Passò il tempo e come lampo
riconosco ancor quel volto
tra mille e anche se avvampo
il mio sguardo ho già distolto.
I miei occhi su di te
dardo celere e furtivo
i tuoi occhi su di me
senza vista percepivo;
evitando di sfiorarsi
graffi all’anima di ognuno,
mentre i corpi insieme arsi
dallo scisma d’un tutt’uno.
Io con falso cavaliere
tu a danzar con la tua dama;
se la bocca può tacere
la memoria invece chiama:
sconosciuti, due stranieri
credon d’essere redenti,
pien di gioia fino a ieri
restan solo due perdenti.
Gettar cibo e avere fame
sprecar l’acqua e avere sete
son le tattiche più grame
delle anime facete.
Supporti indifferente,
soffocare ogni sussulto,
ma per essere coerente
il sorriso è ‘l mio singulto.
La mente si domanda
se fu mai vera passione
alla fine della tanda
ricomincia la finzione.
Ballare in ciò consiste:
qualcun disse e dico anch’io
il tango è pensier triste
e stasera tu eri il mio.
Monia Cannistraci
2 commenti
Curiosa questa poesia. Un semplice scambio di sguardi da lontano ed una passione che si accende e resta solo desiderio che scivola nella malinconia delle cose non accadute.
Credo proprio che tu sia riuscita ad interpretarla alla perfezione ed anche in modo poetico 🙂