Jack e Alice è un breve racconto che fa parte degli Juvenilia di Jane Austen e risale al 1790, quando la scrittrice aveva appena 15 anni. Fu pubblicato per la prima volta da solo da Donzelli in edizione illustrata, un gioiello di humour e maestria, corredato dalle illustrazioni di Andrea Joseph, perfetto contrappunto allo spirito malizioso e dissacrante della Austen.
“È rispettosamente dedicato all’Egr. Francis William Austen Guardiamarina a bordo della Nave di sua Maestà Perseverance
dalla sua devota e umile
Serva L’Autrice”
Sicuramente sarà un incontro che stupirà anche i lettori fedeli e appassionati della scrittrice inglese, perché quest’opera si presenta in maniera davvero singolare. Infatti, lo spirito che pervade il racconto è decisamente lontano dal decoro che caratterizzerà la produzione posteriore della scrittrice. Qui sembra che Jane Austen faccia la parodia di se stessa, dei personaggi e delle vicende che troveremo nei suoi capolavori futuri. In realtà Jack & Alice è una brillante satira anche di tutta un’epoca e una tradizione letteraria.
Pochi scrittori come lei hanno saputo evidenziare gli aspetti ridicoli ed effimeri del proprio secolo. Sicuramente manca in questo racconto molto dello stile che la grande scrittrice svilupperà in tempi successivi, e si percepisce una certa durezza e una semplicità di linguaggio. Eppure basta davvero poco per riconoscere le tracce di un chiaro talento che si sprigiona naturalmente dall’opera, attraverso la finezza dell’analisi psicologica dei personaggi e la penetrazione nelle più sottili sfumature dei meccanismi sociali della sua epoca .
Siamo a Pammydiddle, un piccolo paese di fantasia, la cittadina degli Imbrogli. Qui, in occasione del cinquantacinquesimo compleanno di Mister Johnson, viene organizzata una Mascherata, a cui sono invitati Figli e Amici. Si apre così una irresistibile galleria di personaggi e personificazioni dei vizi del tempo, che la Austen abbozza con uno spiccato senso dell’umorismo.
Lady Williams, vedova ancora piacente, la giovane Alice, quasi sempre alticcia e con le guance rubiconde (eccezionale la spensierata insistenza sull’abuso alcolico dei personaggi Alice, trasgressiva in una giovane autrice di fine Settecento), Lucy, destinata ad una morte precoce, Charles Adams, il giovanotto dalla bellezza abbagliante che scatenerà una caccia al marito come in Orgoglio e pregiudizio, con tanto di gallinelle che lo inseguono nella speranza di conquistarlo. La vicenda si apre con il ballo cerimoniale nel Salotto di Palazzo Johnson (e vorrei far notare che proprio la Austen usa le maiuscole, come a evidenziare che siamo di fronte ad allegorie e prototipi, sia per quanto riguarda i personaggi che i luoghi). I temi classici dei grandi romanzi di Jane Austen sono tutti contenuti in questa operetta: oltre a quelli già citati, ci sono alcune lettere, con chiara allusione a Richardson, autore di Pamela e Clarissa, due romanzi della tradizione epistolare. Troviamo poi i momenti di confidenze tra femmine, e addirittura una rarità: un colloquio tra due uomini soli, senza nemmeno un personaggio femminile (il metodo di Jane Austen fu sempre quello di non mostrare mai niente di cui non fosse a conoscenza diretta).
In questo libricino giovanile, pervaso di giocosa allegria ed evidentemente destinato a un uso privato, tutto è esagerato fino alla parodia, anche se siamo lontani dall’esagerazione deformante del grottesco, che mai caratterizzerà la scrittrice. Ubriaconi, giocatori, oziosi, occupati in feste e pettegolezzi, egoisti, invidiosi: ecco la pagliacciata di peccati e vizi che ci offre la Austen, uno spaccato sociale dell’Inghilterra di fine Settecento spassoso ma allo stesso tempo tragico.
Mr Johnson aveva un tempo circa 53 anni; dodici mesi dopo ne aveva 54, la qual cosa lo deliziava a tal punto che era deciso a festeggiare il suo prossimo Compleanno dando un Ballo in maschera per i suoi Figli e i suoi Amici. Di conseguenza il Giorno che compì 55 anni, i biglietti d’invito furono spediti a tutti i Vicini. In realtà le sue conoscenze in quella parte del Mondo non erano molto numerose, visto che consistevano solo in Lady Williams, Mr e Mrs Jones, Charles Adams e 3 Miss Simpson, che costituivano il vicinato di Pammydiddle e parteciparono al Ballo in maschera.
