Enea, prima di raggiungere le coste italiane, approda a Cartagine dove la regina Didone lo accoglie benevolmente. Presentiamo i nostri eroi: Enea è un Pio, un devoto che non rinuncia alle proprie responsabilità, si sente un predestinato, segue il volere degli dei ciecamente e mette qualsiasi cosa al secondo posto. Lei è una donna forte, una regina, ma è rimasta vedova e fedele alla memoria del marito e giura che non si risposerà più. Cosa potrà succedere tra i due?
Durante una tempesta si rifugiano nella stessa grotta e si uniscono in amore (per volere degli dei). Ed ecco che la nostra regina, sentendo riaccendere il barlume di un sentimento, ritorna bambina come tutte noi quando la morsa dell’amore ci avvince. Eh si, davanti all’amore siamo tutte uguali. Quindi trascura tutto, si libera da ogni freno per viversi finalmente il nuovo amore.
Ma Giove ricorda ad Enea la sua missione: andare in italia per fondare la stirpe romana. Il troiano predispone la partenza senza avvertire Didone, la quale ne ha comunque il presentimento ( tipico femminile) e affronta violentemente l’amato che stava sgattaiolando via senza proferir parola. (Quanto è Pio!)
Invano lo supplica, la sua delusione è bruciante e quando la risposta di Enea non lascia dubbi sul suo proposito di partire, Didone rimprovera se stessa tremendamente, ha perso tutto: la propria credibilità nel frequentare uno straniero, il voto di castità dopo la morte del marito, la fama di buona regina. Adesso è solo una donna sciagurata che aveva la responsabilità di un popolo e invece si è data a futili passioni.
E’ furiosa, impazzita e il suo amore si trasforma in tragedia: decide infatti di uccidersi su un rogo ferendosi mortalmente con la spada avuta in dono da Enea. Nella speranza che lui possa vedere quelle fiamme e la sua morte possa perseguitarlo come una maledizione.
Quando Enea scenderà negli inferi la riconoscerà nella selva dei suicidi: l’eroe cerca invano di giustificarsi, di chiederle perdono ma la regina non risponde, lo ignora e va a raggiungere l’ombra del defunto marito. Non lo ha perdonato, lo ama/odia ancora ed è ancora straziata pur essendo nel regno dei morti, senza pace e senza perdono…per l’eternità.
Non lo ha perdonato perché in primis non ha assolto se stessa e la propria vulnerabilità. Si può condonare chi ci ha ferito profondamente? Difficile ma non impossibile! Prima di tutto impariamo a graziare noi stessi e a non avere rimpianti, dopotutto abbiamo amato.
Didone continua a disprezzarsi, a star male per essere stata così ingenua da concedere allo straniero le sue grazie. Si, il suo amore è stato denigrato e non corrisposto. Ma se fosse riuscita a perdonarsi? Ad accettare le sue debolezze? Sicuramente avrebbe trovato la pace e forse non avrebbe compiuto quell’insano gesto. Se vogliamo la nostra pace perdoniamo le nostre fragilità …..siamo umani, sbagliamo sempre e non dobbiamo temere di essere vulnerabili. Provare rabbia, dolore, senso di colpa, sofferenza, ci porta alla pazzia, alla distruzione. Il perdono invece “libera l’anima e cancella la paura”. Mandela
Monia Cannistraci
(Il mito di Enea e Didone)
2 commenti
bellissimi prof, come fa a ricordarseli tutti???
Grazie, come faccio? Ho studiato con passione, Se qualcosa ti piace tanto la ricorderai anche tu con Facilità. 😉