Abbandono (Il risveglio della bella addormentata), è un romanzo fantasy/erotico scritto da Anne Rice , pubblicato per la prima volta nel 1994. Secondo capitolo della Trilogia dei Sensi, conosciuta anche come la serie “Sleeping Beauty”.
Il Principe l’ha risvegliata da un lungo sonno e l’ha portata nel suo castello, dove la Principessa Bella ha conosciuto il piacere e il dolore, e ha scoperto che possono essere una cosa sola e alimentarsi reciprocamente. Ma poi l’amore per Tristano, un principe schiavo come lei, l’ha spinta a disobbedire e la punizione è stata terribile. Ammassati su un carro con altri ribelli, i due giovani sono stati trasportati al villaggio per essere venduti all’asta sulla pubblica piazza. Per loro non ci saranno più le raffinate torture della corte, ma solo la ferrea disciplina e la dura sferza di nuovi padroni, finché non impareranno la lezione e saranno pronti, forse, a tornare un giorno al castello, sottomessi com’è giusto che siano. Eppure anche al villaggio, nonostante le ripetute umiliazioni o forse proprio grazie a esse, Bella e Tristano sapranno trovare il piacere che hanno imparato a conoscere alla corte e si legheranno di un rapporto speciale ai loro nuovi, avvenenti padroni. Dimentichi di ciò che erano un tempo, i due giovani vivono nuove, esaltanti esperienze sessuali, ma un pericolo incombe e le loro esistenze stanno per essere di nuovo sconvolte…
Non farò una recensione personale del libro, visto che mi è basta la lettura del primo volime della serie, Risveglio, non ho intenzione di leggere questo.
Le recensioni che ci sono in giro sono uguali al precedente, quasi tutte molto negative, risulta assurdo, violento, sessista e volgare, sessualmente troppo spinto.
La punizione
La stella del mattino si stava spegnendo nel cielo violetto, quando l’enorme carro di legno carico di schiavi nudi attraversò lentamente il ponte levatoio del castello. I bianchi cavalli da tiro imboccarono la strada serpeggiante, mentre i soldati, in groppa ai loro destrieri, procedevano vicini alle alte ruote di legno, in modo da poter meglio colpire con le loro schioccanti corregge le gambe e le natiche nude dei principi e delle principesse schiavi e gementi.
Terrorizzati, costoro stavano ammassati sulle rozze tavole, le mani legate dietro la nuca, le bocche imbavagliate da piccoli morsi di cuoio, palpitanti i tondi seni, le natiche arrossate dai colpi.
Alcuni di loro volgevano lo sguardo, disperati, verso le alte torri del castello ancora avvolto dalle tenebre. Lassù, a quanto pareva, tutti dormivano ancora, nessuno poteva udire i gemiti di quella sventurata compagnia. Mille schiavi obbedienti erano certo immersi nel sonno, sui letti di seta della Sala degli Schiavi o nelle sontuose alcove dei padroni o delle padrone, e non si preoccupavano affatto di quegli incorreggibili che venivano portati via in quel traballante carro, alla volta del villaggio e dell’asta.
Il comandante della pattuglia sorrise tra sé vedendo la principessa Bella, la schiava preferita del principe ereditario, avvicinarsi all’alta figura muscolosa del principe Tristano. Era stata l’ultima a salire sul carro ed era davvero splendida, pensò il comandante, con quei lunghi e lisci capelli d’oro che le scendevano sulla schiena e le labbra che si protendevano a baciare Tristano, nonostante il morso di cuoio che la imbavagliava. E il comandante si chiedeva come avrebbe fatto il disobbediente Tristano – che aveva le mani saldamente legate dietro la nuca come ogni altro schiavo punito – a darle adesso sollievo.