Prima di procedere a fornire un resoconto della Serata, sarà opportuno descrivere al lettore le persone e i Caratteri del gruppo di cui farà conoscenza.
Mr e Mrs Jones erano entrambi piuttosto alti e molto passionali, ma per altri aspetti erano Gente di buon carattere e beneducati. Charles Adams era un Giovanotto amabile, raffinato e affascinante; di una Bellezza così abbagliante che nessuno tranne le Aquile poteva guardarlo in Faccia.
Miss Simpson era una persona gradevole, nelle Maniere, e nell’Indole; una sconfinata ambizione era il suo unico difetto. La seconda sorella Sukey era Invidiosa, Astiosa, e Maligna. Fisicamente era bassa, grassa e sgradevole. Cecilia (la più giovane) era veramente bella, ma troppo leziosa per essere gradevole.
In Lady Williams coesistevano tutte le virtù. Era una vedova con un considerevole Appannaggio e i resti di un volto molto bello. Sebbene Benevola e Ingenua, era Generosa e sincera; Sebbene Pia e Buona, era Religiosa e affabile, e Sebbene Elegante e Gradevole, era Raffinata e Simpatica.
I Johnson erano una famiglia Affettuosa, e sebbene un po’ dediti alla Bottiglia e al Gioco, avevano molte buone Qualità.
Tale era il gruppo radunato nell’elegante Salotto di Johnson Court, tra cui la gradevole figura di una Sultana era la più notevole della Maschere femminili. Tra i Maschi, una Maschera che rappresentava il Sole era la più universalmente ammirata. I Raggi che dardeggiavano dai suoi Occhi erano come quelli di quel glorioso Astro, sebbene infinitamente superiori. Erano così forti che nessuno osava avventurarsi entro mezzo miglio da loro; aveva quindi a disposizione la maggior parte della Stanza, la cui dimensione non ammontava a più di 3 quarti di miglio in lunghezza e uno e mezzo in larghezza. Alla fine il Gentiluomo trovando la violenza di suoi raggi oltremodo inopportuna per gli ospiti, visto che li obbligava ad accalcarsi insieme in un angolo della stanza, chiuse gli occhi a metà, al che la Compagnia scoprì che era Charles Adams nel suo semplice Soprabito verde, senza nessuna maschera.
Quando lo stupore si fu un po’ placato, l’attenzione fu attratta da 2 Dòmini che avanzavano mostrando una tremenda Passione; erano entrambi molto alti, ma per altri aspetti sembravano avere molte buone qualità. “Quelli” disse l’arguto Charles, “quelli sono Mr e Mrs Jones” ed erano davvero loro.
Nessuno riusciva a immaginare chi fosse la Sultana! Fino a quando, dal suo rivolgersi a una bella Flora sdraiata in un atteggiamento studiato su un sofà, con un “Oh Cecilia, vorrei essere davvero quello che faccio finta di essere”, l’infallibile genio di Charles Adams scoprì che si trattava dell’elegante ma ambiziosa Caroline Simpson, e immaginò giustamente che la persona alla quale si era rivolta era la sua leggiadra ma leziosa sorella Cecilia.
La Compagnia a quel punto si avvicinò a un Tavolo da Gioco dove sedevano 3 Dòmini (ciascuno con una bottiglia in mano) intensamente impegnati; ma una donna con il costume della Virtù si dileguò con passi affrettati da quella scena scandalosa, mentre una piccola donna grassa, che rappresentava l’Invidia, si sedeva a rotazione di fronte ai 3 Giocatori. Charles Adams fu di nuovo brillante come sempre; scoprì subito che quelli al tavolo da gioco erano i 3 Johnson, l’Invidia era Sukey Simpson e la Virtù Lady Williams.
Tutti allora si tolsero le Maschere e la Compagnia si ritirò in un’altra stanza, per prendere parte a un elegante e ben organizzato Intrattenimento, dopo il quale, dato che la Bottiglia fu con graziosa vivacità fatta girare dai 3 Johnson, tutti (compresa perfino la Virtù) furono portati a casa ubriachi fradici.
Ho voluto dedicare a Jane Austen il post di oggi perché cade l’anniversario di nascita di questa meravigliosa autrice: Buon compleanno Jane Austen!
Consiglio la traduzione di Giuseppe Ierolli, disponibile nel link sotto:
http://www.jausten.it/jajuv102.html
Le delicate e irriverenti illustrazioni di Andrea Joseph
Fonte:http://www.wuz.it/recensione-libro/5336/jack-alice-jane-austen.html