Nick Hornby torna, dopo quattro anni, con Tutti mi danno del bastardo, un racconto pubblicato nel 2013.
In questo nuovo lavoro l’autore si scaglia contro il gossip e “l’ossessione mediatica”.
Sembra una commedia romantica, ma Nick Hornby, l’autore di questa storia, preferisce chiamarla “a not romantic comedy”, una commedia a-romantica, sebbene gli ingredienti siano gli stessi: amore, ironia, disamore, nuovo amore.
Hornby critica la morbosa invasione della privacy come ha affermato in una recente intervista a Repubblica: “Ogni volta che prendo in mano un giornale leggo un articolo su un matrimonio finito tra due celebrità. Così ho pensato sarebbe stato interessante vedere le cose dalla prospettiva di chi si vede rovesciare in testa un sacco di spazzatura.”
Elaine Harris, stimata giornalista, ha sempre raccontato il suo matrimonio con Charlie in una rubrica, molto apprezzata dal direttore del giornale e da un vasto seguito di lettori. Nessuno, però, e men che meno il marito, si sarebbe aspettato gli articoli al veleno che Elaine inizia a scrivere appena una settimana dopo che i due hanno deciso di divorziare. Per Charlie anche solo andare in ufficio diventa un problema, visto che tutti leggono quei pezzi in cui Elaine racconta, con dovizia di particolari, le sue innumerevoli e innegabili mancanze come marito, come padre, come amante… Charlie può solo sperare che l’ex moglie si stanchi presto di pubblicare il “Bastardo!” Soltanto un autore come Nick Hornby poteva regalarci un ritratto così riuscito della fine di un amore, il racconto tragicomico, brillante e molto umano, di quanto assurdamente complicata possa diventare la relazione tra due persone.
Adoro Hornby e proprio per questo non capisco perché sprecare in poche pagine un’idea narrativa che ha il suo perché, lo so che è un racconto e non un romanzo, ma avrei voluto leggere di più, una manciata di pagine che sembrano più l’idea per una storia che una storia completa.
Elaine e Charlie avevano deciso di divorziare un lunedì mattina, tra le 9.30 e le 10.00, in un caffè vicino alla scuola dei loro figli.
«Si può sapere che cosa le hai detto? In quel caffè, intendo. Per farla arrivare al punto di volere il divorzio!» chiese a Charlie sua madre, qualche giorno dopo, quando finalmente lui trovò il coraggio di dirglielo.
«Ti faccio notare due cosette» rispose Charlie. «Primo, mi fa piacere sentire che dai per scontato che sia successo per qualcosa che ho detto io. E non per qualcosa che ha detto lei. E, secondo, il divorzio non arriva di punto in bianco. Neanche fosse la… la pallottola di un cecchino. Stai camminando per i fatti tuoi, tranquillo, trallallà, e poi BANG! Ohi, il divorzio. Le cose andavano male da parecchio tempo.»
Parecchio tempo, altroché. Anni. Al momento di quella fatale conversazione, lui viveva già fuori di casa, in un appartamento in affitto abbastanza grande per ospitare i bambini nel fine settimana, se mai fossero arrivati a quel punto; fino ad allora avevano tirato avanti passando il sabato e la domenica insieme, con Charlie che dormiva nella camera degli ospiti. (Quando si erano decisi a dire ai figli che il loro matrimonio era finito, Emily, che aveva nove anni, aveva risposto solo: «Ma va?») Per un po’ Charlie ed Elaine avevano finto – con se stessi, con i figli – che avrebbe potuto essere una situazione provvisoria, che forse esisteva un modo per tornare indietro, se avessero deciso di tornare indietro, ma è chiaro che un modo non c’era, in realtà. Eppure, nonostante quello che Charlie aveva detto a sua madre, in un certo senso era stato uno shock. Il fine settimana era stato come altri fine settimana degli ultimi mesi: difficile, freddo, separato, triste, ma niente affatto fuori dall’ordinario. Andando a piedi dal caffè verso la stazione della metropolitana, Charlie si sentiva proprio come se fosse stato colpito dal proiettile di un cecchino, posto che il proiettile di un cecchino potesse anche farti sentire alleggerito e un po’ ilare, il che a suo giudizio era opinabile. Perché quel lunedì in particolare? Esattamente una settimana dopo, quando Charlie scoprì che centinaia di migliaia di persone – quelle che ancora compravano i giornali, più Dio solo sa quante altre che non li compravano, ma comunque li leggevano – ormai lo conoscevano con il nome di Bastardo, gli fu tutto più chiaro. Qualcuno sosterrà che si arriva a un punto in cui l’intollerabile non può più essere tollerato ed Elaine, infatti, non ne poteva più: dopo gli ennesimi due giorni di algida infelicità, aveva sparato. Charlie invece credeva che l’intollerabile potesse sempre essere tollerato ancora per un po’. Era certo che Elaine avesse visto un’opportunità di avanzamento professionale e consenso pubblico, perciò quello era il momento giusto: lui doveva essere vaporizzato.