Sabbia e schiuma, appartiene alla maturità letteraria del poeta e artista libanese Kahlil Gibran, pubblicato nel 1926 e si affianca, non solo per prossimità cronologica, al suo capolavoro assoluto, Il Profeta (1923). Oggi è l’anniversario di nascita di autore che amo tantissimo. Questo libro mi è stato consigliato tantissimi anni fa da una mia carissima amica alla quale sarò sempre grata. Un libro che mi ha accompagnata negli anni, letto e riletto, si vede anche dalla foto che è piuttosto deteriorato.
“Sempre camminerò per queste spiagge
tra la sabbia e la schiuma dell’onda.
L’alta marea cancellerà l’impronta
e al vento svanirà la schiuma.
Ma sempre spiaggia e mare rimarranno.”
Questa raccolta di versi, a metà tra l’aforisma e la lirica, si pone quasi come un compendio dell’intero mondo artistico e del pensiero di Gibran. Nelle immagini della sabbia e della schiuma, elementi sempre mutevoli, il poeta ci offre una rappresentazione intensa della caducità dell’uomo, ma anche della sua dinamicità e potenza creativa. Portando alle estreme conseguenze la tendenza alla frase breve e densa Gibran trova la sua forma più congeniale, quella che gli consente di rendere significativo anche il silenzio.
Lungi dall’essere un’opera marginale come spesso è stata considerata, è più vicina di quanto l’autore stesso sembri supporre a quella “parola unica” e unificante da lui così ostinatamente cercata.
Disse un filosofo a uno spazzino: «Ti compiango. Il tuo è un lavoro duro e sporco è il tuo!».
E lo spazzino disse: «Grazie, signore. Ma voi, ditemi, che lavoro fate?».
E il filosofo rispose, dicendo: «Studio la mente dell’Uomo, le sue azioni e i suoi desideri».
Allora lo spazzino riprese a ramazzare e disse, con un sorriso: «Anch’io ti compiango».