattava di una trasmissione riuscita. Timothy Calusen era bravo, molto meglio degli altri ciarlatani di cui aveva scritto nel corso degli anni.